Bruno e Luca, i due ingegneri uccisi sulla strada
GLI ITALIANI Entrambi ingegneri, erano in vacanza con la famiglia
Sono 34 le nazionalità delle persone coinvolte nell’atten tato terrorista del 17 agosto a Barcellona; un centinaio i feriti di cui una quindicina in gravi condizioni, 13 i morti. Tra le persone ferite ci sono tre italiani, due dei quali subito dimessi dal ricovero ospedaliero. Non ce l’hanno fatta invece Bruno Gulotta e Luca Russo.
Gulotta era un 35enne ingegnere informatico, di origini napoletane ma ha sempre vissuto a Legnano, nel Milanese. Si trovava in vacanza nella Capitale catalana, a passeggio per leRamblas, con moglie e figli, di cui uno di 5 anni e l’altro di 7 mesi, quando il furgone lo ha investito in pieno. Erano insieme, e sarebbe morto sotto gli occhi dei bambini. “Una persona veramente generosa e di cuore”, ricorda il necrologio pubblicato (con il consenso dei familiari) sul sito della sua azienda, di cui era responsabile del marketing. “Il migliore mai conosciuto”, si legge.
Luca Russo aveva 25 anni, residente a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, si era da poco laureato a Padova in Ingegneria energetica ed era impegnato anche in esperienze di volontariato. Anch'egli era giunto a Barcellona per turismo, assieme alla fidanza- ta Marta Scomazzon, rimasta ferita nell’attentato, con fratture al piede e al gomito.
“SONO CADUTA e mi sono accorta che Luca non c'era più, non l’ho più visto da quel momento, il suo corpo è stato spazzato via”, racconta la giovane, sua compagna da un anno e mezzo. “Un ragazzo solare, meraviglioso, pieno di vita”, ricorda una parente. Le rispettive comunità si stringono alle famiglie, anche con raduni e fiaccolate, nell'attesa del rientro delle salme. “L'Italia ricorda Bruno Gulotta e Luca Russo e si stringe attorno alle loro famiglie”, fa sapere anche il premier Paolo Gentiloni.
La passione degli italiani per Barcellona va anche al di là degli intenti turistici. La comunità dei residenti connazionali è tornata negli ultimi anni a essere la più rumorosa tra gli stranieri. Sono circa 80.000 gli iscritti all’Aire, il che rappresenta per giunta una sottostima del numero effettivo.
Una relazione antica quella tra Italia e Catalogna, un rapporto fraterno il cui suggello più recente e definitivo è avvenuto con le generazioni Erasmus che, spesso, hanno accelerato un processo di commistione. La vicinanza culturale fu riconosciuta tra gli altri da Pier Paolo Pasolini, quando descrisse il contatto della lingua catalana, in quell’epoca proibita dalla dittatura franchista, con la cultura italiana come “così profondo che i migliori scrittori catalani imitarono i sommi poeti e prosatori italiani”: Ramon Llull sarebbe figlio di San Francesco poeta, Bernat Metge imitatore del Boccac- cio, Auzias March seguace del Petrarca.
A Barcellona nessuno si aspettava una strage di queste dimensioni. Non sfuggiva il fatto che potesse essere oggetto appetibile della follia terrorista, ma si pensava che il suo essere accogliente e cosmopolita la preservasse dall’inferno. Sono quasi 270 mila gli stranieri ufficialmente residenti nella Capitale catalana, rappresentando oltre il 16% della popolazione cittadina. Che piange la perdita dell’innocenza. E la comunità italiana piange i suoi morti. Con Gulotta e Russo il bilancio delle vittime connazionali negli attacchi terroristici dal 2003 sale a 42.