“Io, il deputato recluso per due giorni a La7”
È agosto e l’esponente di Articolo 1, rimasto a Roma, passa da una trasmissione all’altra
In
pieno agosto, con Lucifero che imperversa, la tv si trasfigura in un carcere di fuoco. Per due giorni, Alfredo D’Attorre è stato recluso negli studi televisivi di La7, l’emittente di Cairo. Martedì, Omnibus al mattino presto e la sera a In Onda. Ieri, infine, all’Aria che tira. D’Attorre è un deputato di Articolo 1, colto e studioso, con indubbia inclinazione allo stakanovismo, sottolineata da un pallore nordico.
A La7 le hanno preparato una branda, dica la verità.
( D’Attorre ride). Mi rendo conto che ho dato questa sensazione un po’ comica. Ma è stata la contingenza del momento.
Una contingenza notevole. Sono l’unico deputato di Articolo 1 rimasto a Roma questa settimana.
Ecco.
L’ufficio stampa di Mdp mi ha chiesto la disponibilità per questi due giorni.
E lei ha ceduto.
Mi hanno costretto a fare da tappabuchi ma gli spazi che vengono offerti vanno occupati.
Siete un partito nato ora. Appunto, non si possono lasciare questi spazi agli altri. L’etica della militanza supera la famiglia. A dire il vero se sono rimasto a Roma è proprio per motivi familiari.
Ah.
Abbiamo completato il trasloco in questi giorni, si parte il 13.
Basta tv allora, anche se la settimana ancora non è finita.
Spero proprio di sì, penso di aver dato abbastanza.
Non la vedremo in collegamento da qualche località montana o marina.
No.
Diciamoci la verità: serve andare in tv in questi giorni a ripetere più o meno gli stessi concetti ogni volta? Ma soprattutto: c’è qualcuno che segue queste trasmissioni il 10 agosto?
Condivido e mi auguro che le persone approfittino delle vacanze per staccare e riposarsi, peraltro una riflessione sui talk andrebbe fatta al di là del mese di agosto. Solo che vi tocca: ragion di partito.
Io preferisco i confronti diretti sul territorio, stiamo girando parecchio noi di Articolo 1.
C’è voglia di sinistra.
Ho questa percezione, le iniziative cui partecipo sono affollate. Per dirla con Bersani, “c’è più pane che denti”. Meglio della tv, in ogni caso.
Certamente.
Qualcuno, tra i suoi amici o colleghi, guardandola in tv non le ha scritto cose tipo “ma chi te lo fa fare?”?
( D’Attorre ride di nuovo). Qualcuno c’è stato.
Oltre ai migranti e al tormentone renziano, lei ha parlato del dramma venezuelano. Lì i rivoluzionari fanno la repressione.
La mia passione per la politica è nata in un viaggio in Venezuela. Era il 1985, avevo dodici anni. Andammo a trovare u- no zio che era emigrato. Rimasi colpito dalla povertà e dalle enormi diseguaglianze. Chavez arrivò più di un decennio dopo. Maduro ne è l’erede.
Maduro è una degenerazione del chavismo e il suo regime è indifendibile.
Torniamo in Italia. Chi è il vostro avversario? Renzi? No, è la destra. Con il Pd renziano c’è una competizione per cambiare i rapporti di forza, l’unica possibilità per riaprire una prospettiva di centrosinistra e arginare la destra.
C’è chi sostiene che destra e sinistra siano categorie superate.
Quando vado in tv e vedo palesarsi la Santanchè o Vittorio Feltri ho la percezione immediata della differenza profonda tra destra e sinistra. Lo dico con rispetto, senza alcun pregiudizio sulle persone.
Sono l’unico del mio partito ancora in città e l’ufficio stampa mi ha costretto a fare da tappabuchi in tv