Il Fatto Quotidiano

I “figli” eretici di Mamma Natuzza guidati dall’avvocato massone

ILCHIERICO­VAGANTE La guerra in Calabria tra la Fondazione della mistica e il vescovo: in palio un business milionario

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Da giorni in Calabria non si parla d’altro e la vicenda domina i media della regione. È l’ultimo capitolo della saga di Natuzza Evolo, mistica di Paravati di Mileto, nel Vibonese, morta nel 2009. “Mamma Natuzza” è un fenomeno di fede popolare in tutto il mondo: ebbe “colloqui” con Gesù e la Madonna e il suo corpo fu segnato dalle stimmate.

Sposata con cinque figli, nel suo testamento spirituale chiamò come “sesta figlia” l’ultima volontà dettatale dalla Vergine: la costruzion­e di una cittadella mariana a Paravati con al centro un gigantesco santuario. Così a eseguire questa volontà è stata la Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifu- gio delle Anime” che ha raccolto milioni di euro per la nuova chiesa con tremila posti a sedere. La settimana scorsa però il colpo di scena che ha scatenato una guerra tra i laici della Fondazione e la diocesi locale: il vescovo Luigi Renzo ha infatti revocato con un lungo decreto l’autorizzaz­ione al culto per il santuario voluto da “Mamma Natuzza”.

I DETTAGLI della storia sono un paradigma eccezional­e di quello che la fede diventa talvolta nel profondo Sud. A partire dalla rivol- ta dei laici: il decreto del vescovo origina dalla bocciatura delle modifiche proposte con il sostegno della Cei alla Fondazione.

Al centro ovviamente c’è la gestione del business milionario delle offerte dei fedeli e per difendere “l’in toc cab ili tà dello Statuto” la Fondazione ha affermato che la mistica di Paravati è “una messaggera diretta della Ma- donna” e in quanto tale è “l’esecutrice di un mandato divino a prescinder­e dall’autorità ecclesiast­ica”. Di qui la reazione del vescovo che ha bollato come “ereticale” questa posizione perché le apparizion­i a “Mamma Natuzza” non sono state ancora riconosciu­te.

Un altro dettaglio magistrale è infine la nomina a capo della Fondazione, dopo il terremoto del decreto, di un avvocato massone, tra i più noti esponenti del Grande Oriente d’Italia in Calabria. Fede popolare, rivolta dei laici, soldi, massoneria e anche ’ndrangheta per i lavori: nel santuario della mistica non manca niente.

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