3. Vitalizi: Il ddl Richetti, approvato in gran pompa alla Camera, rinviato a settembre in Senato per il no del Pd al M5s
NO ALLA CORSIA PREFERENZIALE I Cinque stelle chiedono di ridurre l’ esame in Commissione Affari costituzionali da 60 a 30 giorni. “Metodi da regime, è un bluff” risponde il capogruppo dem Zanda
L’asse già piuttosto traballante andato in scena la settimana scorsa sui vitalizi, quando Pd e 5 Stelle a Montecitorio hanno votato la legge Richetti insieme a Lega e Fdi, si è schiantato ieri in Senato con un duro scontro tra il partito di Renzi e quello di Beppe Grillo. Siamo nei giorni a ridosso della pausa estiva, che per Palazzo Madama scatterà domani fino al 12 settembre e i provvedimenti da esaminare si accavallano. C’è il bilancio del Senato, la fiducia sul ddl concorrenza e la missione in Libia.
TEMPO PER I VITALIZInon ce n’è, dice la maggioranza dem, ameno di tenere il Parlamento aperto un’altra settimana, così i grillini provano a portare il testo all’approvazione, chiedendo una corsia preferenziale. Che, tradotto, significa: 30 giorni invece di 60 per l’esame in commissione Affari costituzionali, e poi in Aula. Si sarebbe comunque andati a settembre, ma il voto a favore avrebbe avuto un importante significato politico.
Il Pd, però, ha detto no: normale iter in commissione. Con un approccio completamente diverso da quello di Montecitorio. Lì i dem hanno fatta a gara con M5S per intestarsi il prov- vedimento, qui invece nel partito di Renzi sono esplose tutte le perplessità già emerse nei giorni scorsi (l’ex tesoriere Ugo Sposetti, ma non solo). Così, al momento del voto che boccerà la procedura d’urgenza, tra Pd e grillini è scontro totale. “Chiedere la deliberazione d’urgenza è un bluff, si comincerebbe comunque a settembre”, afferma il capogruppo Luigi Zanda nel suo intervento, più volte interrotto dalle urla dei senatori pentastel- lati. “Volete apparire come i campioni dell’antipolitica, ma state usando metodi da regime. A voi interessa solo suonare la grancassa della propaganda”, aggiunge Zanda.
PER I 5 STELLE quello del Pd è un voltafaccia clamoroso. In Aula saltano fuori i cartelli: “Stop ai vitalizi subito”. “Vogliono far finire questa legge su un binario morto”. “Stanno solo prendendo in giro il Paese”. “Renzi deve ritirarsi a vita privata”, attacca il capogruppo Simone Valente. Nicola Morra e Paola Taverna si scatenano su Facebook. “Vomito Pd”, scrive la senatrice, che invita i militanti a “guardare bene i senatori Pd e a ricordarli uno per uno”.
Le perplessità dei dem a Palazzo Madama ora però rischiano di “rendere accidentato il percorso della legge, col rischio di farla finire in una palude”, spiega una senatrice di Forza Italia (partito che alla Camera è rimasto alla finestra). Il problema è di numeri. Se si sommano i voti di Pd (99 senatori), M5S (35) e Lega (12), si arriva a quota 146, ben al di sotto della maggioranza di 161. Servirebbero tutti i voti dei senatori di Mdp (astensione alla Camera) per arrivare appena a quota 162. “Da tutte le forze politiche si avverte l’esigenza di un ulteriore approfondimento. I dubbi sono ancora tanti”, osserva Doris Lo Moro (Mdp). Forse qualche voto potrebbe arrivare da Fi. Qualche altro da Gal e Autonomie. Ma poca roba. Punto interrogativo su Ap, che alla Camera ha votato contro. “Il Pd sui vitalizi qui ha un approccio molto diverso. E quando sei diviso al tuo interno, non acquisisci voti, semmai li perdi”, chiosa, con una certa saggezza, Gaetano Quagliariello.
A caccia di voti Pd, M5s e Lega arrivano a quota 146 ma per far passare il provvedimento servono 161 sì