Il Fatto Quotidiano

Diselgate & politica, l’intreccio che fa sbandare la Germania

- » MATTIA ECCHELI

LDopo il Dieselgate, il Made in Germany dell’auto è stato colpito dal sospetto dell'esistenza di una “cupola” che avrebbe concordato soluzioni tecniche, costi e fornitori. L’ipotesi di accordi è diventata pubblica in seguito ad uno scoop dello Spiegel, secondo cui il “Club dei Cinque” (VW, Audi, Porsche, Daimler e Bmw) aveva messo in piedi sessanta gruppi di lavoro che negli ultimi cinque anni si sarebbero incontrati mille volte a Germania dell’auto sbanda e rischia di mandare fuori strada l’affidabili­tà del paese, che prospera sull’export e su ll ’ immagine di integrità morale. Ha perso credibilit­à, ma continua a guadagnare soldi, come dimostrano i dati delle ultime trimestral­i. Ad esempio Porsche, l’ultimo dei costruttor­i risucchiat­o nella spirale del dieselgate per via del software di gestione del sistema di abbattimen­to dei gas di scarico di Cayenne (21.500 modelli da richiamare). Nel primo semestre ha contabiliz­zato un Ebit di 2,1 miliardi di euro, in crescita del 16%, un fatturato di 11,8 (+8%) ed un Ros, il ritorno sulle vendite, del 18,1%.

La ricchezza della Germania ha quattro (o più) ruote. L’industria dell'auto assicura quasi 810.000 posti di lavoro. Un occupato su sette è impiegato nel comparto dell’automotive, che solo sommando i fatturati dei gruppi Volkswagen (che include Porsche, Audi, Seat, Skoda, Lamborghin­i, Bentley, Bugatti, Man, Scania e Ducati), Daimler (Mercedes e Smart) e Bmw (comprese Mini e Rolls-Royce) e quelli dei tre principali fornitori ( Bosch, Continenta­l e ZF) sfiora i 600 miliardi di euro.

MINATO dal dieselgate, il Made in Germany dell’auto è stato nuovamente colpito dal sospetto dell'esistenza di una “cupola” che avrebbe concordato soluzioni tecniche, costi e fornitori. Daimler si sarebbe segnalata alle autorità già nel 2014, mentre Volkswagen avrebbe inviato una sorta di auto denuncia un anno fa: l’ipotesi di accordi, diventata pubblica in seguito ad uno scoop del settimanal­e Spiegel, non è affatto destituita di fondamento. Il colosso di Wolfsburg ha tentato di minimizzar­e l’addebito parlando di “normalità dello scambio tecnico tra costruttor­i”. Ma per lo Spiegel il “Club dei Cinque” (VW, Audi, Porsche, Daimler e Bmw) aveva messo in piedi sessanta differenti gruppi di lavoro che solo negli ultimi cinque anni si sarebbero incontrati mille volte. Bmw è l’unico costruttor­e che ha respinto le accuse di “cartello”. Uwe Hück, ex pugile e capo del Consiglio di fabbrica di Porsche, ha tuonato contro Audi, stufo delle bugie della casa di Ingolstadt. Negli Stati Uniti ed in Canada alcuni studi legali si sono già attivati per scattare le class action.

Il dieselgate­ha colpito 11 milioni di veicoli del gruppo Volkswagen nel mondo ai quali si possono sommare i 3 milioni per i quali Daimler ha annunciato una “azione volontaria” di richiamo in Europa. La “cupola” potrebbe aver commercial­izzato complessiv­amente almeno un centinaio di milioni di mezzi. Una cifra colossale.

I cinque LA CUPOLA

La prima richiesta di risrciment­o arriva da Toronto: l’equivalent­e di 750 milioni di euro.

Il conto che rischia di venire presentato ai costruttor­i tedeschi potrebbe essere salatissim­o. L’Ufficio europeo antifrode (Olaf) guidato dal magistrato italiano Giovanni Kessler, ha chiuso l’indagine sui fondi prestati dalla Bei, la Banca Europea degli Investimen­ti, a Volkswagen. Si tratta di 400 milioni assegnati per lo sviluppo di tecnologie per migliorare il funzioname­nto dei sistemi dei gas di scarico e secondo il risultato dell'inchiesta finiti nella realizzazi­one del software che tarocca i dati. Una decina di dirigenti potrebbero venire perseguiti per frode all'Ue, mentre l'istituto potrebbe chiedere la differenza tra il tasso agevolato ottenuto dalla Bei e quello di mercato.

Gli smottament­i del sistema tedesco dell'auto rischiano di coinvolger­e la classe politica. Alexander Dobrindt, il mini-

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 ?? Ansa ?? Alla guida Angela Merkel. A destra i capi di Daimler, Dieter Zetsche, di Bmw, Harald Krueger, e di Volkswagen, Matthias Mueller
Ansa Alla guida Angela Merkel. A destra i capi di Daimler, Dieter Zetsche, di Bmw, Harald Krueger, e di Volkswagen, Matthias Mueller
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