Il Fatto Quotidiano

Libia, Frattini contro Re Giorgio: “Impose lui le bombe su Gheddafi”

L’ex ministro degli Esteri: “Nel 2011 il presidente della Repubblica disse che non potevamo tirarci indietro”

- » GIANLUCA ROSELLI

“Il parere dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano contò parecchio nella scelta dell’Italia di partecipar­e alla missione in Libia, sotto l’egida dell’Onu e della Nato. In sede di Consiglio supremo di difesa, che lui stesso presiedeva come capo delle Forze armate, la sua opinione era la più importante”.

L’ex ministro degli Esteri dell’ultimo governo Berlusconi, Franco Frattini, ripercorre i giorni in cui l’esecutivo diede il via libera al ruolo attivo dell’Italia nell’attacco aereo del marzo-aprile 2011 in Libia, voluto da Francia e Inghilterr­a, che portò nei mesi successivi alla fine del regime di Gheddafi. Con un’intervista a Repubblica Napolitano ha negato di aver avuto un ruolo decisivo in quel passaggio, affermando che la decisione fu unicamente del governo. Frattini, quale fu il ruolo effettivo dell’ex presidente della Repubblica?

Lui era favorevole alla partecipaz­ione italiana e la sua opinione ebbe il suo peso nella scelta del governo e nel convincere Berlusconi, che invece era scettico, addirittur­a riluttante. In quel Consiglio supremo di difesa il capo dello Stato sottolineò che l’Italia non poteva venir meno agli impegni internazio­nali. La Nato e l’Onu avevano dato il via libera e noi non potevamo tirarci indietro.

Ci fu un asse tra Napolitano e l’allora presidente francese Sarkozy per convincere Berlusconi?

Lo escludo. Posso dirle, però, che in quei giorni ci fu una telefonata tra Obama e Napolitano in cui il presidente americano auspicò che il ruolo dell’Italia non si limitasse alla messa a disposizio­ne delle basi militari, ma occorreva un coinvolgim­ento attivo nella missione. Quando Berlusconi lo venne a sapere, s’irrigidì. E lo disse a John Kerry: ‘se gli Usa vogliono un impegno maggiore dell’Italia, Obama deve parlarne con me’. Kerry riferì alla Casa Bianca e Obama chiamò Berlusconi.

Perché il premier italiano era scettico?

In primo luogo per l’amicizia con Gheddafi, che prese anche la forma di un trattato tra Italia e Libia. Poi era convinto che un attacco potesse peggiorare la situazione: temeva un aumento del terrorismo e dei flussi migratori verso l’Italia. Come poi è stato.

Chi altro nel governo era contrario?

La Lega, con Roberto Maroni, sempre per il timore di una nuova e incontroll­ata ondata migratoria. Napolitano ha confermato che la decisione fu presa in un vertice informale al Teatro dell’Opera di Roma… Io non c’ero, ma so che in quell’occasione Napolitano si confrontò con Berlusconi, Gianni Letta e il ministro della Difesa, La Russa. Poi arrivò la decisione ufficiale.

Berlusconi era scettico e si irrigidì con gli americani che facevano pressioni, poi ricevette una telefonata di Obama

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Mannelli
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Ansa Altri tempi L’ex ministro degli Esteri Franco Frattini
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