Contrordine compagni: l’importante è tacere
Non servivano conferme al de profunsisdella sinistra italiana, ma sulla crisi venezuelana, tra conflitti, ingerenze e una povertà dilagante, lo sfottò sugli odierni leader e leaderini è un esercizio fin troppo facile. E infatti lo praticano in tanti, coi bersagli più comodi. La Stampa riesuma Marco Rizzo, segretario di un “Pci” con seguiti da prefisso telefonico, che rilancia: “L’errore è che queste cose andavano fatte prima, ai tempi di Chavez”. Repubblicarievoca Paolo Ferrero e gli applausi di Rifondazione all’ex segretario quando ha declamato: “Noi siamo dalla parte di Maduro”. E la delfina eurodeputata Eleonora Forenza si è accodata con una recente nota di “solidarietà alla rivoluzione e alla lotta dei lavoratori e del popolo per difendere i loro diritti e sovranità dinanzi alla brutale campagna golpista orchestrata dall'imperialismo statunitense e la destra europea”.
NIENTEdi più, niente di meno, nella logica binaria il problema è quello di collocarsi, senza l’orizzonte di un’iniziativa, di una via d’uscita, o almeno di un'analisi dei fatti, o anche solo dei fatti. Si defila anche Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera, che al Corriere preannuncia un suo saggio in proposito, facendo intuire che “non sarà affatto tenero con l'opposizione” venezuelana. Saranno solo 30 mila battute, dice, ma bisognerà attendere fine settembre, sempreché il Venezuela esista ancora. La peggior caricatura di quel che resta della sinistra nostrana non sta dunque tanto nelle parole quanto nei silenzi. Perfino il Manifesto è arrivato alla censura, rompendo con la sua collaboratrice Geraldina Colotti per le sue corrispondenze poco politically correct. La Sinistra Italiana di Fratoianni? Non pervenuta, così come la galassia dei fuoriusciti (o degli interni) del Pd.
Per trovare qualcosa bisogna uscire dalle Segreterie (e da quasi tutte le redazioni). “Non sono un sostenitore di Maduro”, scrive il saggista Gianluca Ferrara, “ma quello in Venezuela è soltanto l’ultimo golpe fi- nanziato e sponsorizzato dalla Cia”. “Maduro non è Chavez, il suo non è socialismo ma elemosine”, ha argomentato su questo giornale lo storico marxista Antonio Moscato.
INSOMMA, tra gli intellettuali di sinistra non mancano le contestazioni al leader venezuelano, ma al contempo si rigettano i paragoni con le pregresse dittature latinoamericane. “La Costituente è stata convocata in maniera inoppugnabilmente legittima”, nota ad esempio un altro storico, Gennaro Carotenuto. “È un insipiente, a differenza di altri non ha saputo gestire la crisi petrolifera”, osserva l'ex direttore di Liberazione Lucio Manisco, notando però che “è stato lui stesso a pubblicare l'elenco dei 116 morti negli scontri dei mesi scorsi, con nomi e appartenenze”, e solo una piccola parte sarebbe attribuibile alle forze governative.
Lo stesso Manisco partecipò nel ’99 a una missione di Armando Cossutta a Belgrado da Slobodan Miloševic, per convincerlo su qualche mediazione Onu che fermasse la guerra. “Sarà la tomba della Nato”, decretò il leader serbo. “Temiamo che sia la tomba della Serbia”, replicò invano il compagno italiano. Una volta i “comunisti” facevano così, si muovevano per cercare di fermare i conflitti. Nessuno oggi ha in mente di andare da Maduro, anche perché difficilmente questi avrebbe idea di chi sia l'ospite.
IMBARAZZO Rifondazione emette comunicati pro-Maduro Altrove si tace (ma Bertinotti annuncia un saggio, a fine settembre)