Haftar&Gheddafi: i gemelli diversi che avvisano l’Italia
Libia, il generale manda segnali per dimostrare che il premier Sarraj non conta nulla, il figlio del Colonnello cerca visibilità: “Roma fascista”
Mezza Libia, e forse più, quelle navi italiane nelle proprie acque territoriali non le vuole proprio. Che sia per calcolo o per ripicca, piovono minacce sulla missione chiesta all’Italia, tra dubbi e ripensamenti, dal premier Sarraj. Protagonisti delle scaramucce verbali delle ultime 48 ore sono due personaggi di peso diverso: uno è il generale Haftar, un passato da uomo della Cia e un presente fatto di buoni rapporti con l’Egitto di al-Sisi e la Russia di Putin, oltre che con la Francia di Macron; l’altro è un figlio di Gheddafi, appena uscito di prigione e già capopopolo, Saif al Islam (la spada dell’Islam) Gheddafi.
RISPETTO alla Francia, che l’ha apparentemente scavalcata nella mediazione diplomatica in Libia, l’Italia sconta un maggior sbilanciamento delle sue posizioni a favore di Sarraj, premier scelto dalla comunità internazionale, e una certa lontananza dall’Autorità di Tobruk, il cui Parlamento è il frutto delle ultime elezioni libiche e il cui uomo forte è Haftar; minando l’iniziativa di Sarraj, dimostrerebbe di avere il controllo del territorio – almeno della Cirenaica - e della parte più efficiente delle forze armate. Il parlamento italiano aveva appena dato via libera alla missione di supporto na- vale in acque libiche, la cui logica resta fumosa, al di là dell’obiettivo di contrasto ai trafficanti di esseri umani, che l’Assemblea di Tobruk esprimeva una forte opposizione e anticipava una richiesta di mediazione dell’Onu, perché la presenza di navi straniere nelle acque territoriali “sarebbe una violazione della sovranità del Paese”.
Paradossale: il governo non riconosciuto dall’Onu sollecita la mediazione dell’Onu contro un accordo fatto dal premier insediato dall’Onu. Ma – anche – questa è la Libia. La sortita del Parlamento di Tobruk era seguita dall’esplicita minaccia del generale Haftar, pronto ad ordinare alle sue forze di bombardare le navi italiane impegnate nella missione ed entrate nelle acque territoriali. L’informazione va presa con cautela, perché si basa solo su un tweet di al Arabiya. Il ministro dell’Interno Minniti, o il presidente della Commissione Difesa del Senato, Latorre, riconoscono che “la missione italiana in Libia deve fare i conti con una situazione estremamente complessa”.
IL NERVOSISMO nel Mediterraneo è confermato dall’incidente di pesca tra Tunisia e Libia: due pescherecci di Mazara del Vallo, l’Aliseo e l’Anna Madre, sono stati attaccati da un’imbarcazione doganale tunisina, al largo di Zarsis, in acque internazionali. Il vescovo di Mazara, Mogavero: “Episodi come questo dimostrano che il Mediterraneo non è più un mare sicuro”. Se le minacce di Haftar suonano concrete, le parole del figlio di Gheddafi suonano farneticazione: Saif al Islam dice che l’Italia ha “nostalgia del colonialismo fascista, quando le spiagge di Tripoli erano colonie di Roma”. Citato in modo indiretto da Lybia 24, la ‘spada dell’Islam’ afferma che “i politici italiani hanno rovinato le relazioni bilaterali” nel 2011 e che ora stanno ripetendo l’errore “con l’invio di navi, provocando i risentimenti del popolo in armi per i loro comportamenti irresponsabili”. Saif al Islam è da poco uscito dal carcere di Zintan e s’ignora dove sia: potrebbe trovarsi a Bayda, nell'Est del Paese, nell’area cioè controllata dalle forze di Haftar.
DOMENICO MOGAVERO VESCOVO DI MAZARA
Episodi come quello successo ai due pescherecci siciliani danno contezza che il Mediterraneo non è più un mare sicuro
La presenza di navi militari straniere nelle acque territoriali libiche sarebbe una violazione della sovranità del Paese PARLAMENTO DI TOBRUK
L’Italia ha nostalgia della colonia libica, i politici ripetono l’errore del 2011: con l’invio di navi provocano risentimento SAIF GHEDDAFI