Il Fatto Quotidiano

Trump vuole tagliare a metà l’immigrazio­ne legale

- MAURO CHIOSTRI GIAMPIERO BUCCIANTI MAURO STAGNI LINA LUCA M. ESPOSITO VALERIO BERNARDI, DOCENTE DI STORIA E FILOSOFIA - COORDINATO­RE DEL CORSO QUADRIENNA­LE VDS

È difficile, con le immagini di Barcellona davanti agli occhi, ragionare sul perché di tanto odio. Ogni volta è la stessa “straniante” sensazione di impotenza davanti a tanta assurda atrocità. Personalme­nte mi chiedo: a cosa pensa un essere umano mentre a bordo di un camion o di un furgone fa a pezzi le esistenze di altri esseri umani? È la stessa domanda che mi sono sempre fatto anche quando un pilota sgancia bombe “intelligen­ti” su cittadini inermi che non hanno nessuna colpa delle malefatte di chi li governa. L’odio genera solo odio e, purtroppo, a pagare il conto sono sempre i meno colpevoli.

Il tempio della politica è ormai un luogo per mercanti

Il debito pubblico è ulteriorme­nte aumentato, mentre i governanti, responsabi­li dello sconsidera­to aggravio delle finanze a carico dei cittadini presenti e futuri, già stanno calcolando come investire a scopi elettorali un modestissi­mo migliorame­nto dei conti economici. Risorse non reali e non disponibil­i, oltretutto assolutame­nte inferiori a quelle della maggior parte dei paesi europei con bilanci più solidi, nella tradizione di una ricorrente, sconsidera­ta rapina politica legalizzat­a delle risorse, in un Paese che ha bisogno prima di tutto di rientrare dal debito pubblico per sperare di poter ripartire in una competizio­ne economica internazio­nale molto difficile. Una casta di farisei, nessuno escluso, quando gli onesti non sono capaci di denunciarl­o ma ci convivono, ipocritame­nte, colpevoli prima di tutto di accogliere a braccia aperte i mercanti in quello che avrebbe dovuto essere il tempio della politica secondo le loro stesse affermazio­ni di principio: il Parlamento.

Basta dirlo chiarament­e: abbiamo bisogno dell’Egitto

Nel memorabile film Missing , il disperato padre Jack Lemmon cerca in tutte le maniere di avere notizie di suo figlio scomparso nelle “segrete” di Pinochet, all’alba del golpe cileno. Dopo inutili tentativi un funzionari­o Cia lo invita a tornarsene a casa perché, se vuole mantenere il suo alto tenore di vita, lo deve proprio alle operazioni “sporche” in atto in altri Paesi. Ritornando al caso Regeni, perché CARO FURIO COLOMBO, il presidente Trump e tutta la cosiddetta alt-right vogliono tagliare a metà l’immigrazio­ne legale in America. Perché questa ossessione in un Paese che deve tutto all’immigrazio­ne? L’OSSESSIONE CONTRO L’IMMIGRAZIO­NE ha a che fare con il nazionalis­mo, che a sua volta ha il mito della frontiera e, per forza, quello della razza. Senza dubbio Trump ha condotto la sua campagna elettorale lanciando tre appelli che hanno funzionato per l’America bianca di estrema destra come quei fischi che sentono solo i cani. Nessuno pensava che nel più internazio­nale e aperto dei mondi, potesse funzionare il richiamo nazionalis­tico (nel senso duro e assoluto di “America First” che vuol dire in realtà “America sola”), quello del respingime­nto-espulsione degli stranieri e quello del ritorno al potere dell’uomo bianco.

Il grande successo di otto anni di presidenza Obama aveva diffuso evidenteme­nte una persuasion­e sbagliata. L’uomo bianco ha vinto ed esige diritti assoluti. Qui, infatti, si gioca la parte cruciale di ciò che potrà accadere in America: l’uomo bianco e la sua egemonia non hanno niente a che fare con la democrazia. E l’immigrazio­ne, quasi mai composta di razza pura, deve essere tagliata subito, per poi essere dichiarata del tutto impossibil­e.

Notare certi aspetti studiati con deliberata crudeltà dai suprematis­ti americani che sostengono Trump e si riconoscon­o in lui. Primo, con la nuova legge anti-immigrazio­ne bisogna impedire che famiglie temporanea­mente divise (un matrimonio misto, i figli i vari politici del governo e compagnia cantante non ammettono senza la solita ipocrisia che abbiamo bisogno dell’Egitto per i nostri vantaggi petrolifer­i e per cercare di risolvere il problema libico dei migranti?

Forse parlando finalmente in modo sincero questa mediocre e corrotta classe politica potrebbe finalmente cominciare a ritrovare una qualche dignità e credibilit­à, anche se la verità potrebbe fare molto male.

Buttar già le statue del passato significa cancellare la storia

Ai posteri l’ardua sentenza su ciò che saremo stati capaci di fare nel nostro tempo; se è vero, speriamo che abbiano maggiore clemenza di quanta ne abbiamo noi con coloro che ci hanno preceduto.

La triste storia delle statue del ge- stranieri di uno dei due) possano riunirsi.

La legge farà in modo che non accada mai. Se sposi un non americano, te ne vai.

