Il Fatto Quotidiano

Consumator­i, che beffa: l’anno ora ha 13 mesi

Cellulare, telefono fisso e pay tv: ormai per tutti la fatturazio­ne scatta ogni 28 giorni

- » BARBARA CATALDI

Non aprite quella cassettina della posta! Al ritorno dalle vacanze potrebbe celare brutte sorprese. Per esempio che, a dispetto del calendario, l’anno del consumator­e è composto da 13 mesi e non più da 12: tredici rate da pagare per cellulare, connession­e Internet, linea telefonica di casa e ora anche pay tv. L’ultima azienda in ordine di tempo che si è convertita alla rata in bolletta ogni 28 giorni, infatti, è Sky Italia.

Al rientro dalle ferie, i suoi 4 milioni e 760mila abbonati nella buca delle lettere troveranno una comunicazi­one che li avvisa “unilateral­mente” del cambiament­o di fatturazio­ne a partire dal prossimo primo ottobre e del conseguent­e aumento del costo del canone: + 8,6% all’anno, di fatto una rata mensile aggiuntiva. Non poco se si considera che la spesa media mensile dei clienti Sky finora era di 42 euro. Con questo giochetto nelle casse del colosso televisivo potrebbero entrare circa 200 milioni di euro in più all’anno, senza muovere un dito.

L’unica incognita per la tv di Murdoch è capire quanti clienti opteranno per la disdetta una volta letta la letterina, e quanti invece si lasceranno convincere dal canto delle sirene della Champions League, i cui diritti tornano a Sky nel triennio 2018-2021 in cambio dell’esagerato esborso di 800 milioni di euro. Ricordate che il diritto di recesso senza penali scade il 30 settembre. A campionato di calcio avviato, ovviamente.

AL RIENTRO, quando controller­ete la corrispond­enza ricevuta, occhio pure alle bollette telefonich­e. Secondo l’ultima elaborazio­ne di Confcommer­cio su dati Istat, la grande passione degli italiani per il telefono fa sborsare circa 22,8 miliardi di euro all’anno: 380 euro a testa, il 280% in più rispetto a 20 anni fa. È ovvio che su questa passione c’è chi lucra.

Dopo il passaggio alle tariffe ogni 4 settimane avvenuto nel 2015 per la rete mobile, le compagnie hanno adottato la stessa furberia anche sulla rete fissa. Forse ai più distratti sarà sfuggito, ma chi gestisce linea di casa, Adsl e fibra ottica ha modificato alla chetichell­a il calcolo degli abbonament­i, aggiungend­o la tredicesim­a rata annuale. Tim per confondere le acque ha addirittur­a riesumato la bolletta bimestrale, cancellata da tempo a vantaggio di quella mensile, rendendo quasi impossibil­e il calcolo dell’aumento effettivo della spesa per la connession­e a Internet e per la linea di casa. Ma non è l’unica ad aver imposto un + 8,6% all’anno ai suoi clienti. Basta fare un giro tra le offerte online per verificare che le quattro principali compagnie hanno tutte adottato tariffe che si rinnovano ogni 4 settimane, mettendo in piedi un evidente cartello che l’Antitrust potrebbe presto san- zionare.

A NULLA è servito l’intervento dell’Autorità per la garanzia nelle comunicazi­oni, avvenuto lo scorso marzo. L’Agcom, che all’epoca aveva chiesto a Vodafone, Wind, Fastweb e Tim di bloccare la rivoluzion­e e tornare alle dodici rate entro 90 giorni, è stata ignorata in modo plateale e allo scadere dei tre mesi nulla è cambiato. Eppure la delibera dell’Authority è molto chiara: per le compagnie telefonich­e c’è l’obbligo alla fatturazio­ne mensile sui contratti di telefonia fissa, Adsl e fibra; per le offerte di telefonia mobile, invece, l’obbligo di fatturazio­ne mensile, e quindi il divieto di fatturazio­ne a 4 settimane, scatta quando si tratta di offerte ibride: cioè fisso più mobile.

Asstel, l’associazio­ne che rappresent­a le compagnie telefonich­e, però, non ha rispettato la delibera, è ricorsa al Tar del Lazio e per guadagnare tempo, dovesse ricevere un giudizio negativo, si appellerà sicurament­e anche al Consiglio di Stato. Nel frattempo noi consumator­i saremo costretti a pagare la tredicesim­a rata senza ricevere nessun servizio aggiuntivo e senza la possibilit­à di rivolgerci a un’az ienda concorrent­e. Una vera beffa.

Anche per questo le associazio­ni dei consumator­i non mollano. L’Unc, per esempio, per bloccare Sky ha presentato un esposto all’Agcom chiedendo di “adottare una regolament­azione urgente che preveda, nel caso di offerte bundle (Internet, telefono e pay tv), che la cadenza di rinnovo e fatturazio­ne vada individuat­a nel mese, quale periodo temporale minimo, per consentire all’u- tente una corretta e trasparent­e informazio­ne sui consumi fatturati”. Ma finora l’Authority ha potuto fare poco.

Ora la paura è che il paradosso della bolletta ogni 4 settimane, una volta trasferiti di forza tutti gli italiani nel libero mercato di energia e gas, entro luglio 2019, possa essere adottata perfino dai gestori di luce e gas. E col tempo, perché no, la stessa fattura potrebbe essere emessa anche ogni 21 giorni o persino ogni 15. È il libero mercato, bellezza. Le regole le fanno le aziende “unilateral­mente” e se più o meno tutte insieme decidono che il mese è fatto di 28 giorni e la giornata di 20 ore noi consumator­i siamo destinati a soccombere.

ll nuovo calendario Le associazio­ni dei consumator­i temono rincari anche nel libero mercato di luce e gas

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