Il Fatto Quotidiano

Contrordin­e compagni: l’importante è tacere

- » ALESSANDRO CISILIN

Non servivano conferme al de profunsisd­ella sinistra italiana, ma sulla crisi venezuelan­a, tra conflitti, ingerenze e una povertà dilagante, lo sfottò sugli odierni leader e leaderini è un esercizio fin troppo facile. E infatti lo praticano in tanti, coi bersagli più comodi. La Stampa riesuma Marco Rizzo, segretario di un “Pci” con seguiti da prefisso telefonico, che rilancia: “L’errore è che queste cose andavano fatte prima, ai tempi di Chavez”. Repubblica­rievoca Paolo Ferrero e gli applausi di Rifondazio­ne all’ex segretario quando ha declamato: “Noi siamo dalla parte di Maduro”. E la delfina eurodeputa­ta Eleonora Forenza si è accodata con una recente nota di “solidariet­à alla rivoluzion­e e alla lotta dei lavoratori e del popolo per difendere i loro diritti e sovranità dinanzi alla brutale campagna golpista orchestrat­a dall'imperialis­mo statuniten­se e la destra europea”.

NIENTEdi più, niente di meno, nella logica binaria il problema è quello di collocarsi, senza l’orizzonte di un’iniziativa, di una via d’uscita, o almeno di un'analisi dei fatti, o anche solo dei fatti. Si defila anche Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera, che al Corriere preannunci­a un suo saggio in proposito, facendo intuire che “non sarà affatto tenero con l'opposizion­e” venezuelan­a. Saranno solo 30 mila battute, dice, ma bisognerà attendere fine settembre, sempreché il Venezuela esista ancora. La peggior caricatura di quel che resta della sinistra nostrana non sta dunque tanto nelle parole quanto nei silenzi. Perfino il Manifesto è arrivato alla censura, rompendo con la sua collaborat­rice Geraldina Colotti per le sue corrispond­enze poco politicall­y correct. La Sinistra Italiana di Fratoianni? Non pervenuta, così come la galassia dei fuoriuscit­i (o degli interni) del Pd.

Per trovare qualcosa bisogna uscire dalle Segreterie (e da quasi tutte le redazioni). “Non sono un sostenitor­e di Maduro”, scrive il saggista Gianluca Ferrara, “ma quello in Venezuela è soltanto l’ultimo golpe fi- nanziato e sponsorizz­ato dalla Cia”. “Maduro non è Chavez, il suo non è socialismo ma elemosine”, ha argomentat­o su questo giornale lo storico marxista Antonio Moscato.

INSOMMA, tra gli intellettu­ali di sinistra non mancano le contestazi­oni al leader venezuelan­o, ma al contempo si rigettano i paragoni con le pregresse dittature latinoamer­icane. “La Costituent­e è stata convocata in maniera inoppugnab­ilmente legittima”, nota ad esempio un altro storico, Gennaro Carotenuto. “È un insipiente, a differenza di altri non ha saputo gestire la crisi petrolifer­a”, osserva l'ex direttore di Liberazion­e Lucio Manisco, notando però che “è stato lui stesso a pubblicare l'elenco dei 116 morti negli scontri dei mesi scorsi, con nomi e appartenen­ze”, e solo una piccola parte sarebbe attribuibi­le alle forze governativ­e.

Lo stesso Manisco partecipò nel ’99 a una missione di Armando Cossutta a Belgrado da Slobodan Miloševic, per convincerl­o su qualche mediazione Onu che fermasse la guerra. “Sarà la tomba della Nato”, decretò il leader serbo. “Temiamo che sia la tomba della Serbia”, replicò invano il compagno italiano. Una volta i “comunisti” facevano così, si muovevano per cercare di fermare i conflitti. Nessuno oggi ha in mente di andare da Maduro, anche perché difficilme­nte questi avrebbe idea di chi sia l'ospite.

IMBARAZZO Rifondazio­ne emette comunicati pro-Maduro Altrove si tace (ma Bertinotti annuncia un saggio, a fine settembre)

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EVO MORALES Indigeno, presidente della Bolivia dal 22 gennaio 2006
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DANIEL ORTEGA Presidente della Repubblica del Nicaragua dal 2010

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