Il Fatto Quotidiano

La roulette dell’emergenza: il 112 funziona solo a metà

Da Nord a Sud Il numero unico manca in Toscana, Campania e in gran parte della Puglia. E quando è operativo va a rilento

- A CURA DI ROBERTA BENVENUTO, ANGELA CAPPETTA, FABRIZIA CAPUTO, GIUSEPPE GIUSTOLISI, GIUSEPPE PIETROBELL­I, FERRUCCIO SANSA, MARIATERES­A TOTARO

In Toscana, il Numero Unico per le emergenze (112) non è ancora in funzione. Così come in Campania, in Veneto, in Puglia e in altre Regioni. “Si devono adottare soluzioni che mettano in assoluta sicurezza l’emergenza sanitaria” ha detto ieri il governator­e della Toscana, Enrico Rossi, rivolgendo­si al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. “In Toscana - ha aggiunto - funzionerà quando ci sarà sicurezza assoluta che l’emergenza sanitaria non subirà disservizi”. Intanto, meglio il vecchio 118 .

UN TEMA, quello del Numero unico per le emergenze, da approfondi­re dopo i ritardi e le attese denunciati da Repubblica nel caso del soccorso di un uomo che, dopo un malore, è poi morto ad Albano Laziale. In pratica, si tratta di un numero - voluto dall Unione europea - da chiamare per l'ambulanza, i vigili del fuoco o le forze dell'ordine: una sala operativa di primo livello smista poi le telefonate a quelle di secondo in base alle esigenze. Nelle regioni che lo hanno predispost­o, però, non va tutto benissimo. In Piemonte, è partito il 21 marzo ma ha mostrato alcune falle già nei primi giorni di agosto con la morte di un bambino rimasto incastrato sotto un masso. Il Conapo, il sindacato dei vigili del fuoco, ha calcolato un ritardo di 15 minuti tra la segnalazio­ne al 112 e quando sono stati attivati i pompieri.

A ROMA, le attese sembrano la normalità nonostante il servizio sia attivo dal novembre 2015 e nonostante la Regione abbia investito 3,5 milioni di euro per il 112 di Roma e Provincia (1,5 per le altre). “Ho aspettato per quasi 10 minuti mentre una voce registrata ripeteva al telefono ‘Rimanga in attesa’ – racconta Patrizia –. Un ladro aveva appena mandato in frantumi il vetro posteriore di un’auto, quando mi ha vista si è dato alla fuga. Ci ha provato anche una mia collega: stessa attesa. Alla fine qualcuno ci ha risposto e ha trasferito la chiamata al centralino dei Carabinier­i. Solo da quel momento il processo si è velocizzat­o”. La volante arriva dopo 5 minuti. “Se il ladro mi avesse inseguita mentre ero in attesa, avrebbe potuto occultare il mio cadavere in tutta tranquilli­tà”.

GENOVA. Emilio è appena sfuggito a un’a g gr e s si o ne . “Ho chiamato per chiedere aiuto perché c’era un automobili­sta che cercava di aggredirmi con una bottiglia. Sono stati gentilissi­mi, ma mi hanno chiesto il nome, il cognome, il luogo dove mi trovavo. Poi mi hanno passato i vigili urbani che non hanno risposto. Alla fine sono passati minuti. Per fortuna sono riuscito a seminare quel tizio...”. E dire che, dopo una prova, al “Pr o nt o 112” la risposta è istantanea: in tre tentativi arriva sempre prima del secondo squillo (tempo medio 4 secondi). Gli operatori, quando cade la linea, richia- Ge

ntile direttore, sono costretta a scriverle in merito a un articolo del 2 agosto a firma Massimo Fini. Purtroppo è la seconda volta che il giornalist­a parla di omosessual­ità, mi spiace aggiungere un po’ a sproposito, e ancora una volta senza cognizione di causa.

Io e mio marito, orgogliosi genitori di un figlio omosessual­e, nel leggerlo siamo scoppiati a ridere e questo ci è dispiaciut­o molto. È stata una risata amara, anche se una risata.

Oggi, l’o m os e s s u a l i t à maschile non è in aumento perché la paura degli uomini nei confronti della donna è diventato terrore e al contempo l’omosessual­ità femminile è in aumento perché le donne faticano sempre di più a trovare il maschio alfa, il cosiddetto maschio vero. Queste idee fanno parte di mano subito per informarsi se ci sia un’emergenza. Insomma, funziona bene. Ma restano i problemi del modello italiano: la chiamata è ricevuta da un operatore che la smista ai vecchi centralini. Uno per ogni corpo. Si duplicano filtri e tempi.

A MILANObast­ano due secon- di e uno squillo. A un immediato “Da dove chiama?” segue un “Di cosa ha bisogno”. Il tempo di verificare il tipo di urgenza, indirizzo e l’identità di chi chiama, a 50 secondi dal primo squillo si conclude la telefonata. La linea passa al secondo livello. Tempo di attesa : 30 secondi. Se cade le linea, la recall parte nel giro di qualche secondo. Sul totale di chiamate solo il 40% arriva al secondo livello: il resto sono falsi allarmi filtrati dal Nue.

A CATANIAil servizio è attivo dal 20 giugno e sembra essere efficiente. La centrale unica di risposta si trova all’ospedale Cannizzaro. Nel seminario informativ­o dell’azienda, ne è stato spiegato il funzioname­nto, con dimostrazi­one di chiamata. È stata prevista anche la traduzione multilingu­e. La media di trasferime­nto di chiamata è prevista in circa quaranta secondi. Al primo squillo risponde una voce femminile “siete in linea con..”. Poi lo smistament­o. Il tutto in meno di trenta secondi. IL VENETO non ha ancora avviato il numero unico di emergenza. Il consiglio regionale ha approvato a dicembre un articolo del Collegato alla Legge di stabilità 2017 che ne prevedeva l’istituzion­e. Previsto, in attesa della sottoscriz­ione di un protocollo con il ministero dell’Interno, anche uno stanziamen­to di 100 mila euro, che però non è ancora partito.

S PE RI ME NTAL E in Puglia, dove funziona soltanto nella provincia di Brindisi. Per averlo altrove, si dovrà aspettare, nonostante l’approvazio­ne ( lo scorso anno) di una mozione a firma dei consiglier­i M5S Mario Conca e Marco Galante: “La proposta viene ignorata – spiega Conca –. Non è un problema di coperture finanziari­e, ma di mancanza di volontà nel superare i vecchi sistemi”.

NEI GIORNI scorsi Repubblica ha denunciato il caso della ragazza che ha chiamato i numeri di emergenza per soccorrere il padre che aveva accusato un malore. Attese e nessuna risposta. Dopo molti tentativi, i familiari hanno deciso di raggiunger­e da soli l’ospedale ma al loro arrivo, per l’uomo, non c’è stato nulla da fare

Modello italiano Si moltiplica­no di molto i tempi: l’operatore deve smistare le chiamate ai vari centralini Il caso

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LaPresse Il Nue Il 112 è il Numero unico di emergenza attivo in tutta l’Unione europea
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