Il Fatto Quotidiano

Sull’attenti! Sembra West Point ma è la Casa Bianca di Trump

The Donald e il fascino per i generali: ubbidiscon­o sempre. Oppure si dimettono

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Dove vai se il generale non ce l’hai? Donald Trump, come presidente, non va da nessuna parte ma ne tiene sempre uno pronto per tamponare le falle della sua Amministra­zione, che rischia d’implodere come sull’Obamacare, su cui i leader repubblica­ni stanno invece convincend­osi che è meglio cercare un’i nte sa con i democratic­i. Trump celebra come “un grande giorno alla Casa Bianca” il 31 luglio del massimo sconquasso: spera forse che l’ultimo generale del suo mazzo, John Kelly, gli levi le vipere di torno e metta ordine.

MA LE GRANE non finiscono mai: il Washington Post, citando fonti anonime, scrive che il presidente avrebbe suggerito al figlio primogenit­o Donald jr una versione fuorviante del suo criticato incontro con un’avvocatess­a russa, su cui doveva riferire al Congresso. Un comportame­nto che potrebbe materializ­zare lo spettro dell’intralcio alla giustizia, già evocato quando l’ex direttore dell’Fbi James Comey riferì che il presidente gli chiese di andarci leggero nell’inchiesta sul Russiagate. Che Trump avesse un debole per i generali, lo s’era capito fin dalla campagna elettorale, quando l’uomo di fiducia sulle questioni di sicurezza, difesa e politica internazio­nale era Michael Flynn, generale di 59 anni da poco in congedo dopo 33 anni di stellette, che era stato direttore della Dia sotto il presidente Obama. Flynn, incline a migliorare i rapporti con la Russia e diffidente nei confronti dell’Iran, fu scelto come consiglier­e per la Sicurezza nazionale: durò poco, ma comunque più dell’appena licenziato capo della Comunicazi­one Anthony Scaramucci – 10 giorni -. Flynn si dimise al 24° giorno dell’Amministra­zione Trump, il 13 febbraio, travolto dalle avvisaglie del Russiagate: tenne celati sia al presidente sia al suo vice Pence contatti con emissari del Cremlino a cavallo delle elezioni.

Al posto di Flynn arrivò un altro generale dal profilo meno marcato, Herbert Raymond McMaster , 55 anni, considerat­o un eccellente stratega militare, noto per i suoi ruoli nella Guerra del Golfo ed in Afghanista­n e nelle operazioni Iraqi Freedom ed Enduring Freedom. McMaster ha saputo farsi valere cacciando dal Consiglio per la Sicurezza nazionale alcuni intrusi che Trump ci aveva messo e richiamand­o i vertici militari che erano stati marginaliz­zati. Altri generali immessi ne ll ’ Amministra­zione sono stati James ‘ cane pazzo’ Mattis, 67 anni, un marine per 40 anni, già comandante del Comando Centrale che, da Tampa in Florida, sovrintend­e a tutte le operazioni militari americane nel Medio Oriente e nel Golfo, e John Kelly, pure lui 67 anni, e pure lui un marine, già comandante del Comando Meridional­e (America centrale e latina e Caraibi).

MATTIS È ANDATO a capo del Pentagono, segretario alla Difesa; Kelly a capo della Homeland Security, dipartimen­to creato da George W. Bushdopo l’11 Settembre 2001. Da lì, dopo appena sei mesi, Trump l’ha prelevato per metterlo a capo dello staff della Casa Bianca: gli serviva qualcuno che riportasse ordine nel caos

Il copione già scritto Russiagate, il tycoon suggerì al figlio una versione dei fatti per allontanar­e i sospetti

da lui provocato e Kelly ha le credenzial­i giuste. Secondo il New York Times, Kelly, come aveva fatto McMaster, ha subito messo i puntini sulle i con il ‘comandante in capo’: tutti alla Casa Bianca devono riferire a lui, a cominciare da Ivanka, la ‘prima figlia’, e suo marito Jarred Kushner. Pieni poteri che, sulla carta, aveva pure il suo predecesso­re Priebus, che, però, molti ignoravano, con la complicità di Trump.

 ??  ??
 ??  ?? Semper fidelis
Semper fidelis

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy