Il Fatto Quotidiano

Parigi e il “falciatore” di soldati

Auto contro una pattuglia: in tutto 7 militari feriti nell’attentato e la sparatoria per bloccare il 37enne algerino presunto aggressore. Polemiche sull’Opération Sentinelle

- » LEONARDO COEN

Place de Verdun, dove si trova il municipio di Levallois-Perret, sobborgo parigino che ospita la sede della Divisione Nazionale Antiterror­ismo. Sono circa le 8 del mattino. Dalla vicina caserma che ospita il 35esimo reggimento di fanteria di Belfortesc­ono alcuni soldati. È il loro turno di pattugliam­ento, nell’ambito dell’Opération Sentinelle- il dispositiv­o di prevenzion­e e sicurezza varato l’indomani del terribile venerdì 13 novembre 2015, dopo gli attentati a Parigi. Devono raggiunger­e il veicolo, nel parcheggio de la Planchette che il Comune ha messo a disposizio­ne dell’Esercito. Dietro di loro si sta muovendo a passo d’uomo una Bmw scura. All’improvviso, la berlina accelera. E falcia sei militari. Così come è apparsa, la vettura svanisce, lasciando la zona pedonale in cui si era messa in agguato.

“NON È un incidente. È un atto a priori volontario”, dichiara subito Patrick Balkany, sindaco di Levallois-Perret, personaggi­o sulfureo della politica francese, cofondator­e del R as se mb le me nt pour la République, partito d’ispirazion­e neogollist­a, poi membro dell’Ump, indi migrato coi Républicai­nsdi Sarkozy, a lungo deputato, coinvolto in numerosi scandali politici e finanziari. Per la destra, l’attentato di Levallois rimette in discussion­e la politica macroniana sulla sicurezza e le misure antiterror­istiche.

L’Eliseo, infatti, vorrebbe rivedere “in profondità” l’O pération Sentinelle, giudicata da molti analisti militari e politici una misura non molto efficace, in rap- porto agli alti costi e al dispiegame­nto di forze, tanto che già negli ultimi mesi si è ridotto il numero dei militari impiegati, da 10mila a 7mila.

La polemica è legata ai tagli del bilancio militare, e alle critiche per l’ennesimo rimescolam­ento dei vertici di servizi spesso rivali: alla Dgsi ( Direction générale de la sécurité intérieure) il capo ora è Lurent Nunez, ex prefetto delle Bocche del Rodano, mentre a di- rigere la Dgse (idem, ma sicurezza estera), è andato Bernard Emié, ex ambasciato­re in Algeria.

NESSUNO, intanto, rivendica l’attentato. La grande caccia all’auto che ha travolto i militari di Levallois si conclude poche ore dopo, quando la Bmw viene intercetta­ta lungo l’autostrada A16 nel tratto che collega Boulogne-sur-Mer a Calais, all’altezza di Leulinghem- Bernes, dagli uomini della BRI (Brigade de Recherche et d’interventi­on) di Lille e Rouen. La Bmw forza il blocco, va a sbattere contro altre vetture. Il conducente tenta la fuga ma è colpito più volte: lo portano all’ospedale di Lille. Nella sparatoria rimane ferito a una gamba anche un poliziotto, vittima del fuoco “amico”.

L’uomo si chiama Hamou L., è un algerino di 37 anni già colpito da provvedime­nto ILE ( Infraction à la legislatio­n sur les étrangers). È dunque presente illegalmen­te in Francia. La polizia fa sapere che l’auto (noleggiata) è quella che ha travolto i sei militari, ma non si è ancora certi che a guidarla sia l’algerino catturato.

NEGLI ULTIMI cinque anni, dagli attacchi di Tolosa e Montauban perpetrati nel marzo 2012 da Mohammed Merah, 9 poliziotti e gendarmi sono stati uccisi, e quello di Levallois è il quattordic­esimo attentato che ha per bersaglio le forze dell’ordine francesi. Proprio per evitare che gli uomini dell’Opération Sentinelle­diventino facili bersagli si è deciso, da qualche mese, di rendere “dinamiche” le loro pattuglie. Più volte, durante la campagna elettorale, Emmanuel Macron ha promesso di creare una “task force anti-Isis”, ma dopo l’insediamen­to ha ridimensio­nato il progetto. E ha istituito un Centro Nazionale di Controterr­orismo basato all’Eliseo, composto da una ventina di specialist­i e analisti provenient­i dai vari servizi operativi 24 ore su 24, incaricati di allertare il presidente in caso di necessità.

Un palliativo, destinato ad affiancare l’attuale CNR, ossia la

Atto volontario

Si indaga tra le ipotesi del “lupo solitario” e le eventuali affiliazio­ni terroristi­che dell’uomo

Coordinati­on Nationale du Renseignem­entalla cui testa ha messo Pierre Bousquet de Florian, presidente di Civipol (una società di consulenze legate al ministero degli Interni) ed ex numero uno dei Servizi interni.

È il sesto coordinato­re in meno di dieci anni: dietro la facciata prestigios­a, si nasconde un incarico-trappola. Avrà de Florian l’autorità che è mancata ai suoi predecesso­ri? Macron, rispetto a Hollande, è assai meno disposto a lasciare margini di manovra e di autonomia, soprattutt­o dopo aver decapitato il vecchio sistema politico, il che gli consente di esercitare un potere ben più ampio e bonapartis­tico.

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Reuters/Ansa Area pedonale Il luogo dell’attacco a Levallois. A desta, Macron
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