Tra l’acqua santa e l’acqua salata, il Sud pronto a rinascere
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politica degli ultimi decenni la questione meridionale è rimasta un po’a margine. Il recupero economico degli anni 70, a seguito dell’intervento dello Stato, poi l’affermarsi delle suggestioni politiche autonomiste nel Nord e infine una crisi economica che ha colpito duramente anche le regioni e le categorie sociali che si ritenevano al riparo, hanno distolto l’attenzione dai problemi del Sud Italia, del suo sviluppo più lento, della sua pervasiva criminalità.
Ma quella meridionale resta la questione pubblica numero uno, il problema irrisolto, dell’Italia unita. In un saggio di poche pagine, Guido Pescosolido, docente di Storia moderna alla Sapienza di Roma, analizza le principali tappe della questione. Parte da una ricognizione delle cause pre unitarie delle differenze Nord-Sud e ricostruisce l’evolversi delle condizioni del Mezzogiorno, concentrandosi sul ruolo che ha svolto nello sviluppo economico e sociale del Paese.
L’autore ricorda che nel 1861, tra Nord e Sud Italia, il divario in termini di produzione e reddito era minimo, ma forte in altri aspetti della vita sociale e civile. Lo storico descrive un Mezzogiorno nello Stato unitario che, nonostante le attese deluse, rappresenta una delle storie più dinamiche e positive dell’area mediterranea e sicuramente migliore di quella che sarebbe stata se avesse continuato a svolgersi nell’isolamento: “Tra l’acqua santa e l’acqua salata”, di borbonica memoria. Ultimamente ci sono segnali di risveglio economico del Sud. E per l’autore, l’Italia ha le energie e gli strumenti per consolidarli. Fondamentale sarà fare tesoro del passato.