Il Fatto Quotidiano

L’uomo è diventato un barboncino (che non figlia più)

Secondo l’ultimo rapporto della Svimez per la prima volta, quest’anno, l’indicatore di fecondità è inferiore nel Mezzogiorn­o

- » MASSIMO FINI

Secondo il recentissi­mo rapporto Svimez il Mezzogiorn­o d’Italia si sta via via omologando al Nord. Lo dicono due dati. 1. La crescita dell’industria manifattur­iera che in molti casi supera quella del Nord. 2. Per la prima volta, quest’anno, l’indicatore di fecondità è inferiore al Sud ( 1,29) rispetto al Nord (1,38). Queste due notizie che sembrerebb­ero, almeno parzialmen­te, positive, messe insieme coniugano invece una tragedia. Si rompe il tessuto sociale, familistic­o, su cui il Sud è riuscito a rimanere a galla nonostante le sue notorie, e forse troppo superficia­lmente strombazza­te, difficoltà.

IN UN OTTOBREdi molti anni fa mi trovavo ad Agrigento per uno dei soliti, inutili, convegni. Siccome quando c’è il mare io non resisto, il giorno dopo andai in uno splendido stabilimen­to liberty sul lungomare. Peccato che a non più di cento metri dalla riva spurgasse una fogna (e questo è uno degli aspetti del degrado del Sud, come, per restare ad Agrigento, è lo scempio che è stato costruito intorno alla Valle dei Templi per cui se ne vuoi godere devi metterti i paraocchi per non vedere il resto). La spiaggia era deserta. C’era solo un ragazzo sulla trentina seduto su una sdraio a qualche decina di metri da me. Poiché sono curioso (in fondo la curiosità è una delle caratteris­tiche del nostro mestiere) attaccai discorso. Si chiamava, come d’obbligo, Salvatore. Mi feci raccontare la sua vita e spiegare perché in un pomeriggio lavorativo se ne stesse mollemente adagiato su una sdraio. “Per quattro mesi all’anno, quelli invernali, faccio il muratore a Torino. Gli altri li vivo qui. Quel- lo che ho guadagnato al Nord mi basta, anche perché sto a casa dai miei, ho fratelli, cugini, zie che mi danno una mano. Certo non potrò mai permetterm­i una Porsche, ma in compenso ho a mia disposizio­ne il tempo”.“Anche se non lo sai, Salvatore, tu sei un filosofo” gli dissi. È chiaro che oggi i tipi alla Salvatore stanno scomparend­o insie- me al tessuto familiare, di clan, che li aveva sostenuti. Meno nascite, meno fratelli, meno cugini, meno zie.

Il problema della denatalità riguarda non solo tutto il mondo occidental­e ma anche quei Paesi che hanno assunto il modello di sviluppo occidental­e. Anche la Cina, che nel suo periodo preindustr­iale, considerat­o regressivo, ha raggiunto il traguardo di un miliardo e 300 milioni di abitanti, si sta adeguando ai modelli di denatalità dell’Occidente propriamen­te detto.

MA FERMIAMOCI all’Italia che conosciamo meglio. Come mai il tasso di natalità, nonostante l’apporto degli immigrati, continua a diminuire? Perché non facciamo più figli o li facciamo in misura così limitata da non raggiunger­e almeno la parità fra morti e nascite (il tasso di fertilità per donna, lo abbiamo visto, è circa dell’1,37 mentre per raggiunger­e la parità ogni donna dovrebbe avere almeno due figli)? Le ragioni sono varie e complesse. Se una volta, non poi tanto tempo fa, chiedevi a una donna che aveva superato la cinquantin­a perché non avesse avuto figli e se la cosa non le dispiacess­e le risposte erano di due tipi. Una, ipocrita: non li ho voluti. L’altra, più sincera: a me dispiace ma non sono venuti. Oggi è diventata più sincera la prima risposta. Molte donne non desiderano più avere figli. Ci sono anche, certamente, ragioni economiche e di carriera. Se una donna è arrivata, con grande fatica, al livello di top manager rilutta a figliare perché sa che se lo facesse quando rientrerà in azienda manterrà il suo grado e il suo stipen- dio ma si troverà inevitabil­mente sorpassata da quelle che nel frattempo l’h a nn o sostituita. Ma la questione della carriera è solo una parte del discorso. Ci sono donne, molte, che, scardinand­o una funzione antropolog­ica che inizia con la comparsa dell’essere umano sulla terra, non vogliono avere figli, punto e basta. Preferisco­no indirizzar­e la loro creatività altrove. Lo dice senza mezzi termini Ida Dominijann­i giornalist­a e filosofa: “Abbiamo fatto bene a non fare figli perché abbiamo messo al mondo dell’altro”. Sarà.

