Tra chi gioca e chi le tromba, la beffa ricade sui bimbi veri
Mi ero sempre chiesta chi potesse sborsare fior di soldi per quelle iperrealistiche bambole con sembianze di neonato imbalsamato, “mirabile opera dell’artista XY”, pubblicizzate nelle riviste della parrucchiera. Collezionisti? Psicopatici? Seguaci del vudù? Forse, ma tra i fan dei cosiddetti Reborn Dolls (e già quel Reborn, che rievoca la setta dei Rinati in Cristo cui apparteneva Bush jr., è inquietante) ci sono anche parecchie signore che ci giocano a mamma, gli sporcano il culetto di Nutella per simulare la cacchina, li portano al parco e perfino dal pediatra. Per carità, chiunque può spendere i propri soldi come vuole e nessuno ha diritto di sindacare sui piaceri altrui, se non danneggiano il prossimo.
MA SE RAMPOGNIAMO i maschi per le loro bambole gonfiabili, che riassumono la donna ideale in un fantoccio con bocca pulsante, tette ipertrofiche e cosce aperte, qualche cosina sulle donne che impazziscono per il macabro bebè finto bisogna dirla. Certo, dovrebbero dirla i bambini, nel vedersi ridotti a gingilli muti, immobili e inodori, senza dentini in crescita o coliche gassose, ancora meno challenging delle bambole con cui giocano le bimbe vere, tipo Cicciobello, che almeno piange e strilla quando gli togli il ciuccio o gli fai la puntura.
Così li vorremmo noi adulti: abbiamo già il nostro ego immaturo, urlante e insaziabile da accudire h24, e l’unico fratellino di cui non può essere geloso è il Reborn Dolls, che non rompe le scatole, strappa i complimenti dei passanti e se te lo dimentichi in auto sotto il sole non muore, al massimo fonde. Una beffa umiliante per i neonati veri. Ma i neonati non hanno modo di difendere la loro dignità, o forse hanno cose più importanti da fare: crescere, ad esempio. Operazione sempre più maledettamente complicata in un mondo dove gli adulti trombano le bambole e spalmano di Nutella i pannolini dei bambolotti.