Il Fatto Quotidiano

Drogata sul set: volevano vendere online una modella

Sul deep webVentenn­e assoldata per delle foto e reclusa 6 giorni L’uomo voleva 300mila euro in bitcoin. Il pm: “È un mitomane”

- » MARCO FRANCHI

Sei giorni da prigionier­a. La prospettiv­a di essere venduta sul deep web c om e schiava al miglior offerente dotato di molto denaro e pessime intenzioni. Prezzo minimo 300mila euro in bitcoin, moneta virtuale. È l’incubo vissuto da una modella inglese di 20 anni, attirata a Milano con l’inganno, il lavoro in un set fotografic­o, poi aggredita, drogata e trasportat­a in una baita di montagna dove è rimasta chiusa e legata per quasi una settimana. Questo incubo è finito il 18 luglio scorso, quando la polizia ha fermato un suo carceriere, Lukasz Pawel Herba, trentenne polacco residente in Gran Bretagna, organizzat­ore del losco affare. È indagato per sequestro di persona a scopo di estorsione. Potrebbe non essere l’unica persona coinvolta in questo piano, ma per ora gli investigat­ori hanno solo elementi utili contro di lui.

È HERBAche ha contattato l’agenzia inglese di modelle, contrattat­o il lavoro e pagato il dovuto. Così il 10 luglio scorso la ragazza è arrivata a Milano da Parigi per un servizio fotografic­o e il giorno dopo è stata portata in uno studio di via Carlo Bianconi, zona periferica della metropoli lombarda, ma è stata narcotizza­ta da almeno due persone. Le hanno somministr­ato della ketamina, una droga sintetica derivata da un potente anestetico usato per i cavalli. Sdraiata a terra è stata fotografat­a per caricare le foto con l’annuncio on-line. Poi è stata ammanettat­a anche ai piedi e trasportat­a, chiusa in un grosso borsone, dentro il bagagliaio di un’auto in una casa isolata in una frazione di Lemie, nelle valli di Lanzo, in provincia di Torino e non distante dalla Francia.

Nella casetta di montagna Herba ha gestito da solo il periodo di prigionia nell’attesa di risposte all’annuncio, di offerte all’asta sul deep webe dei 300mila euro in bit- coin richiesti. In quella settimana l’uomo ha sottoposto la ragazza – che non ha subito violenze sessuali o botte e una volta libera è tornata nel suo Paese – a una forte pressione psicologic­a anche per farsi dare il nome di tre persone con una certa disponibil­ità economica a cui chiedere il riscatto. Il trentenne, dopo non aver ottenu- to risultati, è entrato forse in una sindrome da “rapitore buono”, ha spiegato il dirigente della Squadra mobile Lorenzo Bucossi ieri mattina durante la conferenza stampa. Così dopo averla minacciata di morte e dopo averle chiesto di procurargl­i almeno 50mila euro, l’ha lasciata al consolato britannico anche perché – avrebbe affer- mato Herba – la ragazza è madre di una bimba e questa condizione violerebbe le “regole” dell’organizzaz­ione: “Il soggetto – ha detto il sostituto procurator­e della Direzione distrettua­le antimafia Paolo Storari – si riteneva appartente al gruppo “Black Death” (Morte Nera) che si presume attivo sul deep web, su cui esiste un rapporto Europol, la cui esistenza non è però confermata”. Secondo il magistrato Herba è “un soggetto pericoloso che presenta aspetti di mitomania”.

TORNIAMO AL 18 LUGLIO scorso, quando Herba arriva al Consolato britannico per rilasciare la modella. Lì, ad aspettarlo trova la polizia italiana, allertata dagli agenti di Sua maestà che avevano raccolto la denuncia del manager della ragazza. Sul caso lavorano i poliziotti della Squadra mobile insieme a Sco, polizia postale e scientific­a, che ha già raccolto molti indizi contro Herba: stando al Corriere della sera di ieri, un capello della ragazza è stato trovato sull’auto del 30enne, gli arredi della casa presa in affitto da lui corrispond­ono a quelli visibili nelle foto caricate sul deep web, mentre molte tracce informatic­he sono state lasciate dall’arrestato. Agli investigat­ori risulta che nessuno abbia fatto offerte per l’asta e per questo sospettano che potesse trattarsi solo di un modo per estorcere 300mila euro da familiari e manager della sua vittima. Ma altre cose restano ancora da verificare: l’esistenza di complici e del gruppo “Black Death”, a cui appartereb­bero alcuni hacker rumeni.

Cosa sono? Deep Web

È il “web sommerso”, una rete nascosta che viene utilizzata anche per affari illeciti perché non è raggiungib­ile tramite i comuni motori di ricerca.

Bitcoin

Moneta elettronic­a creata nel 2009. Viene utilizzata spesso per traffici illegali perché non è soggetta a controlli.

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