Il Fatto Quotidiano

“Gli interessi sono solo bloccare tutte le Ong”

L’intercetta­zione Le parole di Gallo, ex poliziotto, dipendente della società che denunciò le “manovre” delle navi umanitarie

- » ANTONIO MASSARI

“Il nostro obiettivo? Era mettere la questione Ong sul tavolo politico. Per trovare soluzioni e imporre regole più rigide a chi operava nel Mediterran­eo”. Non c’era soltanto l’intento di denunciare in Procura, quindi, né era stato sufficient­e inviare più informativ­e all’Agenzia informazio­ni e sicurezza esterna (Aise). No, l’ex poliziotto Pietro Gallo, della Imi Security, aveva contattato, insieme con la collega Floriana Ballestra, anch’ella ex poliziotta, la segreteria di Matteo Salvini e quindi la Lega Nord. Dice di aver provato anche con il M5S, con Alessandro Di Battista dal quale, però, non avrebbe ricevuto risposta. Il Fatto ha provato a ricostruir­e alcuni passaggi a margine dell’inchiesta condotta dalla Procura di Trapani sulle ong Jugend Rettet, Save the Children e Medici senza Frontiere. Un’indagine – partita proprio dalle denunce di Gallo e del titolare della Imi Security, Cristian Ricci – che ha finora riscontrat­o gli scenari segnalati da Gallo e colleghi. Al punto da ipotizzare, per alcune singole condotte, il favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a: segno che, nelle loro deposizion­i, hanno detto il vero. Altri punti però meritano di essere chiariti per comprender­e meglio la vicenda.

UNO DEI PERSONAGGI chiave è proprio Pietro Gallo che è un testimone e non un indagato. Abbiamo chiesto a Ricci quando ha assunto Gallo nella Imi. Risposta: “Settembre 2016, pubblicand­o un’inserzione”. E quindi: l’ex poliziotto viene assunto a settembre e, nello stesso mese, già invia all’Aise un’informativ­a su alcuni episodi (poi riscontrat­i dalla Pro- cura) che riguardano le Ong. Episodi emersi nei suoi primissimi giorni di lavoro. Che inizia il 5 settembre. Il suo titolare, Cristian Ricci, sapeva che Gallo informava l’Aise? “No - dice Ricci - l’ho saputo soltanto dopo”. Una fonte riservata ci spiega che Gallo avrebbe contattato anche altri funzionari dei Servizi segreti. E che saprebbe che queste nuove informazio­ni, a breve, potrebbero essere pubblicate dai giornali. Perché Gallo in- forma l’Aise? Li informa una sola volta? Lo fa prima o dopo la denuncia alla Procura di Trapani? Glielo abbiamo chiesto. Attraverso l’avvocato Vincenzo Perticaro, che lo assiste, Gallo ci fa sapere che, sui suoi rapporti con l’Aise, preferisce non rispondere. Eppure non vi sarebbe nulla d’illecito. Perché questo riserbo? Il dato – peraltro – non sposterebb­e di una virgola la solidità dei riscontri trovati dalla Procura di Trapani. Anzi. Di lì a poco, infatti, la Procura di Trapani, che da anni gestisce decine di fascicoli sull’ immigrazio­ne clandestin­a, può contare sull’élite investigat­iva del ministero dell’Interno: lo Sco della Polizia di Stato. Sarà un caso, ma fino a settembre, seppur sommersi di fascicoli, le indagini per questo reato, a Trapani, erano affidate a pochi instancabi­li agenti della Squadra Mobile.

Ma andiamo avanti. Dagli atti emergono un paio di intercetta­zioni che meritano attenzione.

LA PRIMA. È il 27 febbraio 2016. L’inchiesta è partita da soli cinque mesi. Ricci valuta di aprire una società a Malta. “Senti, io ho questa idea – dice Ricci a Gallo – ...di fare una società a Malta con la quale lavorare... perché pagando meno tasse... mi permette di aumentarvi lo stipendio...”. “Per me non è un problema... che me frega a me?”, risponde Gallo. Non gliene frega niente. Eppure, si sta parlando del suo stipendio. Ricci lo incalza: “... ho paura che adesso si dica: ‘ora fa la società a Malta per non avere problemi’...”. Al Fatto Ricci spiega: “Gli chiedevo se, secondo lui, creando una società a Malta, per motivi fiscali, qualcuno avrebbe potuto sospettare di noi”. Chi poteva sospettare? “I poliziotti che indagano”, spiega Ricci. Intanto Gallo, al telefono, lo tranquilli­zza. Ma Ricci insiste: “Non puoi sentire qualche...”. Ecco: chi dovrebbe sentire, Gallo, per tranquilli­zzare Ricci? “Volevo che lo chiedesse ai poliziotti che stanno indagando sulle Ong”, spiega Ricci, “e comunque questa società non l’ho creata”. Gallo per tranquilli­zzare ulteriorme­nte Ricci, aggiunge: “Gli interessi so’ altri Cristian. Gli interessi so’ soltanto... ma non bloccare Save the Children, blocca’ tutte ‘ste Ong, hai capito Cristian?”. Come dire: a nessuno interessa se crei una società a Malta. Il motivo? Gli interessi sono altri. Quali? Bloccare le Ong.

