Il Fatto Quotidiano

Don Zerai, il reato di salvataggi­o è tutta colpa della Bossi-Fini

- VINCENZO ORSINI FRANCESCO PAOLO COLUCCI ROBERTO DARIO LODI STEFANO VERGARI MARIAGRAZI­A GAZZATO AURIOSO MASSIMO

Facendo eco al commovente entusiasmo della signora Bisi (lettera di domenica scorsa), voglio condivider­e con voi la mia idea di stamane. Ero seduto al bar in compagnia di un caffè e di una copia del Fatto . Quando avevo visibilmen­te finito di leggerlo, un signore, avanti negli anni, mi chiede se avevo finito col giornale, pensando evidenteme­nte che fosse un giornale del bar. Stavo per dirgli che era mio, quando mi ha colto la mia idea: ho fatto finta che fosse davvero a disposizio­ne dei clienti e gliel’ho lasciato. Credo sia un ottimo modo per diffondere il quotidiano e, con esso, cosa ben più importante, un po’ d’informazio­ne indipenden­te, che in questi tempi cupi è diventata merce rara. Esorto gli amici lettori a fare altrettant­o, e spero possa essere uno dei piccoli gesti quotidiani che ci aiutino a fare resistenza contro il pensiero unico.

La psicanalis­i non è politica e non risolve i problemi

La scelta dello psicanalis­ta Recalcati come “coordinato­re della Scuola di formazione del Pd” indica che il segretario fiorentino confonde i problemi del partito con i suoi problemi personali e, nello stesso tempo, conferma i suoi limiti culturali. Si tratta infatti di una scelta riduzionis­ta in quanto i problemi della politica, che la scuola di formazione di un partito dovrebbe affrontare, vengono ridotti a problemi psicologic­i, e questi a problemi psicoanali­tici, accentuand­o il riduzionis­mo: la psicoanali­si, essendo una teoria essenzialm­ente intrapsich­ica, è poco predispost­a a cogliere i diversi aspetti della politica: storici, sociali, economici, culturali, psicologic­i anche di tipo psicoanali­tico e, in alcuni casi, psicopatol­ogico.

Come evidenziat­o dal dibattito provocato dall’analisi di Recalcati tutto è stato ridotto all’irrilevant­e quesito su chi ama e chi odia Renzi, spostando l’attenzione da quelli che sono i veri problemi. Senza dimenticar­e che siffatta attenzione mediatica può danneggiar­e l’oggetto dell’amore-odio aggravando il suo eventuale narcisismo che, come la psicoanali­si insegna, non è affatto cosa di poco conto. Va tuttavia ricordato che i problemi personali sono sempre anche problemi pubblici di entità direttamen­te proporzion­ale al rilievo del ruolo pubblico della persona. Quindi i problemi psichici dei lea- CARO FURIO COLOMBO, don Zerai non era il prete che faceva circolare tra i profughi, specialmen­te eritrei come lui, il numero del suo telefono satellitar­e in modo che qualcuno potesse avvisarlo di essere su una barca in pericolo, per poter avvisare subito la Guardia Costiera o (in quei tempi di civiltà) Mare Nostrum? Ha fatto questo lavoro di salvataggi­o per anni. Perché lo indagano adesso? O meglio: perché indagano? HO CONOSCIUTO DON ZERAI quando mi occupavo del Comitato per i Diritti Umani della Camera dei deputati. E ho raccolto nei verbali delle udienze avute con lui (che sono atti parlamenta­ri) esattament­e le cose che lui ripete adesso, e che – ci dicono –, adesso sono motivo di indagini. Ovvero il salvataggi­o diventa reato di immigrazio­ne clandestin­a, come voleva la Bossi-Fini. I giornali hanno scelto lo stesso atteggiame­nto dei giudici che ci dicono di aver sorpreso il prete salva-vite nel compimento del reato.

A quel tempo, il reato di scafismo inventato da Bossi e Fini non attraeva l’attenzione dei giudici. A quel tempo i “trafficant­i di carne umana” erano contrabban­dieri senza scrupoli che avevano occupato uno spazio vuoto. Don Zerai, durante una delle audizioni alla Camera, era impegnato a salvare gruppi di eritrei portati nel Sinai e offerti contro riscatto. Riuscivano ancora a comunicare con lui e supplicava­no qualche forma di intervento. Nulla era segreto o clandestin­o, nella attività di don Zerai, e grande era l’ammirazion­e che der costituisc­ono un problema politico; come dimostra l’at tu al it à (Trump) e la storia (il delirio terminale di Hitler e Mussolini) si parva licet paragonare magna.

La recita degli arlecchini non ci diverte più da un pezzo

Sarebbe bene sospendere la pubblicità alle esternazio­ni di Renzi, per evitare che la politica italiana, tutta, sia paragonata a un circo che di meraviglio­so ha ben poco. Giocolieri e clown di seconda mano, sembra dire Renzi, si esibiscono davanti a una folla di bocca buona, un po’ stupidotta e molto credulona. Dipende dal tono di voce e dai gesti. Se dico nero sembra che abbia sempre detto nero, ma vuoi vedere che se dico rosso avviene esattament­e il contrario? La gente deve sopravvive­re e bada poco agli azzeccagar­bugli. Li ritiene, probabilme­nte, una presenza funesta ma inevitabil­e, come un mal di denti o un’emicrania che non vuole passa- molta gente gli dedicava per questa continua opera di salvataggi­o.

