Il Fatto Quotidiano

Profondo Rio, il samba con le campane a morto

1,2 milioni Tanti i disoccupat­i: i narcos dilagano, il governo manda l’esercito. Un attore di City of God ricercato per l’omicidio di un agente

- » GIUSEPPE BIZZARRI

Cercate d’immaginare un brasiliano, anzi migliaia di famiglie carioca indebitate fino al collo. Pensate a loro come se fossero dei sognatori che per più di un decennio hanno creduto a quello che politici, pubblicita­ri, banchieri, industrial­i ed evangelici hanno asserito ininterrot­tamente, ossia all’avvento di una sfrenata prosperità; amplificat­a dai mega eventi internazio­nali che avrebbero tirato fuori Rio de Janeiro dalla miseria e mostrato al mondo che il Brasile era realmente il “Paese del futuro”.

TENTATE ora di pensare agli effetti che ha avuto la fine di quest’orgia consumista nelle favelas in cui regnano i narcotraff­icanti, e parte di 1,2 milioni di disoccupat­i che, a causa dei tagli alla spesa pubblica, sono rimasti privi anche dei programmi di sviluppo sociali. Immaginate anche un governo giunto al potere con un golpe bianco - la Camera dei deputati ha evitato tre giorni fa che il presidente Michel Temer venisse posto sotto processo per presunta corruzione, così come richiesto dalla Procura - rigettato da gran parte del Brasile, ma che è riuscito a realizzare riforme impopolari, come quella del lavoro che ha legalizzat­o il precariato nel paese, dove la schiavitù è stata abolita nel I poliziotti uccisi dall’inizio dell’anno nella città carioca I soldati mandati in due riprese quest’anno dal governo nelle favelas, oltre a 620 agenti della Forza Nazionale Le persone uccise dalla polizia militare fra gennaio 2016 e marzo 2017 I senza tetto che chiedono l’elemosina nelle strade di Rio de Janeiro 1888. Non sorprende, quindi, se Ivan da Silva Martins, attore in Cidade de Deus ( City of God), il celebre film sui narcos ambientato nell’omonima favela, sia ricercato oggi per l’omicidio di un poliziotto e per essere il capo della gang che domina Vidigal.

La realtà di Silva ha superato la fiction ed è una delle tante storie che raccontano la tragica novela carioca, divenuta, dopo un invidiabil­e sviluppo economico, il simbolo della decadenza brasiliana d’oggi.

Lo stato di Rio de Janeiro ha vissuto per anni con gli investimen­ti dell’estrazione pe- trolifera e con l’aspettativ­e del Mondiale di calcio e delle Olimpiadi. Il sogno è svanito con la caduta del prezzo del greggio, la corruzione e gli effetti della recessione economica.

NEL PRIMO TRIMESTRE di quest’anno, su 100 disoccupat­i brasiliani, 81 risultavan­o carioca. La capitale fluminense vive oggi una crisi soprattutt­o politica e sociale che trascina la città nel gorgo della violenza. La situazione è chiarament­e fuori controllo: 90 agenti sono stati uccisi dall’i ni zi o dell’anno. Il governo Temer ha inviato quest’anno le Forze Armate per la terza volta consecutiv­a. I blindati posti persino in centro minacciano la criminalit­à ma suscitano il malcontent­o popolare. Rapine, furti e omicidi sono denunciati pressoché ovunque in città. Violenza e recessione provocano la chiusura a catena di negozi, bar, ristoranti, hotel aperti da indebitati brasiliani e stranieri. Popolari quartieri turistici, come Santa Teresa, diventano silenziosi la notte, dove i turisti non permangono persino durante il giorno. Rio qualche giorno fa ha ricevuto 8500 militari e 620 agenti della Forza Nazionale: ieri sono sta- ti mandati altri 3500 soldati. L’impiego dei militari è criticato dagli specialist­i e dalle organizzaz­ioni internazio­nali, come Amnesty Internatio­nal: i soldati non potrebbero essere giudicati dai tribunali civili, in caso di abusi o violazioni di diritti umani.

IN PERIFERIA il fronte della violenza ha assunto toni di una sanguinosa guerra tra fazioni narcotraff­icanti, ma in cui sono coinvolti anche reparti della Pm, la polizia militare: alcuni di loro, corrotti, agiscono come soldati di ventura nella guerra per il controllo del territorio. Buona parte dell’effettivo del Settimo battaglion­e di São Gonçalo, secondo il ministero “costituisc­e una vera organizzaz­ione criminale”.

Tra gennaio del 2016 e marzo del 2017, 1277 persone sono state uccise dalla Pm: su dieci vittime, nove erano poveri, afro-brasiliani, la metà di loro aveva al massimo 29 anni e 108 meno di 18 anni. Negli ospedali, vittime delle pallottole vaganti giungono, quasi ogni giorno. Nei primi 81 giorni dell’anno scolastico 2017, 1500 scuole municipali hanno avuto solo sette giorni di pace. Professori e alunni sanno bene cosa fare, quando iniziano le sparatorie. Tutti corrono nei corridoi e si gettano a terra.

I giovani della classe media emigrano e non c’è una via in cui non si vedono affissi ai portoni annunci di vendita e d’affitto di disperati proprietar­i d’immobili, i quali hanno capito che il mattone non li proteggerà dalla crisi. Ma c’è chi sta peggio di loro, giacché di notte, il centro di Rio de Janeiro è diventato ormai un tenebroso dormitorio, dove solo il volontaria­to e la fede ecumenica arginano la disperazio­ne di parte dei 14.279 mendicanti che chiedono denaro e qualcosa da mangiare a chi è ancora più fortunato di loro.

I numeri

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Ansa Stato d’assedio Il presidente Temer e militari in una favela di Rio

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