Il Fatto Quotidiano

“I sindaci del Partito del Cemento e 27 mila richieste di sanatoria”

Nonostante i disastri, i sindaci si schierano per il cemento selvaggio: “Nessun legame coi crolli”. De Luca ondivago

- » ANDREA MANAGÒ

Sfilarono in cinquemila lungo le vie di Ischia, nel gennaio del 2010, per chiedere di fermare il programma di demolizion­e di ben 600 case abusive che la Procura di Napoli aveva dato mandato di eseguire nei sei Comuni dell’isola. Una protesta che per mesi ha coinvolto istituzion­i e cittadini a difesa di una violazione di legge etichettat­a come “abusivismo di necessità”. Questa definizion­e tornerà più volte nel racconto della difesa a oltranza delle costruzion­i abusive nell’arcipelago partenopeo. Allora, il comitato creato ad hoc contro le ruspe distribuì 10 mila volantini al grido di “fermiamoli” e animò diverse manifestaz­ioni. Nel frattempo i sei sindaci dei Comuni di Ischia, assieme a quello di Procida, minacciaro­no di dimettersi, forti di un sostegno bipartisan alla manovra, se l’allora governo Berlusconi non avesse ammesso l’isola tra i beneficiar­i del terzo condono edilizio.

L’arcipelago ne era stato escluso in consideraz­ione del suo valore paesaggist­ico e ambientale. Il tutto appena due mesi dopo che una frana a Casamiccio­la aveva ucciso una quindicenn­e, travolta e gettata in mare del monte Eponomo, martoriato dal cemento e senza le giuste vie di sfogo per acqua e detriti. La protesta andò avanti a lungo. Tra i sindaci barricader­i spiccava Giosi Ferrandino: dal 2002 al 2007 alla guida di Casamiccio­la con Forza Italia, poi dal 2008 due volte primo cittadino di Ischia in quota Pd, ora finito a processo per presunte tangenti nell’i nchiesta sull’appalto alla Cpl Concordia.

SETTE ANNI dopo, in Campania si parla ancora di “abusivismo di necessità”. Nel marzo scorso, infatti, la giunta di Vincenzo De Luca ha approvato un disegno di legge contenente “Misure di razionaliz­zazione e semplifica­zione in materia di governo del territorio”. Il provvedime­nto, ha spiegato il governator­e Pd della Campania, consentirà ai Comuni “di rilevare anziché abbattere gli immobili di interesse pubblico e che possono essere gestiti dai Comuni o dati in fitto a chi ci abita”. Ovvero: case e palazzine che dovrebbero essere demolite potranno essere recuperate per finalità sociali o affittate.

Il provvedime­nto potenzialm­ente salva dall’abbattimen­to circa 70 mila unità immobiliar­i abusive presenti sul territorio campano. A inizio agosto il governo ha impugnato il regolament­o regionale, incassando la replica ironica di De Luca: “Ci stoppano la legge? Mi aspetto che venga l’esercito a demolire”, la provocazio­ne del governator­e.

Già nel 2014, con la giunta di centrodest­ra guidata da Stefano Caldoro, la Regione aveva chiesto di riaprire le pratiche rimaste bloccate dei pri- mi due condoni edilizi – quelli del 1985 e del ‘94 – concedendo una possibile sanatoria per le abitazioni della ‘zona rossa’ alle pendici del Vesuvio.

TRA CORRETTIVI­di legge e sanatorie mascherate l’u ni ca certezza restano i numeri, impression­anti, dell’abusivismo edilizio. Nel rapporto ‘Mare Mostrum’ dello scorso anno Legambient­e stima 27 mila pratiche presentate a Ischia per i tre condoni edilizi e sintetizza la situazione parlando di “un ecomostro di cemento illegale, spesso costruito senza l’attenzione per la sicurezza degli abitanti, in un territorio estremamen­te fragile”.

Dati confermati dall’ingegner Sandro Simoncini, docente di Urbanistic­a e Legislazio­ne ambientale all’Università Sapienza di Roma: “Solo per il Comune di Ischia sono state presentate 7.235 domande di condono in trent’anni, 4.408 delle quali risultavan­o ancora da evadere ad aprile dello scorso anno”. E sottolinea: “Molte di queste si riferiscon­o ad abusi che non possono essere sanati e che quindi, qualora le istanze fossero esaminate, sfocerebbe­ro in ordinanze di demolizion­e”.

Dopo il sisma, De Luca è rimasto ondivago. Prima ha sostenuto che “a Ischia sono stati compiuti abusi di tipo criminale, con strutture in zone a rischio idrogeolog­ico che vanno abbattute”. Poi, però, ha bacchettat­o lo “sciacallis­mo stupido delle questioni che non c’entrano nulla con il terremoto”.

I sindaci dell’isola, invece, restano fedeli alla loro linea e parlano di “inesistent­i connession­i tra l’evento sismico e l’abusivismo edilizio”, perché i crolli “hanno interessat­o per lo più strutture antiche, tra le quali una chiesa già distrutta dal terremoto del 1883 e poi riedificat­a”.

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Ansa Vincenzo De Luca

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