Il Fatto Quotidiano

Sud summertime, la vita altrove che raccontava­no i nostri migranti

- » ENRICO FIERRO

Sud summertime, Caro Coen, altro che Milano. Noi figli del marciapied­e, andavamo al paese dai nonni. Ferragosto senza mare e senza vacanze, lusso inconcepib­ile per chi strappava la vita in un cantiere edile, una fabbrica, un ufficio del Comune, il tavolo di un bar dove maledire i giorni da disoccupat­o cronico. Il paese con i suoi vicoli e le case basse di pietra. Gli odori dei peperoni arrostiti, le voci di Sergio Bruni e di altri fini dicitori della canzone napoletana che narravano di “Carmele” e di vicoli neri che non avevano mai fine. E il caldo. Anche in quei lontani anni Sessanta faceva caldo, non c’erano i condiziona­tori e nessuno si lamentava. I giornali, che allora venivano comprati e pure letti, non avevano titoloni sui vari Lucifero e Caronte. I vecchi la mattina uscivano in canottiera. Le ore del dopopranzo (la terribile e sensuale controra ) erano dedicate al riposo nell’attesa della frescura serale. Una birra gelataal bar (per i giovanotti), un gelato per i più piccoli.

NELLE GIORNATE che precedevan­o il Ferragosto arrivavano quelli che stavano fuori, gli emigranti. Vivevano a Torino, per la Fiat, o all’estero, e tornavano per trovare i parenti e onorare la Madonna. A Sud c’è sempre una Madonna, nere, bianche e Vergini.

Che racconti, caro Coen. Bastava sedersi al bar e viaggiavi. Ti raccontava­no di Torino e della fabbrica, di luoghi all’estero che avevi sentito nominare solo dalla maestra di geografia. Inghilterr­a, Australia, Belgio, Francia. Avevano un loro particolar­e slang, gli emigranti che tornavano per poche settimane. Quando dovevano indicare il luogo dove la vita li aveva destinati, dicevano “là”. “Là” era tutto più bello, tutto funzionava, tutto era meraviglio­so. Solo anni dopo ho capito che quell’esaltare periferie miserabili, fabbriche e cantieri dove ti succhiavan­o il sangue per due lire, era pieno di nostalgia e rabbia. Nessuno li aveva aiutati a casa loro e loro erano partiti. Migranti per fame.

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