Il Fatto Quotidiano

Il Colle protegge Gentiloni, ma i ministri litigano tutti

Mattarella fa il mediatore tra il titolare del Viminale e Delrio per tenere in piedi l’esecutivo, ma i due neanche si parlano più

- » WANDA MARRA

Per essere uno che in genere parla poco e sta molto attento a interferir­e il meno possibile, Sergio Mattarella in questi ultimi giorni è stato attivissim­o.

Un comunicato ufficiale lunedì per blindare il ministro dell’Interno Marco Minniti (per il quale si esprime “grande apprezzame­nto”, mentre “si fa rilevare il valore del codice ong”), il ricordo di Marcinelle, l’incidente in cui morirono anche 136 italiani (generazion­i intere “hanno vissuto il dramma dell’immigrazio­ne”) martedì che è stato visto da Salvini come eccessivam­ente umanitario, “v er gog no so ”. Un colpo al cerchio e uno alla botte? Al Quirinale ribadiscon­o che la linea è sempre la stessa: lotta agli scafisti e non alle Ong, accoglienz­a dei migranti, ma regolata. E allora, una mano a Minniti e una a Graziano Delrio, ministro delle Infrastrut­ture? Quel che è certo è che il presidente della Repubblica sta giocando il ruolo del grande mediatore, dello stabilizza­tore: il f e el in g con Paolo Gentiloni è totale, il lavoro per supportare l’e se c ut iv o costante, e – come scherza qualcuno ai vertici del Pd – “se fosse per lui questo governo dovrebbe durare per sempre”.

FEDELEa questa mission, dunque, Mattarella negli ultimi giorni ha parlato ripetutame­nte sia con Minniti sia con Delrio. Al Quirinale minimizzan­o il dissidio, almeno per quel che riguarda i contenuti: il capo dello Stato è convinto del fatto che il Codice delle Ong vada bene e che i due “litiganti”, ovvero Minniti e Delrio, non siano poi così lontani. Il primo è uomo della “realpoliti­k”, il secondo più “umanitario”(e per cultura più vicino allo stesso presidente); il primo ha la competenza sulla terra, il secondo deve farsi garante della Guardia costiera. Ma a parte questo, in gioco non ci sarebbero questioni così dirimenti da arrivare a una rottura totale e improvvisa. Eppure i due, dopo la minaccia di dimissioni di Minniti, neanche si parlano.

E come pensano in molti nei palazzi del potere, si tratta di una battaglia molto politica: che Minniti studi da premier lo pensano molti di quelli che hanno avuto a che fare con lui negli ultimi mesi. Alla Farnesina, ma anche al Mit, ne sottolinea­no il “protagonis­mo”. Ambizione che qualcuno attribuisc­e anche a Delrio.

Di certo si è aperta la battaglia per il “dopo” elezioni, con il titolare del Viminale che potrebbe essere quotato e ben visto anche da pezzi del cen- trodestra e Delrio, che è espression­e di un’area più cattolica, una partita - per sè o in supporto a qualcuin altro - una partita la vuole giocare.

Paranoie

Il segretario Dem teme le ambizioni politiche dell’ex dalemiano

DISCORSI prematuri, ma fino a un certo punto, visto che Matteo Renzi parlando con La Stampasi è preoccupat­o di dire che Minniti guiderà la “congiura” per affossarlo se dovesse perdere la Sicilia.

E poi, le forze politiche stanno puntando sul tema della sicurezza anche in chiave elettorale. Cosa che lo stesso Mattarella sa bene. Negli ultimi interventi pubblici – a partire da quello davanti agli ambasciato­ri della Farnesina – ha richiamato l’Europa alle sue responsabi­lità. Il Presidente non vuole dare l’i mpressione che per l’Italia vada bene tutto e sa che negli ultimi anni il ruolo del nostro Paese è stato dato per scontato. Nel tentativo di tenere insieme tutte queste esigenze c’è da stupirsi se Mattarella oscilli, almeno nei toni?

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Un gruppo di migranti salvati; Papa Francesco, Renzi e il governo
Reuters/Ansa/ LaPresse Un mare di guai Un gruppo di migranti salvati; Papa Francesco, Renzi e il governo
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Ansa Sergio Mattarella

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