Foggia nel sangue: il sonno dello Stato genera mafie
Procura sotto organico, funzionari inesperti, niente Dda. Adesso 192 agenti in più
Dopo la carneficina consumatasi mercoledì, tra Apricena e San Marco in Lamis, il ministro dell'Interno Marco Minniti arriva a Foggia e annuncia la “ri spos ta durissima dello Stato” a ll a mafia foggiana. Ci sono voluti 17 omicidi nel solo 2017, un trentina negli ultimi due anni, ma lo Stato finalmente dichiara di impegnarsi: arriveranno 192 unità aggiuntive del Reparto prevenzione e crimine, inclusi 24 cacciatori di Calabria, investigatori dello Sco della Polizia, del Ros dei carabinieri, dello Scico della Guardia di Finanza. E migliore tecnologia. L’impegno preso, però, non cancella la sonnolenza del governo in questi ultimi anni. E appare singolare, dati i precedenti, che nell'incontro con i sindaci dei Comuni maggiormente soffocati dalla presenza mafiosa, il ministro dell’Interno abbia chiesto aiuto per esortare alla “rivolta morale i cittadini”. Singolare, perché a chiedere aiuto per anni – finora erano state proprio le istituzioni locali. Senza risultati.
Il primo ad alzare la voce, nel 2014, in una drammatica audizione davanti alla commissione Antimafia, fu l’ormai ex questore Piernicola Silvis. Di fronte alla presidente Rosy Bindi elencò i problemi della provincia di Foggia. Gli fu risposto: “Insomma, si sta sottovalutando il fatto che sta nascendo un'associazione da 416- bis, che non è più la Sacra Corona Unita?”. Silvis fu lapidario: “Non sta nascendo, signora presidente: è nata, da anni”.
DA QUEL GIORNOsono passati altri tre anni. Silvis ha fatto in tempo ad andare in pensione, lo scorso agosto, prima che il governo decidesse di spiegare alla “Società Foggiana”, ai clan di Cerignola, e alla mafia garganica, che ha intenzione di affrontarla come si conviene a uno Stato. Non una, ma ben tre organizzazioni criminali, che si spartiscono la seconda provincia italiana per estensione del territorio. Di questo, stiamo parlando. Mare, collina, strade imboscate e montagne, dove da anni troppa gente scompare. E chi opta per la latitanza, ci riesce benissimo. Lo sa bene Silvis, che prima di salutare tutti, con l'ennesimo invito ad accendere i riflettori su Foggia, ha raccolto da terra più di 30 morti. L'ultimo a Vieste il 27 luglio. Il benvenuto al suo successore, Mario della Cioppa, arrivato da A-
Sul territorio I sindaci da tempo chiedono un intervento deciso. Ma 15 militari del Ros sono arrivati solo ad aprile ROSY BINDI
Davvero stiamo sottovalutando che a Foggia sta nascendo un’associazione mafiosa, che non è più la Sacra Corona Unita? 31 luglio 2014
scoli, è stata la strage di San Marco in Lamis di appena tre giorni fa. Quattro morti. E il tabellino dell’anno sale a 17.
I primi cittadini, di fatto, avevano capito tutto molto prima di Minniti e del governo. Da mesi chiedono un intervento definitivo di fronte a una guerra di mafia. Ma la prima risposta è arrivata solo ad aprile, con la costituzione di una sezione del Ros dei carabinieri dipendente da Bari. Da anni il Sindacato autonomo di polizia chiede la costituzione del Reparto prevenzione crimine. Ancora ieri, il sindaco di San Severo, Francesco Miglio, ha ribadito la necessità al ministro, che ha a ss ic ur at o: arriverà. E avrà base proprio a San Severo. Ma in quali condizioni, fino a oggi, lo Stato ha combattuto questa guerra? Investigatori e pm, di certo, non si sono mai risparmiati. Resta il fatto che Mario Luciano Romito, il boss ucciso l’altroieri, era appena stato scarcerato dopo una sentenza del Tribunale del Riesame. Sbagliata, secondo la Cassazione. Secondo la Procura di Foggia, doveva essere in carcere, in seguito alle indagini per rapine ai portavalori. Ordinanza cautelare emessa quando era già in carcere per ulteriori in- chieste. Per il Riesame, invece, le prove non erano sufficienti. La Cassazione è stata di parere opposto. Ma nel frattempo il boss è stato ucciso. E anche la faida che lo ha ammazzato, in parte, trova origine in vicende giudiziarie: i Romito – si scopre nel maxi-processo del 2009 – sono stati tra i confidenti che hanno incastrato il clan Libergolis. E così parte la vendetta.
Dopo la morte del boss e l’ennesima mattanza, il governo annuncia l’arrivo di 192 rinforzi: ma alla parte strutturale – i 192 agenti, prima o poi, andranno via – mancano almeno due pezzi. E uno non dipende dai poteri di Minniti. La Procura di Foggia attende il nuovo procuratore capo, dopo l'addio di Leonardo Leone De Castris, passato a Lecce, e resta sotto organico: dei 22 magistrati previsti, tra sostituti e aggiunti, se ne contano solo 18.
NEL FRATTEMPO, Mi nnit i, nelle scorse settimane ha proposto Massimo Mariani come prossimo prefetto della città, a partire da settembre. Un neofita – per quanto bravo sia – rispetto allo scenario in questione: si tratta della sua prima nomina, anche se vantare un’esperienza da vicario a Cosenza e la presidenza della Commissione per l'accesso agli atti nel comune di Monte Sant'Angelo, poi sciolto per mafia. Il vuoto maggiore però – denunciato da anni, oltre
che da Silvis, anche dalle associazioni Populus e Dauniattiva.it – riguarda una sezione operativa distaccata della Direzione investigativa antimafia. Foggia non ha una sede locale della Dda. Le associazioni hanno raccolto migliaia di firme consegnate ieri a Minniti. “È nelle sue facoltà decidere di istituire la sezione, come già avvenuto in passato ad Agrigento. Sarebbe garantito un supporto investigativo stabile e definitivo alle forze dell'ordine che, tra mille difficoltà, già agiscono sul territorio”, spiega l'avvocato Marcello Mariella, di Populus. Appello già lanciato a ottobre scorso. Inascoltato. Fino alla strage nella sperduta campagna garganica che finora – uno dopo l'altro – ha inghiottito 300 persone in trent'anni.