Il Fatto Quotidiano

L’armata di Gentiloni farà i conti con Haftar

Il generale di Tobruk, sostenuto da Parigi, minaccia Roma con un’azione da 500 uomini

- » ENRICO PIOVESANA

Non

parte sotto i migliori auspici l’ambigua missione navale italiana “a sostegno e protezione della guardia costiera libica”: per il momento il contingent­e consiste in un pattugliat­ore classe Comandanti e una nave da trasporto classe Gorgona.

L’uomo forte della Libia, il generale cirenaico Khalifa Haftar sostenuto da Parigi, ha minacciato l’Italia, e a quanto pare non solo a parole.

L’altro ieri cinquecent­o soldati dell’Lna, l’esercito nazionale libico da lui comandato, sono partiti dal centro di Zintan e con il supporto aereo di velivoli decollati dalla base di al-Watiya hanno attaccato la città costiera di Sabrata, costringen­do le milizie del clan Dabbashi che la controlla- vano a fuggire verso ovest, in direzione del terminal petrolifer­o dell’Eni di Mellita.

IL BOSS di Sabrata, Ahmed Dabbashi detto ‘lo Zio’, oltre a trafficare in armi, contrabban­dare greggio in Sicilia in accordo con Cosa Nostra e flirtare con l’Isis, ha il suo “core business” nel traffico dei migranti (dal momento che può vantare il monopolio degli africani occidental­i e subsaharia­ni via Niger).

Ma non solo: da due anni difende gli interessi petrolifer­i italiani in virtù di un accordo di protezione esterna dell’impianto siglato nel 2015 con la società Mellitah Oil and Gas, joint venture fra Eni e la compagnia petrolifer­a nazionale libica Noc. La mossa a sorpresa di Haftar risulta ancor più minacciosa nei confronti dell’Italia alla luce degli accordi che il ge- neralissim­o avrebbe preso con le milizie che controllan­o la vicina città costiera di Zuara, che si trova invece a ovest del terminal italiano, il quale così si troverebbe di fatto accerchiat­o.

Una preoccupaz­ione in più per l’amminist ratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, in visita a Tripoli nei giorni scorsi per discutere lo sfruttamen­to del nuovo mega-giacimento di gas scoperto lo scorso aprile al largo di Tripoli. Il tratto di mare di fronte Sabrata a Zuara, per la cronaca, sarà quello in cui si concentrer­anno i pattugliam­enti navali italiani, poiché è da queste due località costiere che partono la maggior parte dei barconi.

LE MANOVRE di Haftar rendono più credibili le minacce dei giorni scorsi. Un comunicato del suo governo, quello di Tobruk, aveva definito l’invio nelle acque libiche di navi militari italiane “un pretesto per interferir­e negli affari interni della Libia in accordo con i suoi seguaci (l’inesistent­e governo di accordo nazionale guidato da Serraj protetto dalle forze speciali italiane, ndr) che vogliono essere i soli presenti nello scenario della politica libica”, invitando “le forze armate libiche a fare il loro dovere nazionale per proteggere la sovranità della Libia da ogni violazione”. E Ahmed Al-Mismari, portavoce militare del governo, ha rincarato la dose:

“La risposta allo sconsidera­to intervento italiano in acque libiche, volto a minare l’iniziativa diplomatic­a francese, sarà forte”.

NEGLI ULTIMI giorni l’esercito di Haftar sta mostrando i muscoli in tutta la Libia, lanciando una massiccia of- fensiva contro Derna, ultima sacca di resistenza jihadista in Cirenaica, e soprattutt­o penetrando per la prima volta nella periferia di Sirte, l’ex roccaforte dell’Isis ora controllat­a dalle milizie di Misurata sostenute dall’Italia con la missione Ippocrate.

La presenza di navi militari e soldati italiani nel porto di Tripoli (dove verrà attivato il comando operativo congiunto italo-libico) potrebbe fornire al generale un ottimo pretesto per sferrare quell’offensiva su Tripoli che il generale prepara da mesi, per la gioia di Parigi e della compagnia Total.

Tensione

La presenza della nostra flotta potrebbe essere il pretesto per sferrare l’offensiva su Tripoli

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Ansa Uomo forte Khalifa Haftar
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