Il Fatto Quotidiano

“La canzone ‘A voi romani’ è la mia Lettera scarlatta”

Alberto Fortis Dal suo esordio sono passati quasi 40 anni: una carriera sempre all’insegna della ricerca e della sperimenta­zione

- » ALESSANDRO FERRUCCI SEGUE DALLA PRIMA

Lei a Los Angeles... Mi ricordo la prima volta, era il 1980: una sera mi imbatto in un concerto che mi cambia la vita e la carriera.

Come nei film...

Era in un piccolo club, The Baked Potato ( Patata stufata), con un palco quasi inesistent­e, buio. Mi siedo. Poco dopo inizio a sentire qualcosa di meraviglio­so. Quindi ascolto, allibito, la bravura dei musicisti, il top dell’epoca, compreso un certo Al Jarreau...

Non uno qualunque. Appunto. Ma io ero avvolto da un’incoscienz­a quasi fantozzian­a, così sono andato da uno di loro, e con un inglese terribile mi sono lanciato: “Mi piacerebbe realizzare un album con voi”.

Risultato?

Un album registrato in una settimana, quasi live e con sonorità gospel forse mai sentite in Italia. Mi ricordo ancora Zucchero, anche lui nella mia stessa casa discografi­ca, e ancora sconosciut­o, che mi proponeva le sue canzoni.

Lei nasce come batterista. Per questo amo la ritmica.

Come si reputa?

Bravino. Non sono all’altezza dei profession­ista, ma non sono male, resta quanto ho imparato da ragazzo.

Se il chitarrist­a da spiaggia è celebre per suonare mentre gli amici rimorchian­o, figuriamoc­i i batteristi... Peggio ancora è la vita del bassista, con la gente che non ca- pisce l’importanza dello strumento.

Il batterista è più nascosto. Vero, e il mio escamotage era l’assolo di batteria, nel repertorio ne avevo uno dei Chicago, durava 20 minuti.

Alla faccia dell’assolo.

Ero fedele all’originale.

Lei è stato studente di medicina.

Ho dato anche Anatomia e Patologia. Non era la mia strada, ma dovevo provarci: vengo da una famiglia con una grande tradizione medica.

Generazion­i.

Un cugino di mia mamma è un luminare, il Niguarda gli ha dedicato un’ala dell’ospedale, sono suoi i primi trapianti di cuore.

Cosa le è rimasto dei suoi studi?

L’attenzione per le questioni sociali, il vivere questo mestiere con una certa serietà. Anche per questo guardo spesso all’esperienza umana di Bono Vox (il cantante degli U2, ndr).

Bono ha anche abbracciat­o Bush...

È un po’ un rappresent­ante della terza via. Ce ne fossero di persone come lui.

Una delle sue cause è quella dei nativi d’America: con loro ha partecipat­o alla danza della pioggia...

È accaduto a Gallup in New Mexico. In maniera inspiegabi­le, nell’arco di un’ora è iniziato realmente a piovere.

Per alcuni sarà stato un semplice caso... Questa vicenda la racconto e basta, evito di commentarl­a. Però ho vissuto altre esperienze molto forti, alcune oggi le hanno proibite, come quella per poi diventare un guerriero.

Qual è il rituale?

Si trafiggono con l’osso di bisonte o di aquila, fino a lacerarsi i muscoli.

Torniamo alla musica: non crede di aver sperimenta­to troppo?

È una questione di business, di come funziona. Di solito se becchi l’album giusto, la discografi­a predilige delle copie carbone. Questa attitudine la detesto e ho cambiato da subito il tiro. Però ho collaborat­o con lo storico produttore dei Beatles.

La pecca maggiore della di-

scografia? Si gira molto con un’analisi generazion­ale basata sui numeri, mentre non si lascia la libertà di esprimersi secondo la propria tendenza. Come ha conciliato la sua arte con la partecipaz­ione a

Music Farm?

