Dalla Prima
Ipiù
curiosi s’interrogavano su che si fossero mai detti al telefono i due statisti e, sempre su Repubblica.it, trovavano soddisfazione: “Stiamo lavorando - affermano Pisapia e Speranza dopo il colloquio - per dare gambe e fiato alle idee emerse in questi mesi. Ci daremo appuntamento a breve per approfondire la nostra proposta programmatica e per stabilire un percorso di partecipazione dal basso che vedrà in ottobre il culmine con una grande assemblea democratica”. Figurarsi la soddisfazione nell’apprendere che la frase suddetta non è né di Pisapia né di Speranza, ma di entrambi, che ormai parlano in simbiosi come Qui, Quo e Qua: una parola a testa. Pisapia: “Stiamo”. Speranza: “l av o r an d o ”. Pisapia: “per dare”. Speranza: “gambe”. Pisapia: “e fiato”. Speranza: “alle idee” e così via. Caroselli di giubilo e carnevali di Rio in tutti gli arenili e gli autogrill del Paese.
Frattanto, ingelositi dalla telefonata Pisapia-Speranza, gli altri leader afferravano gli smartphone digitando compulsivamente numeri di colleghi. Renzi tentava di contattare altri politici, del Pd e non, con un satellitare non intercettabile per paura dei pm di Napoli e del Noe, ma gli staccavano regolarmente in faccia perché nell’ultimo libro li aveva insultati tutti, nessuno escluso. Di Maio chiamava Davide Casaleggio, ma l’hacker della ditta dirottava le chiamate su Malena, la pornostar dell’Assemblea nazionale del Pd, le cui risposte non sono qui riferibili. Tra i più attivi si segnalava Alfano. “Pronto Matteo? Come va il libro? L’ho letto d’un fiato, è strepitoso! Parole sante! Senti, per la mia candidatura in Sicilia pensavo che il Pd...”. E l’altro: “Scusi, ma chi parla?”. “Io sono Angelino, tu non sei Matteo?”. “Sì, ma Salvini”. “Oh scusa, avevo memorizzato anche te come ‘Matteo’ quando andavamo ancora d’accordo”. “Ecco, bravo, io invece ti ho memorizzato come ‘Pallemosce’, quindi vedi di smammare, terùn!”. “E che modi! Vabbè, ciao... Dunque, vediamo un po’... ecco l’altro Matteo. Pronto, ciao sono Angelino, come va? Il libro va alla grande eh?! L’ho letto d’un fiato, un capolavoro, ma come hai fatto? A questo proposito, per la mia candidatura in Sicilia pensavo che il Pd...”. E quello: “Ovvìa, hosiddetto Angelino, ‘un faccia il bischero ché l’ho rihonosciuta subito: lei è Woodhoh o il hapitano Shafarto o Marho Lillo che mi intercettate per inhastrarmi hol mi’ babbo nel haso Honsip. Icchè son grullo, io? Un diho una parola manho sotto tortura, hon me ‘ un attahha”. Al che Alfano ripiegava su B. “Pronto Silvio, sono Angelino: ti ho visto in tv, parevi mio nipote, ma come fai a mantenerti così fresco? Mi ringiovanisci a vista d’occhio! Senti, avrai certamente saputo della mia candidatura in Sicilia, e niente, stavo pensando che Forza Ita...”. Voce femminile con lieve accento slavo: “Sono Katiuscia, la nuova badante del Dottore. A villa Certosa riceviamo solo su appuntamento, mi lasci nome, qualifica e motivo della chiamata”. Ora Alfano vaga per la Sicilia con molletta al naso, patata in bocca, imbuto filtrante, asciugamano coprente e cuccuma di rame in testa, provando l’accento svedese.