Caos stipendi&mutui Raggi denuncia l’ente previdenziale
L’esposto L’Ipa, cassa dei dipendenti del Comune, commissariata due mesi fa: diversi impiegati sono indebitati per migliaia di euro
Troppi prestiti, che in alcuni casi arrivano anche ad azzerare le buste paga dei lavoratori e uno squilibrio nella contabilità dell’assistenza medica. Un pantano che si somma a stipendi gonfiati, bonus ai dirigenti e ad un assetto statutario tutto da rivedere, questioni già emerse negli scorsi anni. Ieri Virginia Raggi ha consegnato un esposto in procura sui conti dell’Ipa, l’ente previdenziale che si occupa di circa 30 mila persone tra dipendenti del Comune e parenti. La sindaca ha avuto un colloquio di circa un’ora con il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e con il procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli.
CON LEI ERA PRESENTE anche Gabriella Acerbi, la dirigente che ha preso il posto di Raffaele Marra, ora ai domiciliari per corruzione, a capo del personale. La Acerbi è divenuta nota alle cronache dopo che nei mesi scorsi dalle carte dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” vennero pubblicate le considerazioni che faceva su di lei Salvatore Buzzi, ora condannato per associazione a delinquere semplice a 19 anni di reclusione.
All’epoca la dirigente era alla guida del V Dipartimento, secondo la procura, Buzzi non la vedeva di buon occhio al punto da volerla sostituire: “Basta che se ne va questa, non te riceve, non te parla... e che cazzo, no”, diceva in alcune conversazioni intercettate.
Ieri la Raggi ha portato un esposto in procura “relativo a ipotetici episodi di irregolarità e anomalie delle passate gestioni” dell’Ipa. L’ente è stato commissariato a fine maggio: la sindaca ha sciolto il Consiglio di amministrazione e nominato un nuovo commissario. Proprio due giorni fa, il Tar le ha dato ragione, ritenendo questa nomina legittima. Adesso sarà la procura di Roma a verificare se e quali irregolarità sono state perpetuate negli anni nell’ente.
Tra le carte consegnate, materiale sulle presunte irregolarità nei prestiti erogati dalla cassa mutua. Ipa infatti finanzia i suoi iscritti fino a 20.500 euro, eppure al momento le buste paga di alcuni iscritti sono scese a 0 euro o poco sopra i 300 euro. In alcuni casi, l’ente avrebbe agito come surrogato delle banche con le finanziarie cumulando più linee di credito ad un singolo iscritto. Con la beffa che su 30 mila utenti della cassa solo 10 mila sarebbero attivi, con gli altri che di fatto si ritrovano ad essere soprattutto dei finanziatori.
Già con Gianni Alemanno in Campidoglio, nel 2012, era arrivato un primo intervento per modi- ficare lo Statuto dell’Ipa e frenare la deriva contabile. A settembre scorso invece la Cassazione ha confermato l’operato della Corte dei Conti, che ha stimato un danno erariale di 2,9 milioni di euro a carico delle casse dell’ente, che sarebbe stato generato da parte del management in carica “dal 2002 in poi”. Per i giudici contabili sarebbero state liquidate somme illecite “per aggiornamento professionale e raggiungimento di obiettivi” oppure “aggiuntive ai compensi percepiti per la carica e le funzioni svolte” in assenza “di qualsiasi previsione normativa”. Un comportamento che avrebbe causato la distrazione di “ingenti somme che andavano, invece, destinate ai fini istituzionali di assistenza e previdenza” dei dipendenti capitolini. Risorse sottratte a borse di studio e centri estivi per i figli dei dipendenti, convenzioni mediche e programmi vacanze a costo agevolato.
A FAVORIRE le spese fuori controllo l’insolito assetto societario dell’istituto previdenziale, che risultava autonomo dall’ente che lo aveva creato e per i cui dipendenti svolge le sue prestazioni. Non a caso nell’ordinanza di commissariamento la sindaca ricorda che “la configurazione giuridica dell’istituto non è conforme alle previsioni dell’orientamento giuridico”, col Campidoglio chiamato ad assumere un “potere di direzione” dato che l’Ipa non può autorganizzarsi.
Eppure, nonostante il faro dell’autorità giudiziaria già acceso da tempo, ancora a febbraio 2016 il Consiglio di Amministrazione dell’ente ha deliberato un aumento del capitolo di bilancio dedicato alla previsione di spesa in favore del Cda e del Collegio dei Revisori dei Conti, portandolo da 180 mila a 202 mila euro annui.
In procura da Pignatone Virginia dai magistrati assieme ad Acerbi, dirigente invisa a Buzzi, ora al posto di Marra