Così nacque ‘VOLARE’
“Complice un colpo di vento e i fogli in aria a volteggiare’
Un colpo di vento cambiò la storia del Paese. Domenico Modugno spalancò le braccia e convinse l’Italia del boom che si poteva volare. Franca Gandolfi, come nacque ‘Nel blu dipinto di blu’? C’era un amico attore, Franco Migliacci. Non aveva mai scritto un testo. Mio marito Mimmo voleva dargli una mano. Un giorno dovevamo andare al mare, però Migliacci si era ubriacato e non si presentò all’appuntamento. Restò a dormire e – raccontò in seguito – sognò un quadro di Chagall, Le Coq Rouge. Scrisse versi sul firmamento: in quel periodo tutti eravamo presi dallo Sputnik. Franco e Mimmo cominciarono a lavorare su quel pezzo, litigando. Modugno sentiva che mancava qualcosa.
Finché?
Finché, un giorno di autunno del ‘57, scoppiò un gran temporale su Roma. Mimmo suonava al piano nella nostra casa di Piazza Cardinal Consalvi, a Ponte Milvio, quando all’improvviso la finestra si spalancò e tutti i fogli volteggiarono in aria. Rapito, Mimmo prese a cantare ‘volare, oh oh’. Esultò: ‘Mancava questo!’. Fissò il momento su un registratore da due soldi: ho fatto sentire il nastro a Gianna Nannini. Metterò presto ordine su questi documenti sonori.
A Sanremo la cantò lui dopo il rifiuto di Claudio Villa e Nilla Pizzi.
Ne aveva preparata pure un’altra per il Festival, La fortuna nella bottiglia, scritta con Riccardo Pazzaglia. Grazie a Dio la scartarono, non era granché. È rimasta inedita. Con Pazzaglia però compose cose bellissime. Soprattutto ‘Meraviglioso’.
Era ispirata al film di Frank Capra, La vita è una cosa meravigliosa. È una canzone che disegna la natura di combattente di mio marito. Sosteneva che nella vita occorresse più fortuna che carattere, ma è stato sempre in trincea.
Anche dopo la malattia. L’ictus lo colpì a 56 anni. Lo portai in una clinica in Svizzera per la riabilitazione. Un giorno lo spingevo in carrozzina, davanti a noi una strada in discesa. Mi disse: ‘Buttami giù, ti prego’. Lì vicino c’era una fontanella. Mi ricordai dei nostri viaggi al nord, lui amava bere dalle fonti lungo la strada. Allora gli porsi un bicchiere d’acqua fresca, e ne fu felice. Decise in quel momento di tornare a lottare. Gli bastavano le cose semplici. Eppure cantava spesso di morte.
Aveva poco più di vent’anni e già componeva cose come ‘Sono vecchio, sono stanco, datemi un paio d’ali per volare’. Una metafora della vecchiaia. Garinei e Giovannini la usarono per Rinaldo in campo. E ‘ il vecchietto dove lo metto’? Sembrava scemotta, ma era la critica a un mondo che metteva fuori gioco gli anziani. Lo capisco ora che ho 85 anni.
‘L’uomo in frac’ descriveva il suicidio del principe Lanza di Trabia.
Mimmo non se ne capacitava. Lanza di Trabia aveva una bellissima moglie come l’attrice Olga Villi, una casa a via Sistina, un titolo nobiliare. Mi chiedono se la canzone abbia anche a che fare con le storie che la mamma raccontava a Mimmo bambino, su un fantasma in frac che si aggirava per le loro stanze. Ne era terrorizzato.
Anche con Totò parlavano di
cose malinconiche... Sempre in camerino a dialogare, ma Totò era tristissimo, aveva già preparato il proprio epitaffio. Mimmo era pazzo di ‘Malafemmena’ e Totò gli promise che avrebbero scritto una canzone insieme, ma non uscì mai fuori.
In compenso Modugno compose ‘Cosa sono le nuvole’ con testo di Pasolini. E recitò nell’omonimo episodio del film ‘Capriccio all’italiana’. Pier Paolo veniva da noi con la Vanoni. Progettava di coinvolgerli su Brecht, ma lo uccisero. Pasolini era riservato, ma dolcissimo.
Tra i vostri amici c’e ra n o poeti. A Milano frequentavamo Montale a via Bigli. Eugenio cantava la lirica. Mimmo suonava la chitarra. Con Quasimodo fu diverso: la Rai gli affidò un programma radiofonico, Salvatore accettò di scrivere due canzoni, a patto che le musiche le componesse Mimmo: ‘Mi fido solo di lui’. La fortuna per Modugno arrivò proprio dalla radio. Mio padre comandava l’aeroporto di Boccadifalco, a Palermo. Io mi arrampicavo su una magnolia e ascoltavo il canto dei carrettieri. Mi innamorai di Mimmo perché la sua voce me li ricordava. Componeva canzoni in dialetto, tra cui ‘Ninna Nanna’, che finì nel film ‘Carica Eroica’. Lo spronai a ripresentarla a un concorso radiofonico, ‘Trampolino’. Ci andò ma fece fiasco. Però alla Rai si ricordarono di lui: all’epoca lo chiamavano ‘Salvatore Modugno’ per farlo sembrare siciliano. Venne a Roma Frank Sinatra: ascoltò ‘Ninna Nanna’, la trovò bellissima. Il direttore della radio, Palmieri, chiamò Mimmo e gli chiese di darne la partitura a Frank. Mio marito lo inseguì in taxi a Fiumicino, ma Sinatra era già partito, e non la ebbe mai. Mimmo fu scritturato per un programma: doveva scriverglielo Patroni Griffi, alla fine fece da solo”.
Il 9 agosto a Polignano a Mare la settima edizione di ‘Un sogno così’, con i big italiani a omaggiare Modugno. Ricorda il concerto della riappacificazione con città nel ‘93?
Era molto stanco, ma non poteva dire di no. Fu un reciproco atto d’amore. Lo trattarono come un santo. Ma era un birbone.