L’esame di maturità e non solo, sempre cercando il confronto
Ai miei tempi – lontani – per essere ammessi agli esami di maturità occorreva almeno la media del cinque, media che negli scrutini raggiunsi a fatica solo per gli ottimi voti che il professore di storia e filosofia – per non farmi ripetere l’anno a prescindere – mi assegnò nelle sue materie. Ai miei tempi – lontani – si poteva essere rimandati “a ottobre” (a ottobre) anche alla maturità e quale fu la sorpresa della docente dell’ultimo anno liceale di matematica e fisica nell’apprendere, incontrandomi dopo, in estate, che invece di essere stato bocciato come certamente meritavo avevo “solo” due discipline da riparare. Bene o male (male, in effetti), me la sfangai e, conquistato il benedetto foglio di carta, mi iscrissi a giurisprudenza.
Potessero parlare, i muri della Cattolica racconterebbero delle mie non esaltanti vicende, degli anni fuori corso, delle interrogazioni affrontate alla speraindio... Intanto e da sempre, per quanto strano possa sembrare visti gli esiti scolastici, studiavo. Studiavo e vivevo cercando altresì e altrove - predestinato, desiderato percorso di formazione - maestri e confronti in un continuo, ininterrotto, splendido apprendistato.
Giorno e notte. Come ancora oggi, felice, faccio.