A CARACAS, CASTRISTA DI ESTREMA DESTRA
non è vero che non esistono più destra e sinistra. Nella quasi guerra civile del Venezuela c’è Maduro che, subentrato da leader di sinistra, dopo la morte del presidente Sanchez, grande amico e alleato di Castro e militante all’antica, è contro le multinazionali, i complotti americani, il potere del petrolio (di cui il Venezuela è grande produttore ).
Contro Maduro c’era già tutta la destra. In poco tempo il paesaggio è cambiato. Da un lato Maduro, con la polizia, l’esercito e tutte le forze repressive disponibili. Dall’altro sempre più popolo, classe media, studenti (dalle scuole medie all’Università) e sempre più operai. E uno scontro quotidiano sempre più duro, che è arrivato in questi giorni al livello dei cento morti, quasi tutti giovani e giovanissimi. Il parlamento è diventato non più il luogo di confronto dei due partiti, ma il principale antagonista del presidente (al punto che Maduro ha tentato invano di chiuderlo). Maduro ha giocato, allora, la carta del referendum, per una nuova costituente che, nel suo progetto, abolisca tutto e impedisca tutto. Si è votato il 30 luglio e non si sa se Maduro, con il suo progetto estraneo alla democrazia, abbia vinto o no. Pare che solo il 13 per cento dei cittadini abbia votato. E questo non porta al Venezuela nessun buon annuncio. La guerra continua . Ma il punto a cui gli analisti si dovrebbero dedicare è nuovo persino in un mondo rovesciato come quello in cui stiamo vivendo. Maduro è il primo castrista di estrema destra che combatte contro operai e popolo, con polizia ed esercito al suo fianco. Pensate che il vice presidente americano Pence abbia fatto sapere ai giovani ribelli per le strade: “Tenete duro. Noi siamo con voi”. Voi chi? Pence avrebbe dovuto telefonare a Maduro.