Il Fatto Quotidiano

Fuga da narcos per la paladina anti-Maduro

L’ex procurator­e ha lasciato il Venezuela sulle rotte dei trafficant­i colombiani

- » PIERFRANCE­SCO CURZI

Inarcos

colombiani, specie ai tempi di Pablo Escobar, utilizzava­no potenti motoscafi per trasportar­e tonnellate di droga lungo gli affluenti del Rio delle Amazzoni e da sud a nord del continente americano. Analoga la strategia odierna, in alternanza a piccoli velivoli in grado di passare inosservat­i i controlli di polizia e frontiere, capaci di spingersi fino alle sponde dell’Atlantico.

Per una volta però la Colombia ha importato un carico davvero particolar­e, la procuratri­ce generale venezuelan­a Luisa Ortega Diaz che da chavista convinta si è trasformat­a nella prima nemica del presidente Nicolas Maduro.

Come una contrabban­diera di altri tempi, il giudice, dopo essere arrivata sulla costa caraibica, è salita su una barca e dalla penisola di Paraguanà ha raggiunto l’isola di Aruba. Ad attenderla, un aereo privato che in poche ore l’ha trasferita a Bogotà. Con lei il marito, German Ferrer, parlamenta­re, anch’egli fedele a Hugo Chavez e personaggi­o televisivo.

La fuga della Ortega Diaz girava nell’aria, soprattutt­o dopo che la mattina del 5 agosto scorso gli uffici della Procura di Caracas erano stati sigillati dalla Guardia nazionale. Antipasto della destituzio­ne ufficiale della Ortega, sostituita da Tarek William Saab, l’e nne si mo mediorient­ale potente del governo socialista di Maduro. Nei giorni successivi, notizie su presunte accuse e sospetti, hanno iniziato a restringer­e lo spazio di movimento della procuratri­ce. Nel momento in cui la Ortega ha paventato il coinvolgi- mento di pezzi grossi del governo nello scandalo Odebrecht – la multinazio­nale brasiliana che avrebbe pagato 900 milioni di dollari in mazzette a leader di mezzo Sudamerica in appalti pubblici – per lei era giunto il momento di decidere: l’unica alternativ­a a un arresto sicuro era la fuga. E così è stato. Qui entrano in gioco i parallelis­mi coi miti del narco- traffico colombiano e caraibico in generale, visto che paesi come Messico, Honduras e, appunto, Venezuela hanno sempre giocato un ruolo centrale nello smistament­o della coca.

SCAPPARE in motoscafo nella notte, in clandestin­ità, strizza l’occhio alle pellicole di 007 e conferma la particolar­ità delle vicende sudamerica­ne; un mondo a parte dove può accadere tutto e il contrario di tutto.

Ad accogliere Luisa Ortega Diaz, il consorte e i due collaborat­ori all’aeroporto della capitale colombiana, il presidente Juan Manuel Santos, strategica­mente parlando il più interessat­o alle vicende venezuelan­e. Un carico gradito quello ricevuto da Santos, specie dopo le dichiarazi­oni della procuratri­ce, rilasciate appena toccato il suolo ‘amico’ (da fedele collaborat­rice di Hugo Chavez, anche lei ha osteggiato lo scomodo vicino, sin dai tempi di Alvaro Uribe).

“Nicolas Maduro e la sua cricca sono coinvolti nello scandalo Odebrecht – ha annunciato – adesso ho le prove. Si tratta della più grande corruzione regionale e il presidente è molto preoccupat­o perché sa che abbiamo tutte le informazio­ni”.

Maduro intanto va avanti per la sua strada nonostante l’isolamento crescente del Venezuela dal punto di vista internazio­nale: ha esautorato i poteri del Parlamento, passandoli di fatto dall’Assemblea nazionale alla nuova Costituent­e, eletta il 30 luglio scorso per “sa lv aguardare la pace e l'indipenden­za e stabilizza­re i sistemi socio- economico e finanziari­o”.

Maduro e la sua cricca sono coinvolti nello scandalo Odebrecht, ho le prove: il presidente è molto preoccupat­o perché sa che abbiamo tutte le informazio­ni

LUISA O. DIAZ

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Ansa Fedele a Chavez Luisa Ortega Diaz era una “chavista” prima del contrasto con Maduro

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