Il Fatto Quotidiano

Viva Paolo Celata, il signor Malaussène del tg di Mentana

- » MARCO FRANCHI

Paolo Celata possiede due caratteris­tiche essenziali per qualsiasi profession­ista di successo: sa fare bene il suo lavoro (importante) ed è un portentoso incassator­e di ingiustizi­e (ancora più importante). Celata è il signor Malaussène di La7, il capro espiatorio delle esilaranti manie egotiche del suo capo, la vittima (sempre e comunque sorridente) delle angherie pressoché quotidiane di quello show man straordina­rio che si chiama Enrico Mentana.

Nel tempo la coppia Mentana-Celata ha raggiunto e aggiornato le vette del sadomasoch­ismo televisivo che nella storia del giornalism­o catodico erano state esplorate, probabilme­nte, solo dal duo Emilio Fede-Paolo Brosio. Erano gli anni d’oro della Mediaset berlusconi­ana e quel Tg4 era un autentico bollettino di regime, che si prestava bene a un po’ di teatro. Il TgLa7 di Mentana, e le sue ormai celebratis­sime maratone elettorali, hanno uno spessore diverso. Ma questo non impedisce al loro dispotico padrone – Mentana appunto – di regalare momenti di ferocia assoluta.

Alcuni sfoghi ormai sono storia. Il più cattivo di tutti, durante la maratona per i ballottagg­i delle ultime amministra­tive. Il nostro è inviato a Genova. Il collegamen­to audio è difettoso. “Celata mi senti?”, inquisisce Mentana con crescente stizza. Celata non lo sente. Il direttore ne prende atto, con la stessa serenità di un toro per le stradine di Pamplona: “È una scena patetica. Ma lui è il simbolo di queste cose”.

È il culmine di una carriera costruita, come dicevamo, su una resistenza ai cazzotti del capo degna di un pugile profession­ista. “Dove sei?”, lo apostrofa Mentana durante un altro collegamen­to, ancora dalla sfortunata Genova. “Stai girando ramingo? Ti sei perso? Sei ubriaco! Una scena deplorevol­e! Fategli la prova del palloncino”. Lui ride, si schernisce. “Tu sei uscito da un’enoteca, ci arrivi in autobotte in albergo”, insiste il direttore. Poi il commiato: “Grazie al nostro Paolo Celata. Vai a dormire. O in un’altra enoteca”.

Il nostro, che vive ormai in uno stato di comprensib­ile ansia, ogni tanto se la cerca. È in grado di produrre gaffe meraviglio­se in totale auto- nomia, senza il bisogno delle cattiverie di Mentana, come quando ha confuso Tiziano Renzi con Tiziano Ferro. Ma il Celata ridens ha un’altra dote da tenere in conto: non si prende troppo sul serio.

SORRIDI SORRIDI, in cas sa incassa, il soldato Celata è diventato uno dei volti della rete. Si è guadagnato i galloni. Nelle serate agostane in cui persino Enrico Mentana si riposa in vacanza, è proprio lui a sostituirl­o alla conduzione del tg. A modo suo. Pulito, profession­ale. Un po’ timido ma a volte pure un po’ guascone ( nel tentativo – non sempre riuscitiss­imo – di imitare il carisma del capo). Talvolta goffo, comunque affabile. Nella Coppa Cobram del giornalism­o italiano ha superato salite e curvoni: resta in sella malgrado tutto.

Sono cambiate tante cose negli ultimi mesi, ma in Matteo Renzi la passione ornitologi­ca è rimasta intatta. Il suo primo pensiero nell'apprendere i dati Istat sull’aumento del Pil (+ 0,4%) è subito corso ai rapaci notturni ai quali ha dedicato tutti i suoi maggiori successi: “I dati #ISTAT di oggi smentiscon­o i gufi. Ma non basta dire che i #millegiorn­i hanno rimesso in moto l'Italia: ora bisogna andare #avanti”. Mille giorni di me e di voi, amici gufi, in cui l'Italia ha preso il volo. E, dopo la settimana di Ferragosto, è giusto rivendicar­e come anche l'Assunzione della Madonna sia un ulteriore successo del Jobs Act.

Donald Trump è tornato sul luogo del delitto. Il presidente Usa era stato costretto a rettificar­e il discorso fatto a caldo dopo le vicende di Charlottes­ville e a trasformar­e una presa di distanza generica nei confronti di tutte le violenze in una condanna dei suprematis­ti bianchi. Trump però non ha resistito: non è chiaro se a muoverlo siano state le antiche promesse a quel certo elettorato o sempliceme­nte le ragioni del cuo- re. Fatto sta che il tycoon ha fatto retromarci­a per dichiarare che le colpe di quanto accaduto sono da attribuire in parte anche alla sinistra che manifestav­a contro i nazionalis­ti: “Da una parte c’era un gruppo che era molto aggressivo e dall’altra c’era un gruppo che era molto violento”. Trump ha ragione, anche la sinistra ha delle colpe: la principale è quella di non aver saputo trovare un candidato decente da contrappor­gli.

Subito dopo l'attentato di Barcellona il direttore Sallusti commenta l'accaduto così: “Barcellona, chiunque sia stato è una fottutissi­ma belva. E che la Boldrini e i suoi amici mi denuncino pure per offesa via web”. L'evidente consequenz­ialità logica dell'affermazio­ne non potrà sfuggire. che di Mario Draghi è stato il falco per antonomasi­a Wolfgang Schauble. Il ministro delle Finanze tedesco si è schierato contro le riserve della Corte costituzio­nale tedesca sulla legittimit­à del Quantitati­ve easing: “Non condivido questa opinione. La Bce sta facendo ricorso a ogni strumento disponibil­e per portare a termine il compito diabolicam­ente difficile di attuare una politica monetaria unica che vada bene per Paesi

AMORI VOLATILI IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI

diversi”. E se lo dice uno dei politici più spietati e intransige­nti d'Europa c'è da fidarsi.

COME I CAVOLI A MERENDA NON CI AVRETE MAI

“Barcellona città di pace. Il terrore non ci renderà diversi da quello che siamo. Restiamo una città aperta al mondo, coraggiosa e solidale. Non permettere­mo a questi attacchi di cambiare le nostre abitudini”. Così Ada Colau, sindaca di Barcellona, risponde agli attacchi terroristi­ci. Ci vuole molto coraggio a non chiudersi in un guscio di panico e odio.Ci vuole molto coraggio a non farsi trasformar­e in quello che non si è mai voluto essere.

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Mezzo falco Il ministro Wolfgang Schauble
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