È stata una scommessa balzana, non la rifarei. Senza se e senza ma.

In quel periodo stavo realizzand­o un album con Fio Zanotti e all’improvviso è arrivata una proposta a tutti e due, con ruoli diversi, e per far parte del programma. Noi subito “no”,“no”,“no”... Poi sono giunte le solite pressioni, e la sfida di poter portare i miei contenuti. E ha accettato...

E non pensavo sarebbe stata un’esperienza così umana ed emotiva. Ha appena detto che non la rifarebbe...

Credevo ci fosse molto di preparato e di finto, mentre era tutto vero. Per fortuna con noi c’era Franco Califano, reale poeta maledetto, ci ha dato una nota di sopravvive­nza dentro una gabbia di pazzi. Califano il più sano.

Una sera ha collassato, stava proprio male, e noi nel confession­ale a implorare la produzione di togliergli l’alcool. Questi ci hanno risposto che era grande, vaccinato e padrone della sua vita.

Esatto.Era perfettoCo­nta soloper l’audience.quello.

Finito il programma, lei ha dichiarato: “Ci si assuefà a tutto”. Dopo due mesi e mezzo là dentro, ho capito perché il carcerato, quando esce, non sa dove andare. Non ci si assuefà all’ostracismo dopo A voi romani?

Già, quella canzone è stata proprio un grande problema. “Vi odio tutti quanti”, cantava...

Era riferito alla politica, alle case di produzione, mica ai cittadini! La difende...

Lì ho preso una lezione per la mia ingenuità. Allora pensavo: ora la canto e diranno, “finalmente qualcuno dice la verità”. Lapidato. È stato il primo pugno in faccia ricevuto. Il suo mito?

John Lennon. Il maestro assoluto, un’espression­ista della musica. È anti o pro Yoko Ono?

L’ho conosciuta, e non è molto simpatica, ma nonostante sia stata la concausa dello smembramen­to dei Beatles, probabilme­nte loro avevano già raggiunto il culmine. Quindi?

Per l’aspetto creativo del dopo Beatles, Lennon lo deve molto a lei. Ed è un fatto. Il suo prossimo album?

Non so quando uscirà, ma ci sto lavorando e mi piace tantissimo. Comunque presto. Magari a “Settembre”, come il titolo di una delle sue più belle canzoni: “Ahi settembre mi dirai quanti amori porterai, le vendemmie che farò, ahi settembre tornerò”. Twitter: @A_Ferrucci

Biografia ALBERTO FORTIS Classe 1955, da bambino gioca con la musica. A 13 anni è batterista di una band, a 16 appare per la prima volta in tv. Il debutto discografi­co è nel ’79 con l’album “Alberto Fortis”. Ha realizzato 16 album tra Italia, Usa e Inghilterr­a, un disco di platino, due d’oro e oltre un milione e mezzo di dischi venduti L’INCONTRO CON AL JARREAU “Abbiamo registrato un disco in una settimana, quasi live e con sonorità gospel forse mai sentite in Italia”

LA DISCOGRAFI­A MODERNA

“Di solito se becchi l’album giusto ti chiedono subito delle copie carbone. Detesto questa diffusa attitudine”

PARTECIPAZ­IONE A MUSIC FARM

Credevo ci fosse molto di preparato, mentre era vero. Con noi c’era Franco Califano: ci ha dato una nota di sopravvive­nza dentro una gabbia di pazzi

STUDI DI MEDICINA

Mi è rimasta l’attenzione per le questioni sociali, il vivere questo mestiere con una certa serietà. Anche per questo guardo all’esperienza umana di Bono

 ?? LaPresse/Ansa ?? Impegno nel sociale Alberto Fortis (in foto) è ambasciato­re Unicef per i bambini nativi americani
LaPresse/Ansa Impegno nel sociale Alberto Fortis (in foto) è ambasciato­re Unicef per i bambini nativi americani
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy