Fiscal compact, la diatriba inutile: il rigore sui conti resta
Ossessioni Renzi e M5s vogliono bloccare l’ingresso dell’accordo 2012 nei trattati Ue. L’Authority sul bilancio: “Non avrebbe effetti”
Per altre vie Quasi tutti gli obblighi sono stati già recepiti con regolamenti votati a maggioranza
Rassegnamoci: di Fiscal Compact si parla e si parlerà fino alle elezioni. Ancora due giorni fa sia l’ex premier Matteo Renzi (per criticarlo) sia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan (per dire che l’Europa deve guardare avanti) sono intervenuti sulla possibile revisione del trattato tra governi ratificato anche dall’Italia nel 2012. Eppure questo dibattito è completamente privo di conseguenze concrete, come certifica un documento di quattro pagine prodotto ieri dall’Ufficio parlamentare di bilancio, autorità indipendente introdotta proprio con il Fiscal Compact per dare pareri documentati e immuni dalle polemiche politiche sui conti pubblici.
IL FISCAL COMPACT è stato ispirato dalla Germania che, all’apice della crisi dei debiti sovrani e dello spread, non si fidava della capacità della Commissione europea di far rispettare gli impegni di bilancio dei Paesi dell’Ue. Prevede, tra l’altro, di introdurre nelle legislazioni nazionali la regola del pareggio di bilancio strutturale (cioè al netto degli effetti della congiuntura). L’Italia, nel 2012, ha scelto di modificare addirittura l’articolo 81 della Costituzione per recepire la regola. Erano gli anni della grande sfiducia dei mercati sulla capa- cità dei Paesi mediterranei di sostenere il proprio debito e quindi adottare regole molto severe era un segnale di buona volontà da dare agli investitori.
L’articolo 16 del Fiscal Compact è quello che ha animato l’attuale dibattito. Prevede che entro cinque anni, quindi entro fine del 2017, “sulla base di una valutazione dell’esperienza mat ur a ta ” vanno adottate “le misure necessarie per incor- porare il contenuto del presente trattato nell’o rd in amento giuridico dell’U e”. Secondo i critici, quindi, abbiamo l’ultima occasione per evitare di essere ingabbiati a vita nel rigore contabile tedesco. Renzi, ma anche i Cinque Stelle, considerano la battaglia fondamentale. L’Ufficio parlamentare di bilancio ( Upb) ricorda però che quella “clausola rendez-vous” fu inserita non per stringere il cappio del Fiscal Compact ma, al contrario, perché le istituzioni europee volevano la possibilità di poter intervenire in un processo decisionale da cui erano state escluse in favore di una logica inter-governativa, in pratica “mirava a circoscrivere temporalmente il vulnus inferto alla prassi decisionale dell’Unione”.
IL DIBATTITO ACCESOall’ita-
liana trascura poi due dettagli cruciali segnalati dell’Upb. Primo: il Fiscal Compact può entrare nella legislazione comunitaria anche senza passare dai trattati, bastano regolamenti (direttamente vincolanti per gli Stati), che vengono approvati da Europarlamento e Consiglio ma a maggioranza. Quindi senza che il singolo Paese abbia diritto di veto. Secondo dettaglio: l’articolo 16 del Fiscal Compact prevede l’obbligo di inserimento nella legislazione comunitaria ma nessuna sanzione se questo non avviene. Quindi, in assenza di sviluppi, si continuerà con la situazione attuale.
Quello che più conta, però, è che l’ingresso del Fiscal Compact nei trattati europei non produrrebbe alcun risultato significativo. Perché, spiega l’Upb, “a eccezione di alcune limitate disposizioni, il set di regole di bilancio contenute nel trattato risulta già incorporato nell’ordinamento della Ue”. Due delle prescrizioni più pesanti del Fiscal Compact sono già imposte da regolamenti e direttive approvati nel 2011 e 2013 (Six Pack e Two Pack). Le uniche differenze riguardano il limite al deficit strutturale per i Paesi che non sono sotto procedura di infrazione (nelle regole europee è 1 per cento, nel Fiscal Compact 0,5) e meccanismo correttivo automatico per rientrare dagli squilibri sul deficit (ma i Paesi lo hanno comunque già introdotto nelle legislazioni nazionali).
Il dibattito sull’i ngr es so del Fiscal Compact nei trattati Ue quindi non ha alcuna rilevanza. Ma state pur certi che continuerà a lungo.
Cos’è
Il Fiscal Compact è un trattato tra governi, parallelo all’ordinamento comunitario. L'accordo prevede per i Paesi contraenti diversi vincoli tra cui l'obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio: in Italia è stato inserito nella Costituzione nell'aprile del 2012, ma le sue disposizioni hanno avuto effetto a partire dal 2014. Il pareggio non è mai stato raggiunto