Amore al tempo della riforma penale Orlando
Una coppia, una famiglia allargata e tre casi di cronaca che la riguardano direttamente. Ma le forze dell’ordine sono intervenute subito. Sollievo per tutti? Non esattamente. Ecco perché
Carmelo Patanè e Rosalia Lolli, ingegnere lui pediatra lei, palermitani innamoratissimi, vivono sui Colli Euganei. Hanno un figlio di tre anni, Luca, e dai loro matrimoni precedenti Luigi, 14 anni, che vive con la mamma a Como e Andreina, 13 anni, che sta con il papà a Palermo. D’estate si trovano nella casa al mare a San Leone, nell’agrigentino. Una famiglia allargata, che prima delle vacanze scorre con apprensione le notizie di cronaca nera:
– Palermo, 13 arresti per spaccio davanti alle scuole, tra cui quella di Andreina (Ansa 30.5.2017);
– In carcere 3 spacciatori nel comasco, attivi anche nella scuola di Luigi ( Ansa 31.12.2016);
– Sgominata banda di albanesi a Padova, che tra le altre aveva svaligiato la villa dei Patanè (Ansa 7.6.2017).
Carmelo e Rosalia pensano di essere fortunati perché le scuole dei loro figli e la loro casa sono per il momento al sicuro. Presunti ladri e pusher, ristretti da misure cautelari, non possono continuare a rubare e piazzare hashish e cocaina. Peccato che dal 3 agosto 2017, con l’ennesima riforma della giustizia penale, simili operazioni saranno molto più complicate o impossibili. Il comma 3-bis aggiunto all’art. 407 del cpp prevede nuovi stringenti termini per il Pm (3 mesi prorogabili una sola volta per casi eccezionali) per l’archiviazione o l’esercizio dell’azione penale. Violarli comporta l’obbligo di comunicazione alla Procura Generale e l’avocazione del procedimento con possibile azione disciplinare per il Pm lumaca, scansafatiche o arbitrario interprete della discrezionalità dell’azione penale.
Siccome il termine di indagine per spaccio e furto in abitazione è di 6 mesi, il Pm deve esercitare l’azione penale o chiedere al Gip l’archiviazione entro 9 mesi dall’iscrizione del fascicolo, cioè da quando il preside del Comasco o quello di Brancaccio hanno denunciato lo spaccio. Le indagini si possono anche prorogare con richiesta al Gip, ma il provvedimento, per questi reati, va notificato all’indagato che scoprirà di essere nel mirino e andrà da Padova ad Agrigento per continuare a rubare, magari nella casa al mare di Carmelo e Rosalia.
DURANTE i 6 mesi di indagini la polizia giudiziaria avrà dovuto identificare i soggetti, fare e trascrivere intercettazioni, pedinare, sequestrare dosi, escutere acquirenti, documentare cessioni. Terminate le attività investigative, a questo punto, in soli tre mesi si dovrà redigere l’informativa finale di Pg, formulare la richiesta di applicazione di misura cautelare, ottenere l’ordinanza dal Gip, eseguirla, interrogare gli indagati, discutere il riesame, effettuare eventuali ulteriori accertamenti incipienti, emettere l’avviso di conclusione indagini e alla fine esercitare l’azione penale. E in pendenza di richiesta cautelare, il Pm non potrà esercitare l’azione penale e la conseguente avocazione del procedimento da parte del Procuratore Generale avrà l’unico effetto di sottrarre l’indagine al titolare.
Senonchè, fare tutto questo in tre mesi è impossibile.
E cosa succederà, dato che non è prevista alcuna sanzione processuale per lo sforamento del termine? Qualcuno non disporrà più quelle misure. Nessuno vuole farsi avocare l’in- dagine: sarebbe un danno all’immagine del magistrato (già ridotta ai minimi termini), esposto anche al rischio di procedimenti disciplinari (non essendo scontato che il ritardo possa considerarsi “non ingiustificato”).
Carmelo e Rosalia non immaginano che non si faranno più indagini complesse ma solo “mordi e fuggi” e non si disporranno misure cautelari. Non vedono dietro l’angolo l’esercizio di una giurisdizione difensiva e burocratica da parte delle procure, per definire i procedimenti nel più breve tempo possibile con archiviazioni “a stampone”, avvisi di conclusioni indagini rabberciate e rinvii a giudizio claudicanti. Saranno i giudici (e gli imputati) a piangersela.
Leggono che l’intento della riforma è nobilissimo (tempi certi e ragionevole durata del processo), ma intuiscono che il rimedio è peggiore della malattia. A loro non interessano tecnicismi e latinorum: sentire che non è cambiato nulla, essendo già prevista l’avoca- zione dal vecchio art. 412 cpp, perché ora, invece, tutto è cambiato atteso che la Camera dei Deputati ha impegnato il Governo a monitorare l’applicazione delle avocazioni, mentre la riforma consolida il doppio binario tra procure ordinarie e distrettuali, visto che per i reati di competenza di queste ultime, al di là del più lungo “tempus lugendi” (15 mesi anzichè 3), si può prorogare le indagini senza notificarlo all’indagato. Con una differenza sempre più marcata tra reati di seria A e di serie B (ammesso che tali siano furti in abitazione e spaccio nelle scuole).
PER CARMELO e Rosalia, piuttosto, è rilevante che nessuno degli addetti ai lavori, magistrati associati e non, abbia mosso un mouse per protestare. A loro preme che qualcuno pensi a cosa succederà nella primavera del 2018, quando arriveranno a scadenza i nove mesi. Sperano che si possa continuare a tutelare scuole e case. Certo, sospettano che poi, grazie a qualche interpretazione stiracchiata, un escamotage si troverà, come intendere il termine da cui fare decorrere i tre mesi, come quello (virtuale) di durata massima delle indagini (18 mesi) anche in assenza di proroga. Ma Carmelo vorrebbe insegnare a Luigi che uno Stato serio non applica la legge per i nemici e la interpreta per gli amici e che se il legislatore è stato distratto si rimedia per legge, non con artifici interpretativi o circolari suppletive.
E così in un giorno di fine estate, quell’ufficio appenderà alle porte il cartello sold out, si prepareranno gli scatoloni con le foto della mamma e i calendari dell’Arma, gli avvocati andranno a sciare, i cancellieri a cantare, il commissario Basettoni a dirigere il traffico, con la Banda Bassotti avvertita che il campo è libero e Carmelo e Rosalia che, delusi ed impauriti, tenendosi per mano e ascoltando J Ax e Fedez, scenderanno sulla spiaggia di San Leone a tirare sassolini nel mare.
C’È POCO DA STARE TRANQUILLI
Dal 3 agosto l’ennesimo ritocco al processo penale ha reso operazioni semplici molto più complicate
ALLA FINE SARÀ UN NULLA DI FATTO L’intento del legislatore è nobilissimo (ragionevole durata del processo), ma la cura è peggio della malattia