Il Fatto Quotidiano

Cl vuole Gentiloni per sempre: “Basta solisti al comando”

RIMINI Nuovo corso: kermesse di larghi affari I ciellini si sono schierati a destra e sinistra, sono trasversal­i per assicurare la “presenza” del “fatto cristiano” nella società

- » GIANNI BARBACETTO

Il Meeting numero 38 iniziato ieri a Rimini mostrerà finalmente dispiegata la nuova Cl, la Comunione e liberazion­e – tanto per capirci – post-Formigoni. C’era una volta la Fraternità guidata dal fondatore, don Luigi Giussani, che ogni fine agosto celebrava l’apertura del nuovo anno della politica e del business invitando – sotto l’ombrello di titoli che sembrano partoriti dal consulto tra Jacques Lacan e il mago Otelma – una compagnia mista di ministri, parlamenta­ri, amministra­tori, imprendito­ri, pensatori, manager, potenti in ogni campo, amici sinceri o compagni di strada interessat­i.

TRASVERSAL­E lo è sempre stato, il Meeting: basta contare le volte in cui tra gli invitati c’era Pier Luigi Bersani. Robi Ronza, uno dei fondatori di Cl, aveva pensato l’appuntamen­to di Rimini, 38 anni fa, come tribuna aperta a tutti gli amici (o aspiranti amici) disposti a dialogare, di destra e di sinistra. Ma poi, quando si trattava di votare, Cl era una falange che premiava i suoi uomini e i suoi alleati, nelle liste del centrodest­ra. In principio furono Andreotti, Sbardella, poi Berlusconi. E i poteri economici e finanziari che ruotavano attorno a loro. In una seconda fase, Cl si fece partito e votò gli uomini del nuovo centrodest­ra capitanati da Roberto Formigoni. Ora – attenzione – siamo alla fase tre.

Julián Carrón, il successore di don Giussani, aveva scritto parole nette già nel maggio 2012, all’inizio dello scandalo che coinvolse Formigoni e dell’inchiesta giudiziari­a che ha poi portato al- la condanna dell’ex presidente della Regione Lombardia: 6 anni in primo grado, per aver incassato 6 milioni in viaggi, vacanze e “altre utilità” da imprendito­ri della sanità privata che fornivano servizi di cura e di assistenza, pagati con i soldi pubblici della Regione. Carrón non ci andò leggero: “Se il movimento di Comunione e liberazion­e è continuame­nte identifica­to con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato”, aveva ammesso, “qualche pretesto dobbiamo averlo dato”. E ancora: “Non è bastato il fascino dell’inizio per renderci liberi dalla tentazione di una riuscita puramente umana”.

L’O SS E SS IO N E della “p r es e nz a ” cristiana – uno dei tratti distintivi dell’e s p erienza ciellina nelle cose del mondo – si era concretizz­ata nell’occupazion­e dei posti di potere, in politica e nell’economia: il cristianes­imo non deve restare una questione privata ma deve produrre fatti, insegnava don Giussani. Bisogna dunque costruire “presenza” nel mondo. Carrón tenta di correggere e di esorcizzar­e quell’ossessione: “Presenza non è sinonimo di potere o di egemonia, ma di testimonia­nza”. Ora la svolta del successore di Giussani si è completata. Maggior distinzion­e tra esperienza religiosa e attivismo economico. La prima si dispiega nella Fraternità di Cl e nei Memores Domini. Il secondo nella Compagnia delle Opere guidata da Bernhard Scholz, ma anche nella rete di rapporti con le imprese pubbliche e private, le associazio­ni di categoria, le cooperativ­e.

In politica le novità più rilevanti: ormai i ciellini sono schierati a destra e a sinistra, nell’Ncd e i suoi derivati, ma anche in Forza Italia, e ormai apertament­e pure nel Pd – preferibil­mente ala renziana, ma non solo. I ciellini oggi sono dappertutt­o. Non sono più una falange monolitica e riconoscib­ile dentro uno schieramen­to politico, ma una presenza diffusa e trasversal­e. È restato memorabile l’incontro organizzat­o nel 2015, proprio al Meeting di Rimini, da Marco Carrai, l’imprendito­re più vicino a Matteo Renzi. Tema “Tecnologia e infinito”, in cui Carrai ha citato, nell’ordine: Alan Turing, Hanna Arendt, Gunther Handers, Papa Francesco, don Carròn, don Giussani, Antigone.

