Case vacanze e B&B tra truffe e raggiri: guida all’affitto sicuro
Il vademecum da seguire per non rischiare di trasformare le ferie in un incubo
Annunci finti con immagini rubate dalla rete, numeri di cellulare anonimi che vengono disattivati dopo pochi giorni, richieste di caparre con ricariche su PostePay e identità rubate a ignari prestanome. Benvenuti nel bestiario delle vacanze 2017 dove truffe e raggiri sulle case vacanza sono all’ordine del giorno. Del resto si tratta di meccanismi tanto semplici quanto diabolici: si fa tutto per mail e, quando si giunge nella località prescelta si entra in un incubo: strutture completamente diverse da quelle viste su Internet, condizioni diverse rispetto a quelle pattuite e, nel peggiore dei casi, case inesistenti. Così, oltre alla beffa di aver pagato per la prenotazione, si scopre che è quasi impossibile riavere indietro i soldi. Insomma, gioie e dolori del turismo fai da te ai tempi dell’online.
CERCARE su Internet le vacanze è, infatti, sempre più diffuso: secondo una ricerca della Doxa, lo fa ben il 65% degli italiani, mentre è poi il 46% a prenotare la casa o l’appartamento. Con quale modalità? Nella metà dei casi l’affitto è in nero, così come emerge da un’indagine dell’Adnkronos sui controlli della Guardia di finanza. Gli habitué delle locazioni sommerse si trovano soprattutto in Campania: qui tre ville su 4 (68%) sono affittate con una semplice stretta di mano, lasciando del tutto privi di tutele gli inquilini. Seguono Sicilia (62%), Liguria (56%), Lazio (54%), Sardegna (50%) e Toscana (47%). Sul fronte delle città svetta Roma dove il nero è la regola e 8 affitti su 10 non hanno un contratto.
Per tutti, la legge aurea da seguire per trovare una casa vacanze sicura la dà la Polizia postale: va sempre verificata l’esistenza della casa attraverso i motori di ricerca, mentre con Google Maps è possibile avere la visione satellitare per verificare il luogo in cui si trova l’immobile. Poi è consiglia- bile versare una caparra non superiore al 20% del totale utilizzando sempre metodi tracciabili (bonifico o Paypal) e non effettuare pagamenti su carte ricaricabili o con servizi di trasferimento di denaro.
Insomma, basta solo qualche precauzione in più per rendere la scelta di un affitto breve anche vantaggiosa rispetto ai più costosi alberghi. E per non farsi trovare impreparati conviene anche puntualizzare qualche dettaglio che farà la differenza: optare per un B&B, una casa vacanze o una struttura del circuito Airbnb non è proprio la stessa cosa. A fare la differenza è la biancheria da bagno e da letto. Nel caso, infatti, si decida di affittare una casa al mare o in montagna – anche solo per alcuni giorni fino a un massimo di 30 – è necessario che non si forniscano lenzuola e asciugamani e che l’inquilino stesso provveda alle pulizie quotidiane. Un tema di confine, questo della biancheria, mai definito in modo inequivocabile (fa eccezione la legge regionale del Veneto) e quindi oggetto di possibili controversie. Far trovare il letto fatto e gli asciugamani pronti viene infatti considerato un servizio alla persona, o comunque di tipo alberghiero, che fa rischiare ai proprietari una sanzione per esercizio abusivo della professione ricettiva. Per lo stesso principio (questa casa non è un albergo) non si possono servire colazioni, pranzi e cene.
UNA CLAUSOLA fondamentale che si trasforma in uno spartiacque tra la locazione transitoria ( che non comporta l’obbligo di registrazione del contratto ma deve rispettare il requisito della forma scritta) e la disciplina di tipo alberghiero o dei bed and breakfast, attività ricettive normate dalle legislazioni regionali con una fiscalità più complessa; in pri- mis la registrazione del contratto sui cui si deve apporre una marca da 16 euro ogni 4 facciate e comunque ogni 100 righe. Solo se la locazione ha durata superiore a 30 giorni il contratto va registrato e la spesa divisa a metà tra le parti. Per le locazioni brevi, in caso di applicazione del regime fiscale della cedolare secca (ammessa anche in presenza di locazioni di singole stanze della casa), le imposte di registro e di bollo non sono dovute. In alternativa al regime ordinario Irpef, infatti, chi affitta la casa per brevi periodi può scegliere di applicare l’aliquota al 21%. Sul fronte delle agenzie e dei siti che mettono in contatto domanda e offerta da quest’anno, invece, la novità è che la ritenuta deve essere operata da chi esercita l’attività d’intermediazione immobiliare, anche attraverso la gestione di portali online (come AirBnb, Homeaway o Booking.com). Poi chi affitta una casa che sia da un privato o tramite un sito, deve pretendere un promemoria riportante tutte le informazioni che possono rivelarsi utili: i riferimenti delle persone da contattare in caso di necessità, le istruzioni di base per l’uso delle apparecchiature della casa e degli impianti, l’accesso alla connessione Wi-fi o l’impianto satellitare. Anche perché non si può fare affidamento sul proprietario dell’immobile che, dopo aver consegnato le chiavi, non erogherà più i servizi.
Mappa dell'evasione In Campania 3 ville su 4 sono affittate in nero, in Sicilia il 62% dei contratti non è regolare