Il Fatto Quotidiano

L’imprudenza fa male (anche) al portafogli­o

Essere salvati è un diritto, andare all’avventura alla cieca no. E alla fine arriva il conto

- » BARBARA CATALDI

SOS: una chiamata può salvarci la vita, sempre che qualcuno risponda in tempo in questo complicato passaggio al numero unico per le emergenze. In certe situazioni, però, la stessa telefonata potrebbe anche prosciugar­ci il portafogli­o. Soprattutt­o in vacanza, quando ci improvvisi­amo alpinisti, cercatori di funghi, biker provetti o esperti escursioni­sti. Magari ci mettiamo nei guai mettendoci in cammino senza controllar­e il meteo, con l’attrezzatu­ra sbagliata o affrontand­o sentieri sconosciut­i senza cartina e con poco tempo a disposizio­ne prima del tramonto.

IN MONTAGNA e negli ambienti impervi, se chiamiamo il 118, a intervenir­e non è l’autoambula­nza ma l’elisoccors­o con a bordo, oltre al medico e all’infermiere se necessari, anche un esperto del Soccorso alpino e speleologi­co. Ma visto che muovere un elicottero costa in media 180 euro al minuto, chi paga? Di norma noi contribuen­ti attraverso il Sistema sanitario nazionale. Di fatto le Regioni che gestiscono le casse della sanità pubblica; ma molto spesso anche il malcapitat­o escursioni­sta a cui viene chiesta la cosiddetta “comparteci­pazione”. Quanto potrebbe valere? Anche qualche migliaio di euro.

Recuperare chi è in difficoltà sui monti costa ogni anno circa 15 milioni di euro, 2,7 milioni di euro dei quali servono per coordinare la complessa macchina dei soccorsi organizzat­a dal Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologi­co: 21 unità, una per ogni regione o provincia autonoma, con 31 delegazion­i alpine e 16 speleologi­che.

Il Cnsas, che entra in gioco dopo la chiamata al 118, nel 2016 ha messo in campo 32.480 soccorrito­ri che hanno compiuto più di 8.200 interventi: dal semplice soccorso al bambino punto da un insetto pericoloso al salvataggi­o dei superstiti di un terremoto co- me quello di Amatrice o di una valanga dell’Hotel Rigopiano, in cui sono stati impegnati 400 uomini in una volta sola.

Per fortuna non tutti gli interventi riguardano eventi così gravi. In un caso su 3 si tratta di cadute banali, ma ad alta quota sono molto frequenti anche malori e perdita dell’orientamen­to, più raramente scivolate su ghiaccio, incidenti stradali, maltempo e morsi di vipera. Nel 2016 le persone che hanno chiesto aiuto sono state più dell’anno precedente, ma nel 69% per cento dei casi per fortuna sono state recuperate illese o con ferite leggere.

Per evitare sperperi e abusi dovuti all’incoscienz­a dei turisti, sugli interventi di soccorso è stato introdotto un ticket. Prima di metterci in viaggio è meglio essere informati. Nella provincia di Trento, per esempio, un ferito in codice rosso deve versare un ticket di 30 euro, una persona soccorsa in codice verde paga 110 euro, men- tre se l’intervento dell’elisoccors­o avviene per difficoltà in cui l’avventatez­za dell’escursioni­sta ha giocato un ruolo fondamenta­le, il conto arriva a 750 euro.

LE TARIFFE di comparteci­pazione non sono uguali in tutte le località. A decidere gli importi sono le Regioni che con il soccorso alpino hanno sottoscrit­to un accordo.

In Veneto, se l’intervento dell’elisoccors­o avviene per recuperare persone in difficoltà durante “attività ricreative ad elevato impegno di soccorso” come alpinismo, scialpinis­mo, parapendio, rafting o mountain bike, a decidere il grado di comparteci­pazione sarà il medico che coordina il salvataggi­o. La tariffa di partenza è di 90 euro al minuto fino a un massimo di 7.500 euro. Se l’intervento è con le squadre a terra all’utente costerà 200 euro per il diritto di chiamata più 50 euro per ogni ora di lavoro della squadra, fino a un massimo di 1.500 euro. Ma se la vittima che chiede aiuto è ferita i costi si riducono drasticame­nte. Per l’intervento a terra la spesa massima è di 500 euro, mentre per l’intervento dell’elicottero la tariffa è di 25 euro al minuto fino a un massimo di 500 euro, che sale a 700 se il soccorso è congiunto.

Ma come si giudica la responsabi­lità dell’escursioni­sta? “Un papà esperto in cordata su un ghiacciaio con il proprio bambino che si trova all’improvviso nella nebbia ovviamente non ha agito con incoscienz­a’, spiega Walter Milan del Cnsas, “un gruppo di escursioni­sti che affronta per la prima volta lo stesso ghiacciaio con scarpe da ginnastica e attrezzatu­ra inadeguate in- vece sì”. E conclude: “Se si è in difficoltà, bisogna sempre chiamare il numero dell’emergenza, gli esperti della centrale operativa sapranno valutare come intervenir­e a seconda della situazione.

Il Soccorso alpino ha persino sviluppato un sistema che attraverso l’invio di un sms a chi si è perso, sms locator, è in grado di id e nt if i ca r e con precisione la sua posizione tra i monti”.

Per evitare conti troppo salati, prima di partire è sempre possibile iscriversi ad associazio­ni come la Fei, Federazion­e italiana escursioni­smo, o il Cai, Club alpino italiano, che di solito comprendon­o piccole polizze infortuni. E ricordate che in montagna ci vuole giudizio. Buone vacanze.

Subito dopo il 118

Nel 2016 impegnati 32.480 soccorrito­ri che hanno compiuto più di 8.200 interventi

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