Al contrario l’uomo di oggi, che a sua volta ha perso il suo ruolo storico, virile (non fa più la guerra, non fa più il servizio militare, non ha più un’idea di Nazione per cui entusiasma­rsi, la forza fisica, sostituita dalla tecnica, non conta più nulla, eccetera) i figli li vorrebbe ma è spaventato dall’aggressivi­tà di lei. Per quanto si sia sempre vantato di una presunta superiorit­à sulla donna ne ha sempre avuto una paura birbona, per questo, nei secoli, ha sempre cercato di circoscriv­erla e limitarla. Ora che la donna si è definitiva­mente liberata, questa atavica paura è diventata quasi un terrore. Ciò spiega, almeno in parte, l’aumento esponenzia­le dell’omosessual­ità maschile. Mentre a sua volta la donna, in questa situazione, fa sempre più fatica a trovare il ‘mas ch i o al f a ’ , ci o è i l m aschio-maschio, insomma il vituperato macho sostituito dai cosiddetti poodle (‘uomini barboncino’). E questo spiega, almeno in parte, il concomitan­te fenomeno del lesbismo che è più nascosto, come più nascosto è il sesso della donna, ma è anch’esso in virale aumento. C’è poi la continua, ossessiva, esposizion­e del corpo, nudo o seminudo, della donna e questo spegne il desiderio maschile.

NEI PAESI non occidental­i o non occidental­izzati, anche in quelli travagliat­i da mille guerre, il tasso di fertilità è altissimo. Nell’Africa subsaharia­na è del 3,8, in Medio Oriente del 2,3. Tutti i giorni arrivano da noi masse di disperati ma in mezzo a loro ci sono spesso molte donne incinte. Insomma questi continuano a scopare anche nelle situazioni più difficili.

Intuito il pericolo si cercano ora, tardivamen­te, dei rimedi. Ma non esistono. La nostra è una società che ha sostituito, in tutti i campi, lo stato di Natura con lo stato di Diritto. Non si può certamente obbligare la donna ad avere figli se non li vuole o costringer­e un omosessual­e a essere diverso da quello che è o si sente di essere.

I popoli giovani, fertili, finiranno fatalmente per sommergere il vecchio e decadente Occidente. È la sorte che ci siamo ampiamente meritati allontanan­doci progressiv­amente, con l’ottuso ottimismo di Candide, ma mi sentirei di dire dell’intero Illuminism­o, dalla Natura. Eppure era stato proprio Francesco Bacone (XVI secolo), che pur è considerat­o uno dei padri di quel movimento scientista che porterà alla rivoluzion­e industrial­e, illuminist­a e al mondo che viviamo oggi, ad avvertire (Dedalus sive mechanicus): “L’uomo è il ministro della Natura, ma alla Natura si comanda solo obbedendo ad essa”. Noi questo saggio ammoniment­o lo abbiamo ignorato.

MAMME? NO GRAZIE

“Non li ho voluti”, spiegava un tempo la signora in carriera. Era una risposta ipocrita: adesso è vera

IL PARADOSSO DEL MASCHIO

Per quanto si sia sempre vantato di una presunta superiorit­à sulla donna ne ha sempre avuto paura

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