MA A CHI SI RIFERISCE Gallo? “Credo – spiega Ricci – che si riferisse ad ambienti politici. Ma non so quali. Non so se millantava rapporti che non aveva”. Il punto è che questa non è una chiacchier­a da bar. Gallo è un testimone chiave; fa partire un’indagine sulle Ong; invia informazio­ni all’Aise; prova a contattare il M5S; sostiene di averne parlato, attraverso una sua collega, anche con la Lega. Sa quel che dice: chi, secondo lui, era interessat­o a bloccare le Ong? “Io no”, spiega Ricci, “perché la mia società lavora per loro”. Si riferiva agli investigat­ori? Inimmagina­bile. Perseguono reati. Non interessi. Ma allora chi? Imprecisat­i “ambienti politici” come ritiene Ricci? O ambienti dei servizi, con i quali è entrato in contatto? Gallo non intende spiegarlo. Eppure la sua profezia s’è avverata: le Ong in mare, in questo momento, sono pochissime.

ATTRAVERSO il suo avvocato ci fa sapere: “Preferisco non rispondere perché ci sono indagini in corso”. Ma le indagini riguardano le Ong. Non chi – stando alle sue parole – avrebbe avuto interesse a bloccarle. Gallo evoca il segreto d’indagine? Eppure, dopo l’apertura d el l ’ inchiesta, si attiva per contattare la segreteria di Matteo Salvini. “Non pensava all’aspetto del reato - spiega l’avvocato Perticaro - ma al suo rilievo politico”. È l’unico punto sul quale Gallo risponde: la politica.

Nelle intercetta­zioni appare bene informato sull’iter delle interrogaz­ioni parlamenta­ri. “La Meloni”, dice, “non sapevo che s’è affiancata a Salvini, me lo hanno detto stamattina... stanno facendo un ’ interrogaz­ione parlamenta­re sulla Golfo azzurro... quell’articolo che ti ho inviato... un gran casino, capito?”. È il 1° marzo, quando Gallo dice queste parole, e la leader di Fratelli d’Italia, q ue ll ’ interrogaz­ione parlamenta­re sulle Ong, la presenta nello stesso giorno. Anzi: nelle stesse ore.

“MAI CONOSCIUTO­Gallo”, dice al Fatto la Meloni, “né altri dipendenti della Imi Security. Lo stesso vale per l’i nte ro gruppo parlamenta­re”. E Salvini? Ci risponde con un sms: “Non conosco Gallo né la società, ma li avrei incontrati volentieri”. Forse - chiediamo - hanno contattato qualche parlamenta­re della Lega per presentare interrogaz­ioni? Altro sms: “Può darsi, molti operatori della sicurezza ci danno suggerimen­ti”. Nel frattempo Gallo, sempre attraverso l’avvocato, precisa di “aver contattato, insieme con Floriana Ballestra, che se n’è occupata personalme­nte, la segreteria politica di Salvini. Che ha prima dato un riscontro telefonico, poi non ha fatto nulla di concreto. Sebbene - ci tiene a sottolinea­re - i due l’avessero informato di cosa avevano visto nel Mediterran­eo”. Salvini, su questo punto, non risponde.

Di concreto, comunque, c’è l’inchiesta di Trapani per favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a. La procura riscontra le denunce, indaga alcuni volontari di Jugend Rettet, Save the Children e Medici senza Frontiere, spiegando che, con l’esclusivo scopo di salvare vite, a volte hanno violato il codice. Per esempio, riconsegna­ndo agli scafisti un barcone.

Ma a Gallo non bastava: nel frattempo, chissà perché, cercava di mettere la vicenda Ong nell’agenda politica del Paese.

LO SCOPO DELLE SEGNALAZIO­NI

Dice: “L’obiettivo era mettere la questione sul tavolo politico”. Per questo motivo cercò Salvini e Di Battista

SVILUPPI IN ARRIVO

I contatti con l’Aise e le nuove “rivelazion­i” passate a funzionari dei Servizi “Finiranno sui giornali”

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La Iuventa, imbarcazio­ne della Ong Jugend Rettet ancora sotto sequestro, e le immagini che proverebbe­ro gli accordi tra scafisti ed equipaggio
Sotto sequestro La Iuventa, imbarcazio­ne della Ong Jugend Rettet ancora sotto sequestro, e le immagini che proverebbe­ro gli accordi tra scafisti ed equipaggio

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