La Sicilia fa resuscitare le sue province Tornano elezione diretta e indennità
Miracolo
in Sicilia: in un caldo pomeriggio di agosto, sono resuscitate le province. L’assemblea regionale ha approvato la reintroduzione dell’elezione diretta di presidenti e consiglieri, con tanto di indennità e rimborsi spese, per i “Liberi consorzi”, come sono stati ribattezzati gli enti intermedi. Pur sotto altro nome, le 9 province siciliane torneranno a nuova vita, con nuove elezioni alla prima occasione utile.
È UNA TERRA speciale, la Sicilia. Laboratorio politico, sempre un passo avanti rispetto al resto del Paese. Oppure indietro, a seconda dei punti di vista. Quella che era stata la prima regione ad abolire le province, superando la legge Delrio, ora è la prima a riportarle alla luce. Nel 2014 la riforma del gover- no ha trasformato le province in enti di secondo livello per le regioni ordinarie, senza però riuscire a cancellarle davvero. Così nel luglio 2015 è stata la Sicilia a fare il salto definitivo, istituendo sei “li b er i c on so rz i ” e le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.
In un caso o nell’altro, la filosofia del provvedimento era la stessa: ridimensionarne funzioni e organi, con l’elezione indiretta per tutti i rappresentanti, senza compenso. Un po’in tutta Italia ci sono già state le prime elezioni senza cittadini: sindaci e consiglieri che votavano se stessi.
Sarà che dopo la bocciatura del referendum costituzionale la riforma è rimasta in un limbo (e non è riuscita nemmeno a ottenere i risparmi promessi, come certificato dalla Corte dei conti). O forse – come accusa il M5S, che ha votato contro il provvedimento – è solo il timore di restare senza poltrona ora che l’Ars (l’assemblea regionale) è stata ridotta del 20% dei posti. Ma nell’isola hanno deciso di porre fine all’esperienza della legge Delrio, svuotandola dei suoi due principi cardine: ovvero ripristinando l’elezione diretta dei rap- presentanti di Liberi consorzi e città metropolitane, con un’indennità per il presidente (pari a quella di un sindaco di capoluogo) e rimborsi per i consiglieri.
LA PROPOSTAè passata grazie alla spaccatura del Pd (solo 3 voti contrari nella maggioranza, tra cui il governatore Crocetta). Praticamente scontato che la “controriforma” siciliana verrà impugnata davanti alla Corte costituzionale perché in contrasto con la normativa nazionale. Ma intanto Vincenzo Figuccia, consigliere di Forza Italia e primo firmatario del provvedimento, esulta entusiasta testimone del prodigio: “La Sicilia vede la luce”.