Il caos politico delle due Libie: “Italia amica”, “No, aggressori”
Lo scontro a più livelli in Libia prosegue senza sosta e coinvolge, come d’abitudine in questi giorni, il ruolo dell’Italia nel Paese. Ieri il gioco dei comunicati ufficiali in arrivo dai due Parlamenti che ri te ngo no di rapprensentare il Paese nordafricano ha sfiorato il paradosso.
Ha iniziato la commissione Esteri del Parlamento libico di Tobruk, cioè della parte orientale del Paese che è sotto il controllo del generale Haftar (nella foto), forte dell’appoggio ricevuto finora da Egitto, Russia ed Emirati ( nonché, alla chetichella, dalla Francia): l’accordo tra Italia e il governo libico di Tripoli, guidato da Fayez al Sarraj, sulla cooperazione per bloccare i trafficanti di immigrati fin nelle acque territoriali libiche (se viene richiesto da Tripoli) è “un’aggressione flagrante contro la nostra sovranità”, riferisce il sito Al Wasat. La commissione parlamentare di Tobruk non lesina in minacce a Roma e Tripoli e si appella a Onu, Ue e Unione Africana affinché prendano le misure necessarie contro l’aggressione.
L’ennesima minaccia di Haftar era sulle agenzie da pochi minuti quando il Consiglio di Stato libico di Tripoli ha diramato una nota per esprime apprezzamento per la collaborazione del Consiglio presidenziale di al Sarraj con l’Italia, “Paese amico e fratello, volta a riqualificare le istituzioni di sicurezza della Libia e rafforzare le capacità della Marina e della Guardia Costiera nella lotta contro l’immigrazione illegale e il traffico di esseri umani”. Intanto un membro del Consiglio presidenziale, Mohammed Ammari, definiva “opportunistiche e pubblicitarie” le critiche di Tobruk.
L’accordo di Parigi tra Haftar e al Sarraj non pare funzionare, per ora.