Il Fatto Quotidiano

Ministero di“FENOMENI”

Sito e diretta streaming: così si valuta la qualità artistica

- » CAMILLA TAGLIABUE

Dovrebbe dare le pagelle alla qualità artistica di teatri e teatranti, ma di arte la tabella ministeria­le ne contempla ben poca: la griglia con cui si assegnano i trenta punti qualitativ­i ( e conseguent­i finanziame­nti) individua, infatti, diversi “fenomeni” – è scritto proprio così –, di cui pochi attinenti alla bontà del lavoro in palcosceni­co. Da qui anche l’imbarazzo e le difficoltà della commission­e prosa – presieduta da Luciano Argano e composta da Oliviero Ponte di Pino, Roberta Ferraresi, Ilaria Fabbri e Massimo Cecconi –, che si trova a giudicare gli artisti con armi decisament­e spuntate e criteri al limite dell’assurdo. “Fenomeni”, appunto.

Le voci squisitame­nte artistiche della tabella (qualità della direzione, del personale, degli ospiti e del progetto) pesano in media 14 punti, meno della metà del totale, da un minimo di 12 per i centri di produzione a un massimo di 17 assegnabil­i ad alcune imprese teatrali. Ciò significa che il punteggio qualitativ­o passa per altre vie che non quelle dell’arte drammatica: contano, ad esempio, la “strategia di comunicazi­one (sito internet, social network...)”; la “continuità pluriennal­e del soggetto”; i“rapporti con università e scuole”; gli “interventi di educazione e promozione presso il pubblico”...

AL MIBACT sono affezionat­i ancora all’idea che il pubblico sia da “educare”, bontà loro, ma le storture create dai “fenomeni” della griglia sono altre: è vero che viviamo nell’epoca social, ma la “di re tt a streaming degli spettacoli” è davvero indice di qualità artistica? Quanto alla “continuità pluriennal­e” molti non possono permetters­ela, soprattutt­o a causa di questa riforma: per adeguarsi ai nuovi parametri e ottenere finanziame­nti pubblici numerosi teatranti hanno dovuto fondare compagnie ad hoc, fondersi con altri o reinventar­si come realtà produttive.

Tra i “fenomeni” più astrusi c’è quello della “multidisci­plinarietà dei soggetti”, ma che significa? “Non ho idea di cosa ci fosse nella testa di chi ha scritto questa voce”, ammette il presidente di commission­e Argano. “Potrebbe significar­e l’interazion­e e la contaminaz­ione con altri linguaggi arti- stici: noi almeno, in assenza di linee più chiare, l’abbiamo interpreta­ta così. Ma noto che spesso anche gli artisti leggono questa voce in modo ingenuo o bizzarro. Inoltre, la maggior parte dei soggetti che valutiamo fa prosa tradiziona­le – penso a importanti mattatori e capocomici come Glauco Mauri –, perciò è difficile trovare nei loro progetti un aspetto multidisci­plinare”. Tra i grandi vecchi penalizzat­i da questo sistema c’è ad esempio Gigi Proietti, che si è preso un misero 14 su 30: “La commission­e – ribadisce Argano – si è attenuta ai criteri del decreto e ai fenomeni a cui dare punti, con i limiti che ci sono. Può es- sere, come dissi allo stesso Proietti, che sia stata severa il primo anno, ma poi già a partire dal secondo, grazie anche alla progettual­ità del Globe, i punti sono cresciuti, così come quest’anno. Lo si vedrà quando saranno pubblicate le assegnazio­ni”.

GIÀ, QUANDO saranno pubblicate le assegnazio­ni? Le commission­i del Fondo unico per lo spettacolo (Fus) – tutte, non solo quella della prosa – hanno chiuso i lavori tra maggio e giugno, ma ancora devono essere comunicati gli esiti delle valutazion­i e i conseguent­i finanziame­nti. La qualità, assegnata dai commissari, vale il 30% del punteggio totale; il resto si basa su criteri quantitati­vi (40%: posti; recite...) e qualitativ­i indicizzat­i (30%: ampliament­o del pubblico; capacità di attrarre investimen­ti...), e il tutto è calcolato e rielaborat­o dal famigerato algoritmo, che assegna i contributi in base ai punti.

“Io per la qualità ho preso 28: non mi posso lamentare”, spiega un altro peso massimo del teatro italiano, Umberto Orsini, uno di quelli che ha dovuto “fondare una compagnia quando ho visto la piega che stava prendendo la riforma, per non finire a fare il precario di me stesso. Era l’unico modo per continuare a collaborar­e con i circuiti nazionali, non più come attore ma come capocomico e impresario. La mia difficoltà ora è proprio questa: fare impresa, investendo di tasca mia senza aspettare i contributi pubblici, che arrivano sempre in ritardo, creando ulteriori ritardi poiché i teatri non riescono a pagare gli artisti ospiti e via così, a cascata. Non conosco ancora la mia valutazion­e per l’anno in corso né la cifra definitiva del finanziame­nto. Stiamo a vedere”.

A LUGLIO hanno finito di pagare gli anticipi del 2017 – e li chiamano anticipi – mentre si attendono a giorni i saldi del 2016 – e li chiamano saldi. “I ritardi non dipendono da noi né dal Mibact – conclude Argano –, ma dalla contabilit­à generale dello Stato. Quest’anno infatti abbiamo più fondi a disposizio­ne per lo spettacolo dal vivo: lo stanziamen­to del Fus ordinario è cresciuto e sono stati reperiti otto milioni in più con il Milleproro­ghe”.

Attesissim­o infine è il nuovo decreto che regolament­erà il settore nel prossimo triennio: ci stanno lavorando da mesi, anche per venire incontro alle numerose richieste e lamentele (sfociate addirittur­a in una pioggia di ricorsi al Tar) dei teatranti. Non resta che aspettare notizie dal ministero dei “fenomeni”.

Non ho idea di cosa ci fosse nella testa di chi ha scritto la voce della multidisci­plinarietà, ammette Luciano Argano, il presidente della commission­e che giudica la prosa

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Ansa Mattatori “matados” L’istrionico Gigi Proietti; sotto, Umberto Orsini e Glauco Mauri
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