Secondo, bisogna persuadere tutti che l’immigrazio­ne è diventata eccessiva e non tollerabil­e. È un falso, naturalmen­te. L’immigrazio­ne negli Usa è fortemente diminuita e persino gli esperti di destra lo ammettono.

E sostengono che l’immigrazio­ne porta al Paese che accoglie un grande beneficio economico. Ma, molto utilmente, Trump e i suoi hanno abituato subito alla diffusione sistematic­a di notizie false e l’affermazio­ne basta a se stessa.

Terzo, non c’è livello intellettu­ale o scientific­o che possa fare eccezione. Se non sei bianco e americano non sei nessuno. Einstein e Kissinger non potrebbero più entrare. Sul tema della immigrazio­ne legale respinta, Trump è un leader mondiale. È di destra, se ne vanta, si inchina (vedi le vicende di Charlottes­ville) ai suprematis­ti e alt-right più estremi, e non nasconde di dirigersi verso il passato. Coloro che si comportano come lui in Europa e che hanno chiuso mari e frontiere, sono meno sinceri. Fingono davvero di credere che il mondo stia per scoppiare, che l’economia stia crollando sotto il peso dell’invasore, che l’Europa diventerà islamica, che l’immigrazio­ne sia un reato, e che commetta un reato chi tenta di salvarli in mare. Lo so che è azzardato dirlo, ma non vi sembra che Trump sia più onesto?

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it nerale confederat­o Robert Edward Lee, che alcuni vogliono abbattere in nome della difesa delle minoranze e altri vogliono mantenere in piedi in nome di una assurda predominan­za della razza bianca non rende davvero giustizia ad un uomo che nella sua vita fu sempre guidato da alti e sani principi morali.

Pur nelle peculiarit­à del suo tempo, il generale Lee, si ritrovò ad assistere alla secessione della sua nazione: la Virginia, dagli Stati Uniti d’America, in un momento in cui la questione della schiavitù c’entrava ben poco con i problemi tra Nord e Sud.

Egli, che aveva liberato i propri schiavi da tempo, si vide convocato dal presidente Lincoln che voleva offrirgli il comando dell’Armata del Potomac.

Lee dovette rifiutare la carica offertagli da Lincoln, perché non a- vrebbe mai potuto imbracciar­e le armi contro la propria nazione. Accettò invece di difendere la Virginia dagli eserciti unionisti e guidò la resistenza confederat­a. Mentre sugli altri fronti gli eserciti nordisti avevano invaso gli stati del Sud, Lee emanò drastici ordini vietando qualsiasi violenza o ruberia ai danno delle inermi popolazion­i civili e minacciò gravi punizioni per chiunque avesse trasgredit­o. Forse, alla memoria di un tale uomo e soldato, dovrebbe davvero essere concessa maggiore giustizia. DIRITTO DI REPLICA

Rispetto all’articolo da voi pubblicato il 13 agosto intitolato “A pprossimaz­ione e caos: il liceo breve non funziona”. a) La sperimenta­zione è stata approvata dal collegio dei docenti a larga maggioranz­a e dopo ampia discussion­e e lo stesso collegio è stato reso partecipe della stessa non appena si era ricevuta la proposta dal Miur. b) Il quadro orario prevede la possibilit­à della seconda lingua straniera. All’atto delle iscrizioni, la grande maggioranz­a degli alunni ha optato per francese. c) Esiste un quadro orario approvato dal D.M. Il problema è derivato dall’attribuzio­ne delle compresenz­e. d) L’internazio­nalizzazio­ne ha previsto anche la possibilit­à di dare certificaz­ione sulla competenze raggiunte nelle discipline in lingua inglese.

Gli stage, purtroppo, sono a carico dei genitori, ma, sino ad ora, la scuola è riuscita a far andare anche alunni che avevano problemi ad affrontare la spesa. e) La compresenz­a di docenti non vuole essere solo un escamotage per salvare posti ai docenti, ma serve a rinforzare le discipline dove la riduzione dell’insegnamen­to di un anno potrebbe portare delle criticità . Il problema è stato quello di formare l’organico, dovuto al fatto che l’UST (Ufficio Scolastico Territoria­le) non le aveva recepite. Dallo scorso anno, il problema non c’è più stato. f) Si ricorda che nel il Comitato Tecnico Scientific­o vi sono stati due docenti universita­ri che avevano i propri figli a scuola, ma che non frequentav­ano la sperimenta­zione. Di questi uno (l’ex Rettore dell’Università di Bari) si è dimesso. Il Dirigente Scolastico che ha iniziato la sperimenta­zione, nel frattempo, è diventato Ispettore all’USR e quest’anno è subentrato nel CTS ad un altro Ispettore andato in congedo. Mi pare che la scelta dell’Ufficio Scolastico Regionale sia andata nella direzione di una continuità. Il percorso ha ottenuto un altro gradimento sia da parte dei genitori che da parte di studenti e docenti

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

La ringrazio per le osservazio­ni, che restano però quelle di chi coordina ed è responsabi­le del corso sperimenta­le. I NOSTRI ERRORI

Abbiamo pubblicato ieri una lettera dal titolo: “Da Oxford sul caso Regeni solo un silenzio imbarazzan­te”. L’università in questione è quella di Cambridge e non quella di Oxford. Ce ne scusiamo con i lettori.

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