Pirlamento
L’ultima trovata della banda del buco per difendere le sue pensioni o vitalizi da una norma di ordinaria equità e di normale buonsenso che li equipara a quelli dei comuni mortali è il rischio di “antiparlamentarismo”. Che poi è una supercazzola per non dire fascismo. L’altroieri i 5Stelle gridavano “buffoni” ai pidini che fanno di tutto per non approvare al Senato la legge sui vitalizi da essi stessi presentata e votata alla Camera (denominata Richetti, non Di Maio, e sostenuta apertamente da Renzi). E il capogruppo Pd Luigi Zanda rispondeva che dire buffoni ai buffoni è “roba da regime”. Cioè fascismo. Ieri poi, sul Corriere, s’è prodotto sul tema il prof. Angelo Panebianco, tutto accaldato non tanto per la canicola agostana, quanto perché “il dibattito alla Camera sui vitalizi dei parlamentari si è risolto, come era prevedibile, in uno spot contro il Parlamento”... Abbiamo assistito a ‘prove tecniche di tirannia’”. Addirittura. A parte il caldo, che fa disastri anche nelle menti più raffinate, andrebbe osservato che, semmai, la bocciatura del voto urgente sui tagli ai vitalizi si è risolta in uno spot contro chi s’è opposto, visto che nessuno – a parte la maggioranza parlamentare e Panebianco – riesce comprendere perché le nostre regole pensionistiche non valgano per lorsignori. Se tutti i partiti avessero votato sì, come M5S e Lega, il Parlamento avrebbe fatto un figurone, scatenando un moto non anti, ma pro.
Panebianco però non sente ragioni, convinto com’è che “l’antiparlamentarismo è oggi molto forte nel Paese”, come “alla vigilia della marcia su Roma”. Perbacco. Purtroppo non porta alcuna pezza d’appoggio a quest’affermazione, cui verrebbe sommessamente da obiettare: ma chi te l’ha detto? Ma dove l’hai letto? Ma che stai addì? Il 4 dicembre 2016, appena otto mesi fa, gli italiani hanno partecipato in massa al referendum costituzionale per bocciare la “riforma” che prevedeva la riduzione del Senato a una cameretta a ore per consiglieri regionali e sindaci non eletti per fare i senatori, perlopiù inquisiti e a caccia di immunità. Quindi i cittadini tanto antiparlamentari non sono, se hanno votato per conservare due Camere con pieni poteri e soprattutto elette dal popolo, si spera per fare gli interessi del popolo. Naturalmente Panebianco era per il Sì, cioè per devastare il Parlamento, e ora fa pure il filoparlamentarista, mentre è molto più antiparlamentarista della maggioranza degli italiani che han votato No. Se la barba non gli obnubilasse la vista, il Prof scoprirebbe che gli italiani non ce l’hanno col Parlamento, ma con il grosso degli attuali parlamentari.
Eper
alcune ragioni piuttosto note e anche ovvie. 1) Non sono stati eletti, ma nominati dai capipartito grazie al Porcellum. 2) Oltre un terzo di essi (il computo, a ieri, era a quota 335, per un totale di 521 traslochi) ha voltato gabbana, passando a partiti diversi e spesso anche a schieramenti opposti rispetto a quelli delle ultime elezioni. 3) Oltre 100 di essi sono inquisiti, o imputati, o già condannati in via provvisoria o definitiva. 4) La stragrande maggioranza delle leggi e dei decreti che approvano quando lavorano (cioè molto di rado) o non servono a nulla, o fanno danni, o sono commissionati dalle solite lobby ( ieri il Fatto raccontava le ultime quattro: la depenalizzazione strisciante dello stalking, la melina sui vitalizi, la proroga degli appalti Consip che già l’Anac ha giudicato truccati, le marchette del decreto Concorrenza ad assicurazioni e grandi gruppi dell’energia, con rincari in bolletta incorporati). Ma queste sono schifezze del governo e della maggioranza, non dell’istituzione Parlamento, contro cui nessuno ha nulla da obiettare. Gabellare per antiparlamentarismo il generale disgusto per ciò che fa questaclasse politica è come dire che, se un film brutto o un libro orrendo non hanno successo, non è perché sono cagate pazzesche, ma perché gli italiani ce l’hanno con il Cinema e la Letteratura. Ma vallo a spiegare a Panebianco: a suo dire l’antiparlamentarismo è alimentato dal “circo mediatico-giudiziario” (qualunque cosa voglia dire) e dal “fallimento della scuola” ( in che senso? quando? dove? Boh) che seminano “ignoranza” dappertutto. Nel senso che quasi tutti si ostinano a non pensarla come Panebianco. Pensate che “una fetta molto ampia di italiani è convinta che l’Italia sia il Paese più corrotto del mondo”. Roba da matti, eh? Ora, del mondo forse no, ma d’Europa certamente sì: lo dicono tutte le statistiche sulla percezione della corruzione e dell’evasione.
Ma Panebianco non ci casca: “le sentenze danno torto a chi vede corruzione ovunque”. Gli basterebbero un paio di giorni in un tribunale a caso per scoprire che - fra prescrizioni (150mila l’anno), depenalizzazioni e cambi di leggi durante i processi- migliaia di colpevoli conclamati la fanno franca grazie a sentenze che non li dichiarano innocenti, ma impuniti o impunibili. Lui però previene l’obiezione: chi la sostiene è un “AG, azzeccagarbugli giustizialista”, cioè “esperto in cavilli legali e di sentimenti liberticidi”, mentre lui è un alfiere della “cultura liberale”. Infatti nel 2006 giustificò financo la tortura sui prigionieri in Iraq, purché commessa da militari occidentali. E ora è favorevolissimo al decreto Vaccini che obbliga -uniche al mondo- le famiglie italiane a punzonare dieci volte i loro bambini, ma non gl’insegnanti e i bidelli che potranno tranquillamente continuare a contagiarli durante le lezioni. E chi ha qualcosa da obiettare è malato di “fanatismo antiscient i fi c o ”, “fratello siamese” dell’antiparlamentarismo. Su un punto però Panebianco ha ragione: “Troppi ignoranti credono di avere diritto di parlare su cose di cui nulla sanno e capiscono”. E lui, modestamente, lo nacque.