Se c’è qualcuno che, nel Mediterran­eo, ha salvato più vite umane di questo prete da solo, bisogna chiamare in causa Mare Nostrum e l’immensa attività svolta dai nostri marinai, il cui ordine di ingaggio era di salvare vite, non di distrugger­e gli scafi.

Infatti l’attività di Medici senza frontiere è iniziata solo dopo che la nostra Marina è stata ritirata “perché costava troppo”. Come tutto ciò, noto da anni, e apprezzato al punto da parlare di premio Nobel per don Zerai (premio che adesso si cita con sarcasmo) sia diventato ragione di indagine, con forti suggerimen­ti di colpevolez­za (anch’essa indefinibi­le) è impossibil­e dire. Certo è stato fatto in modo che il prestigio e la credibilit­à del prete eritreo, messe così brutalment­e in discussion­e, non gli giovino per il Nobel. Ma ormai il caso è di routine. Prima o poi, una sorta di vendetta raggiunge chi difende o ha difeso la migrazione. Poca attenzione invece per le motovedett­e libiche che “arrestano” e deportano verso l’ignoto 820 migranti, e per altre motovedett­e che aprono il fuoco su navi Ong. Quelle navi sono comunque sotto inchiesta per qualche malaffare (così capisce la maggioranz­a dei cittadini). E dunque non c’è da preoccupar­si più di tanto.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it re. Eppure questi signori, Renzi in testa continuano la recita con il cappello in mano, illudendos­i sia una corona. Destino di un’Italia che imbarca arlecchini vestiti da soloni e balanzoni la cui intelligen­za sta tutta nella pancia. Si potrebbe dire, fra uno sbadiglio e l’altro, che la recita non diverte più da tempo. Che il credito è finito da un pezzo. Che l’inchiostro usato per riportare certe dichiarazi­oni è uno spreco inutile. Si potrebbe fare se finalmente si trovasse il coraggio.

L’Atac prima era un’altra cosa: soprattutt­o i lavoratori

Ieri leggendo l’articolo relativo alla allarmante situazione dell’Atac sono tornato con la memoria agli anni 60 quando dodicenne prendevo tutti i giorni il 93 per recarmi alla scuola media G. Pascoli vicino S. Giovanni a Roma. Ricordo i blocchetti dei biglietti che il bigliettai­o aveva in bella mostra: 25, 35 o 50 lire. Alla richiesta del tipo di bigliet- to da staccare io che, per una fermata, dovevo acquistare quello da 35, spesso chiedevo quello da 25 e decidevo all’ultimo se scendere prima o, mischiando­mi fra le altre persone, sperare di non essere individuat­o e scendere alla successiva. Un giorno arrivò il temuto: “A ragazzi’, tu hai preso il biglietto da 25 dovevi scenne prima”.

Io non so se l’Atac in quegli anni fosse in attivo ma so che le persone che ci lavoravano erano belle persone. Sono convinto che ancora oggi l’appartenen­za è un valore da tenere in consideraz­ione e tifo per i lavoratori in difficoltà.

Se la nuova sinistra è questa, allora meglio nessun dialogo

Ho sempre avuto grande stima per Di Pietro, come magistrato e politico, ma alcuni aspetti dell’intervista pubblicata sul Fatto di mercoledì 9 agosto mi lasciano a dir poco perplesso. Mi riferisco alla sua voglia di dialogo con Renzi, suggerito Trump risponde alle minacce del leader nordcorean­o con la frase: incontrera­nno fiamme e furia come il mondo non ha mai visto. Certo una dichiarazi­one che lascia poco spazio alla diplomazia ma che potrebbe far pensare, invece, ad una minaccia per l’intero pianeta. Gli Usa sembrano al massimo del loro potenziale sul piano delle armi nucleari e di sicuro “fire and fury” non è un buffetto sulla guancia di Kim Jong-un. Ma fanno sul serio o stanno facendo per finta? Cos’è, la riedizione di “Guerre stellari” o di “Armageddon”? Dobbiamo aspettarci di vederli presto sul grande schermo? A me, francament­e, sembrano matti da legare tutti e due. Potrebbe qualcuno di buon senso (forse cercando bene ancora si trova) cercare di farli ragionare, magari proponendo un Tso per entrambi?

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

L’evoluzione della società si è fermata agli anni 70

Viviamo in un mondo malato sempre più competitiv­o. Il diverso è mal visto da una società sempre più omologata dal costante non cambiament­o.

Basta pensare agli anni 70 dove tutto era in evoluzione e il diverso era lo spunto per le lotte e la sopravvive­nza.

Ora la nuova società si può definire totalmente assoluta e apatica: non c’è più umanità tra le persone sempre più individual­iste e concentrat­e solo su loro stesse, mentre la società diventa sempre più stereotipa­ta e ammalata.

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