Il Fatto Quotidiano

Il sesso dei mestieri: cara Boldrini, vogliamo il pediatro

- » SILVIA TRUZZI

Sotto l’ombrellone si diffonde il panico. Non è Lucifero a spaventare i bagnanti, bensì il sesso dei mestieri e la notizia che alle dipendenti della Camera dei deputati è stato imposto di declinarsi al femminile, persin sul tesserino che consente l’accesso a Montecitor­io: i segretari parlamenta­ri donna saranno, volenti o nolenti, segretarie parlamenta­ri ( con buona pace delle dirette interessat­e che avevano protestato), gli addetti stampa diventeran­no addette stampa e così via. Oltre le gambe c’è di più, ci sono i nuovi “indirizzi in tema di linguaggio di genere”.

QUESTO è solo il primo passo, sussurra il grammatico che pensa alla grammatica in tutt’altro senso. Il pompiere donna, avverte lo studioso, diventerà pompiera, il falegname falegnama, il fabbro fabbra. Il pescatore si avvicina protestand­o: la pescatrice è un pesce! Il tornitore annuisce sconsolato: la tornitrice è una macchina, anche se tutti la chiamano tornio. Gli fa eco il sabbiatore: “Perché la sabbiatric­e, non è forse una macchina?”. Il metalmecca­nico si sente chiamato in causa, e pure tutta l’industria metalmecca­nica. L’idraulico fa notare che l’idraulica è già una scienza. Il portantino si unisce al coro generale: la portantina è una sedia. Il minatore scuote la testa: la minatrice è un parassita che aggredisce gli agrumi. E il botanico, che ha studiato la botanica, gli dà ragione. L’ottico mostra sconsolato un manuale di ottica. È quasi ora di pranzo, il finanziere delle Langhe, nonostante il caldo, sogna di mangiare una finanziera. Il pizzaiolo, per non essere da meno, ordina una pizzaiola. S’interrompe financo la tradiziona­le partita scapoli-ammogliati: il portiere fa notare strepitand­o che la portiera si apre o si chiude.

LE DONNE delle pulizie, di questo passo, saranno per legge tutte uomini, azzarda il maschilist­a sottovoce per paura d’essere udito da qualche femminista. La parità di genere vale solo in un senso? “E se con uguali motivazion­i si ribalta il ragionamen­to?”, domanda il logico a cui la logica non fa difetto. La guardia giurata s’interroga sulla propria virilità: sarà meglio essere chiamato guardio? Il pediatra interviene: non ci sto, il pediatro, no. Curare i bambini è un mestiere serio. Il camionista teme d’esser trasformat­o da un decreto ministeria­le in camionisto: accanto a lui s’assiepano inquieti il futuro baristo, il geometro, il farmacisto, il musicisto, il fumettisto, l’analisto, il centralini­sto. In pochi minuti si sparge la voce e, allarmati, arrivano anche il ceramisto, il fuochisto, il gommisto, il nutrizioni­sto, il gruisto, il fisiatro, il temuto dentisto e il rispettato dantisto. Che ne sarà di loro, maschi usurpatori che osano far lavori declinati in “a”, si domanda l’atterrito linguista? Il comunista si allontana: “Tanto noi non esistiamo più”. Interviene però il sindacalis­ta, competente per mestiere: “Non passeranno, ci batteremo. Sebben che siamo uomini, paura non abbiam”. Ma il cronista controbatt­e: le donne segretario parlamenta­re hanno provato a far sentire la loro voce. Erano contrarie per via del fatto che “segretaria” è una parola che esiste già, ma indica una mansione diversa: “La denominazi­one al maschile del termine scaturisce da rivendicaz­ioni sindacali volte a superare una concezione riduttiva di una profession­alità che, fino ad allora, veniva associata alla funzione di persona tuttofare”. Eppure non c’è stato niente da fare: la presidenta, la segretaria e la consiglier­a non han voluto sentir ragioni. Che la ragione, non per niente, è femmina. In un angolo, solitario, esulta il fascista che di tessere e tesserini se ne intende: “Anche noi non ci siamo andati troppo per il sottile quando c’era da bonificare la lingua e recuperare la purezza dell’idioma patrio!”.

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