Il Bitcoin, la catena di Sant’Antonio che arricchisce chi se la inventa
Il valore della criptovaluta in circolazione è pari all’1% di tutto l’oro estratto, stimato in quasi 7.700 miliardi
Le catene di Sant’Antonio oppure, per gli americanofili, lo schema Ponzi. Ecco cosa ricordano i Bitcoin. Uno s’inventa una qualche entità informatica, ne fabbrica un certo quantitivo, racconta che è denaro e trova gente che gli crede. Lui diventa ricco sfondato e per un po’ la faccenda funziona.
Non sarebbe il primo fenomeno di Internet, apparentemente destinato a cambiare i paradigmi dell’universo e poi finito nel dimenticatoio. Si veda Second Life, una realtà virtuale partita nel 2003, in cui pareva obbligatorio essere presente per chi voleva contare, persona o società che fosse. La cosa lasciava subito perplessa ogni persona minimamente dotata di senso critico. Invece la rete, ma anche la stampa, pullu- lava di sedicenti esperti che si sgolavano a decantarne l’importanza; e di giornalisti inetti che gli tenevano bordone.
Il Bitcoin rientra nella categoria delle cosiddette criptovalute, che si spacciano per valute alternative a euro, dollaro, ecc. e dovrebbero servire per pagamenti online più o meno occulti.
In realtà l’anonimità di tali pagamenti è tutt’altro che assoluta: può venire meno, se qualcuno (magistratura, servizi segreti, conviventi sospettosi, ecc.) si intrufola nel computer usato.
La Bundesbank tedesca nega addirittura che il Bitcoin sia una valuta e lo fa per bocca di Carl-Ludwig Thiele, noto anche per la strenua difesa dei contanti e in generale dell’interesse dei suoi concittadini, anziché dei vertici delle banche. Un banchiere centrale come lui gli italiani possono solo sognarselo!
Il Bitcoin non interessa il normale risparmiatore, piuttosto il giocatore d’azzardo, perché permette di speculare (e magari rimetterci le penne). In ogni caso nessuno Stato gli riconosce valore per pagare debiti, tasse o altro.
Men che mai è consigliabile come riser- va di valore o bene rifugio, funzione egregiamente svolta semmai dalle banconote di Paesi seri e dall’oro. Al riguardo si sente persino dire che esso verrà sostituito dal Bitcoin. Un’idiozia, già solo per ragioni quantitative. Il valore dei Bitcoin in circolazione, pur con la recente impennata, è nell’ordine poi solo dell’1% di quello di tutto l’oro estratto, che è stimano in 7.700 miliardi di dollari.
Per altro anche un controvalore di 70 miliardi di dollari, che comunque già solo pochi mesi fa ammontava a meno della metà, è una cifra ragguardevole. Quindi il fenomeno potrebbe anche non sgonfiarsi tanto presto. Ciò non toglie che le criptovalute abbiano molto l’aria di bidon-valute.
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