Il Fatto Quotidiano

Carla Fendi, fine mecenate e amica fedele

Nella villa a Sabaudia a parlare d’arte o all’Opera al teatro Caio Melisso fatto restaurare da lei

- » PAOLO ISOTTA

Dal 19 giugno le sorelle Fendi sono rimaste in quattro: se n’è andata quella che del marchio di moda più sosteneva la figura pubblica, col prestigio della sua presenza e del suo mecenatism­o artistico.

CARLA, OTTANTENNE, è stata ampiamente commemorat­a; aggiungo il mio ricordo di amico privato che di moda nulla sebbene non gli sfugga che l’impresa fondata dal padre e continuata dalle cinque figlie non ha solo rilievo economico, è di quelle che onorano l’Italia nell’immagine presso l’estero. Sotto un profilo industrial­e e artistico: nell’ideare un vestito, una borsa, una valigia, una cintura, femminile come maschile – ma questo solo dai sarti, non nella confezione – agisce sovente anche un artista. Carla Fendi era famosa in tut- to il mondo ma conservava una semplicità del tratto pur circondata da uno stuolo di segretarie e “chattanti” addette stampa. Semplicità denotante signorile sprezzatur­a. Quando la sua tavola non era troppo numerosa – amo solo il petit comité – la sua conversazi­one si faceva intima. Ti guardava negli occhi – li aveva belli e intensi – e s’informava delle tue cose, della tua vita.

Era ospitale verso l’antipatico generone gravitante attorno ai concerti di Santa Cecilia ma i suoi veri amici erano quelli di una vita. Il sommo costumista Piero Tosi, uno degli uomini che hanno segnato sessant’anni di teatro e cinema italiani; il grande creatore di moda e regista e costumista Quirino Conti, col suo compagno Orlando Gentili. E proprio Quirino ha favorito la metamorfos­i del mio rapporto con Carla, da ufficiale a domestico. A Sabaudia, in una villa che mi pare fra i più begli esempi di architettu­ra privata fascista, si stava con questi amici, ai quali si aggiungeva­no Roberto D’Agostino e la moglie Anna, proprietar­i anch’essi di una bella casa al Circeo. Si parlava d’arte e si facevano pettegolez­zi divertenti. Candido Speroni, il marito, è sepolto lì: amava il Circeo ben- ché senese; era un uomo di adorabile naturalezz­a e simpatia, che non sentiva affatto la difficoltà di vivere accanto a una moglie famosa. Candido scomparve nel novembre del 2013 e, nel successivo giugno, Carla ha voluto ricordarlo al Festival di Spoleto con un concerto diretto da Riccardo Muti. Il mecenatism­o di Carla Fendi si è sublimato nel suo rapporto con la città umbra e il suo Festival. Non potrò dimenticar­e la riapertura del teatro Caio Melisso, un gioiello secentesco dalla complessa storia ch’ella fece restaurare riportando­lo al macchinari­o scenotecni­co antico. All’inaugurazi­one, nel 2012, ci fu un monologo di Peppe Barra che addirittur­a commosse per le pause stupefatte ch’egli, vestito tra Pulcinella e Pierrot, interpose nella sua recitazion­e. A latere, una mostra dedicata a Piero Tosi ribadì per tabulasla sua grandezza; a tavola l’arti- sta raccontò dell’arroganza burocratic­a di Ghiringhel­li, soprintend­ente della Scala, quand’egli fece i costumi della Sonnambula con Maria Callas.

E POI, AL CAIO MELISSO, assistemmo a quel Matrimonio segreto di Cimarosa coi costumi di Tosi, le scene e la regia di Quirino Conti: un’oasi di poesia figurativa e drammatica sposata alla musica, che resta fra i ricordi più belli della mia vita di spettatore: profession­ista, sì, ma inguaribil­e amante il bello. Quando ho lasciato il Corriere della Sera e ho quindi perduto la possibilit­à di fare favori o di nuocere, l’ottanta per cento delle mie frequentaz­ioni si è dileguato oppure è stato da me eliminato: una delle fortune della mia vita. Ma Carla fece una cena in mio onore a via Borgognona.

www.paoloisott­a.it

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Una delle cinque sorelle della casa di moda, Carla Fendi era il volto della maison
LaPresse Il volto Una delle cinque sorelle della casa di moda, Carla Fendi era il volto della maison

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