A qualcuno della vecchia guardia di Cl la svolta attuale non piace, tanto che Luigi Amicone (ex direttore di Tempi, irriducibi­le sostenitor­e di Formigoni, ora consiglier­e comunale a Milano di Forza Italia) al Meeting di Rimini quest’anno non ci va. Ci van- no invece pezzi importanti del potere economico italiano. Con i loro marchi e con i loro finanziame­nti: Intesa Sanpaolo, Enel e Wind sono main partner; Eni, Nestlè, Unipol- Sai, Gi Group, Ania, Poste Italiane e Autostrade per l’Italia sono official partner. C’è anche un mobility partner: Arriva, la società italiana delle Ferrovie tedesche. E sono presenti al Meeting, tra gli altri, le aziende Coca- Cola, Nestlè, Bmw, Carrera Jeans, Inglesina, Folletto; le Regioni Lombardia, Liguria, Emilia Romagna; e poi la Cisl, Unioncamer­e. Particolar­mente generosa Unipol-Sai, un tempo la compagnia assicurati­va dei comunisti, che oggi spon-

La svolta di Carrón Ora maggiore distinzion­e tra esperienza religiosa e attivismo economico

La vecchia guardia Luigi Amicone

(ex direttore di Tempi) ha deciso di non partecipar­e

sorizza l’Arena Spettacoli del Meeting; ma anche Intesa Sanpaolo, a cui è intestato un salone, e Poste Italiane, che danno il nome a una sala.

PER IL RESTO,

la rete di potere delle aziende vicine a Cl (attraverso il suo braccio secolare, la Compagnia delle Opere) resta forte. Rimane anche tenacement­e coinvolta in brutte inchieste giudiziari­e. Fa parte ormai della storia di Expo la presenza tra le imprese che ci hanno lavorato, in consorzio con la Mantovani, della Ventura spa, che sul suo sito web si presenta così: “Ventura spa è impresa associata alla Compagnia delle Opere, nata del

1986 per promuovere e tutelare la presenza dignitosa delle persone, favorendo una concezione del mercato e delle sue regole in grado di comprender­e e rispettare la persona in ogni suo momento della vita”. Peccato che le informativ­e dei carabinier­i sostengano che i Ventura erano in contatto con personaggi siciliani arrestati perché in odore di mafia, la mafia feroce di Barcellona Pozzo di Gotto. Anche nelle indagini sulle banche italiane compaiono uomini di area Cl. Rossano Breno, imprendito­re del

settore sanitario, era presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo quando fu chiamato nel consiglio d’amministra­zione della Banca Popolare di Bergamo. Fu costretto a uscirne quando venne indagato per corruzione insieme a Formigoni e al suo assessore Franco Nicoli Cristiani. Questa volta l’accusa era un giro di tangenti per una discarica. Nicoli Cristiani patteggia, Breno viene prosciolto. Ma intanto la Compagnia delle Opere di Bergamo, di cui diventa presidente Alberto Capitanio, raccoglie valanghe di deleghe in vista dell’assemblea so- ciale di Ubi 2013: è quanto sostiene la Procura di Bergamo che ha messo sotto accusa l’intero vertice della banca e il suo “padre nobile” Giovanni Bazoli, per indebita influenza sull’assemblea.

CL CAMBIA,

insomma, ma continua a sfornare uomini impegnati ad assicurare la “presenza” del “fatto cristiano” nella società, nelle banche, negli ospedali, nelle aziende pubbliche, nelle imprese private, nelle cooperativ­e. Quando va tutto bene, sono segni e semi del movimento nel mondo. Quando inciampano in qualche scandalo, sono privati cittadini che hanno sbagliato.

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LaPresse/Ansa Intese Marco Carrai e Roberto Formigoni; a destra, don Carrón e Bernhard Scholz

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