La pagella dell’Italia sui grandi progetti: scarsi in costi-benefici e impatto ambientale
Infrastrutture al palo Speso il 20% delle risorse finanziarie disponibili nel periodo 2007 -13
Per la realizzazione delle infrastrutture pubbliche l’Italia è ancora il paese delle grandi incompiute, delle false partenze e dei finanziamenti, europei e nazionali, inutilizzati. Secondo l’analisi dell’Uvi sugli effetti della legislazione nel settore, malgrado nel nostro Paese si discuta da anni sul ruolo dell’analisi e della valutazione economica degli investimenti pubblici l’esperienza dei “Grandi Progetti” presentati nel periodo di programmazione 2007- 2013 ha dimostrato molte criticità.
LA COMMISSIONE europea ha rilevato che il 90% aveva un’insufficiente analisi costi-benefici, il 70% problemi sulla valutazione del mercato interno o nell’impianto progettuale, il 50% lacune nella valutazione ambientale. La prima legge a occuparsi di valutazione, la 144/1999, è rimasta in gran parte inattuata, come il decreto legislativo 228 del 2011, che ha obbligato tutte le amministrazioni centrali adotarsi di linee guida settoriali e di un documento pluriennale di pianificazione degli interventi proprio per o- rientare meglio la spesa pubblica. Ora il nuovo Codice degli appalti, approvato con un decreto legislativo del 2016, punta su un nuovo strumento, il “progetto di fattibilità tecnica ed economica”, cioè l’analisi dei fabbisogni come parametro di partenza per decidere la realizzabilità e l’utilità di un’opera pubblica.
Il passato, però, non è brillantissimo. In base alle informazio- ni disponibili alla data di chiusura del ciclo settennale, le Regioni italiane e le amministrazioni centrali dello Stato hanno programmato 95 grandi progetti, di cui 73 sono stati notificati alla Commissione europea (il 77%), e 21 sono stati successivamente sospesi.
I PROGETTI approvati dalla Commissione, e dunque ammessi ai Fondi di sviluppo e investimento europei, sono 57, pari al 60% di quelli programmati, con un valore complessivo di oltre 17 miliardi di euro (circa il 20% delle risorse finanziarie disponibili nel periodo 2007 - 13 e il 35% del Fondi europei, incluso il cofinanziamento nazionale). Per alcuni però il costo non risulta quantificato.
Dall’analisi dei progetti è emersa soprattutto la difficoltà, da parte delle amministrazioni ad avviare e a concludere in tempi relativamente brevi l’iter istruttorio necessario per ottenere il via libera della Commissione sull’ammissibilità al contributo finanziario. I progetti ritirati dalla programmazione economica, spiegano i tecnici del Senato, si caratterizzano per un’insufficiente documentazione progettuale e una lacunosa definizione degli aspetti
Ritardi e lacune Difficile per le amministrazioni locali rispettare i tempi e definire aspetti tecnici e procedurali
tecnici, amministrativi e procedurali.
Tanto per avere un termine di paragone i programmi dell’Est Europa che hanno usufruito del supporto Ue alla progettazione e all’analisi indipendente della qualità, nello scambio di informazioni e delle “best practice” sono stati approvati quasi al 90%. E pure gli interventi di riqualificazione urbana in Sardegna, Sicilia e Campania che hanno avuto il supporto del programma Jessica ( Sostegno europeo congiunto per investimenti sostenibili nelle aree urbane) nel periodo hanno portato l’Italia a essere il primo Paese per migliore tasso di successo delle iniziative e per attrazione di risorse finanziarie complessive.
PER GLI ESPERTI d el l ’ Uvi il processo di realizzazione delle opere pubbliche in Italia può essere migliorato anche prendendo in considerazione i metodi e gli strumenti utilizzati con successo in altre esperienze. Francia, Germania, Regno Unito, Olanda e Svezia utilizzano ampiamente le linee guida della Commissione per la valutazione tecnico- economica della pre-fattibilità degli investimenti. Questi paesi dispongono di linee guida pubblicamente consultabili e nella maggioranza dei casi forniscono i valori base da usare.