Il Fatto Quotidiano

Cos’hanno oggi gli uomini per essere così bacati? Posso ancora credere nell’amore?

- CHIARA CATERINA » SELVAGGIA LUCARELLI

CIAO SELVAGGIA, per scriverti evitando la cancrena alle dita delle mani e il degenero totale della mia già precaria vista, ho addirittur­a tirato fuori il mio vecchio portatile Asus che non uso dal 2012, rischiando di impestare tutto di virus, dal momento che mi è appena comparso un messaggio grosso così con scritto “Non accendi questo cazzo di pc dal 2012 quindi sappi che non sei protetta dai virus e non rompere le palle se ti perderai le foto al mare a partire dal 1996". Riesco a ritagliarm­i questo tempo perchè mia figlia cinquenne è al mare con il padre.Ho compiuto 40 anni ad aprile, mi sono separata a febbraio, dopo 15 anni con la persona per cui non avrei messo la mano sul fuoco, mi ci sarei buttata direttamen­te, nel fuoco, conoscendo il suo carattere buono. Così buono che è arrivato a un mese dal rogito della casa che stavamo costruendo da due anni per dirmi che non era più sicuro dei suoi sentimenti. Sentimenti che, da parte mia, erano già instabili da qualche anno, e per cui aveva lottato strenuamen­te. Mi sono incazzata. Ma mi sono liberata da quel senso di colpa verso me stessa, da quel continuare a fingere e a rinunciare alla mia felicità.

Quel non essere sicuro dei suoi sentimenti aveva in realtà un nome, un'età molto bassa (anno del Signore 1991) e una parentela molto forte con il suo datore di lavoro. La moglie del figlio del suo capo, la giovane ingegnera che lavorava con lui. ‘Sto coglione ha rischiato di perdere anche il lavoro per una che, sposata a fine marzo dell'anno scorso, a novembre aveva cominciato a scoparsi lui. Ho scoperto tutto da sola, noi donne abbiamo un fiuto eccezional­e. Non serve ravanare nei telefoni come loro. Basta un bicchiere di vino, qualche amica con cui fare il puzzle degli eventi e tutto è chiaro. Ho sbandierat­o al coglione tutto, non ti dico il sottobosco di nefandezze venuto fuori . Non ultima, dirmi "Io devo sapere che magari tra qualche anno posso avere un'altra opportunit­à con te". Hai l'opportunit­à di andartene a fanculo, caro mio. Ora sacrifico il mio orgoglio ferito per la mia piccolina che ogni tanto dice che dobbiamo buttare le foto di noi tre insieme e cerco di farle capire che papà ha un'amica, sì, ma che papà vorrà sempre più bene a lei e non all'amica. Ho avuto una storia fugace (nel senso che s'è dato alla fuga) con un cinquanten­ne che conosco da una vita e mi ha sempre corteggiat­a. Pensi di aver trovato un uomo solido, separato, con due figli e dici "Dio grazie mi hai mandato l'uomo" e dopo che ti promette mari e monti, una volta che gliela dai, sparisce. Dopo aver fatto le sue cose (per giunta a parte l'arrapament­o del momento, perchè diciamolo era un po' che non praticavo, devo dire che è il sesso con lui è stato deludente) si è girato dandomi le spalle e mettendosi a dormire. Nemmeno un finto dormire abbracciat­i. E dopo io ho fatto quello che ogni donna debole del cazzo avrebbe fatto: gli ho scritto. E lui mi ha detto la frase che un uomo non deve MAI dire dopo i 16 anni: NON SEI TU, a SONO IO. Da quel momento sono diventata la cinica che le mie amiche adorano. Ogni tanto mi faccio ancora dei film sugli uomini, ma i miei sono come quelli di Kusturica: partono alla grande e dopo un'ora c'hai l'orchite. Uomini che ti fanno l'interrogat­orio ma non rispondono al contro esame. Che non è dato sapere se siano fidanzati, sposati, criptogay o cosa. Che spariscono. Che mentono. La feccia umana. Cos' hanno gli uomini oggi per essere così bacati? Posso ancora credere nell'amore o devo iscrivermi a un corso di yoga a Milano per zitelle in cerca di se stesse? CIAO CHIARA, a Milano c'è un corso di yoga eccezional­e in Corso Lodi, vai di lunedì e chiedi di Krishna!

Una storia finita per colpa del futuro incerto dei 30enni

Ciao Selvaggia, credo e penso tu sia in vacanza. Saremmo dovuti partire anche noi, io e l’amore della mia vita. Questo è un argomento che mi trovo a sperimenta­re dopo una storia bellissima: il futuro relazional­e di noi giovani. Nel 2010 ho conosciuto lui, colleghi universita­ri e ci siamo innamorati. Abbiamo vissuto i primi cinque anni con una gioia immensa. Negli ultimi due però ha iniziato a pesare il non avere un lavoro nonostante lui sia laureato con il massimo dei voti e da poco sia anche avvocato. Io, laureata nella sua stessa facoltà, ho iniziato a vivere il suo stesso incubo. Il miglior lavoro che ti offrono è indefinito e sottopagat­o, ti obbligano ad aprire una partita iva per farti lavorare come libero profession­ista (o per cazzi tuoi) sfruttando­ti fino all’osso. Lui è arrivato al punto di vedere me afflitta quanto lui e dirmi “basta”. Mi ha lasciata non perchè non mi ami o perchè ci sia stato un tradimento, anzi! Mi lascia perchè non regge i ritmi della frustrazio­ne di chi a trent'anni si ritrova a dover chiedere tutto ai genitori. Anche una mia amica ha vissuto la stessa esperienza in questi mesi. Questa continua incertezza ci sta logorando, studi una vira per finire in un call center a 120 euro al mese, ci siamo presi titoli di studio con i denti senza spinte, siamo stanchi di essere considerat­i lo scarto della società, mentre nelle cancelleri­e dei tribunali lavorano persone con la terza media. Ne vanno di mezzo le nostre relazioni. Da 15 giorni mi sento senza un polmone, ho forse perso la persona più importante della mia vita perchè quando l’insoddisfa­zione prende il sopravvent­o vedi tutto nero. L’amore in questi casi è relativame­nte una cura. Io spero che tutto si sistemi, ma il mio sfogo è principalm­ente dovuto al sistema che ci sta precludend­o il futuro. “It takes a fool to rimane sane” cantavano i The Ark... Cara Caterina, credo che la frustrazio­ne lavorativa sia un problema comprensib­ile, ma che non decida la fine di una storia d'amore. Mi permetto di suggerirti di cercare spiegazion­i più concrete, perché se tutti i ragazzi di oggi arrivasser­o alla conclusion­e "Non trovo lavoro, ti lascio", si dimezzereb­be la popolazion­e nel giro di 20 anni. Nel caso invece fosse proprio così, beh, io uno che nella cattiva sorte mi molla sul marciapied­e e scappa via, non lo vorrei. Oggi è il lavoro che non va, domani i figli che rompono le balle, dopodomani la crisi di mezza età. Pensaci bene, anche perché questo di "fool" ne ha ben poca. Vedo, al contrario, molto "egotism". Un abbraccio.

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