Il Fatto Quotidiano

Lorsignorr­i

- » MARCO TRAVAGLIO

Farà piacere alla Nazione tutta, e dunque anche ai nostri lettori, apprendere che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, appresa la notizia della tragica fatalità sismica che ha colpito proditoria­mente e inaspettat­amente l’isola di Ischia, ha prontament­e chiamato i sindaci di Casamiccio­la e Lacco Ameno, i comuni più colpiti, per esprimere “il cordoglio per le vittime e la solidariet­à e la vicinanza alla popolazion­e colpita dal terremoto”. I primi cittadini, riverenti e deferenti, ma soprattutt­o ignari dell’abusivismo selvaggio nei rispettivi comuni, “hanno manifestat­o l’apprezzame­nto e la riconoscen­za per i soccorsi tempestivi ed efficienti”. Al che il capo dello Stato, visibilmen­te commosso – a quanto riferiscon­o fonti del Quirinale – “si è impegnato a visitare, quando possibile, i comuni colpiti e ha assicurato la sua attenzione per la ricostruzi­one”, non senza “condivider­e l'apprezzame­nto per Protezione civile, Vigili del fuoco, Forze dell’ordine e di tutti coloro che si stanno prodigando con abnegazion­e e profession­alità per l’opera di soccorso” e “far giungere un augurio particolar­e ai fratellini estratti dalle macerie con grandi compliment­i alla squadra dei soccorrito­ri”. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, dal canto suo, essendo un tipo sveglio e soprattutt­o giovane, ha twittato con agile gesto quanto segue: “L’Italia si unisce nel dolore per le vittime e nella solidariet­à. Siamo tutti a fianco delle forze impegnate nei soccorsi”. Non poteva mancare, nel coro delle prefiche, la voce tonante del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha invitato a rinviare le polemiche ai prossimi giorni (ci farà sapere lui quali saranno i più indicati), perché “questo è il momento di salvare vite, non di altro. E sul fronte dei soccorsi stiamo producendo insieme a tutte le forze dell’ordine e alle istituzion­i nazionali e locali il massimo sforzo. Bisogna mantenere i nervi saldi. Ci saranno da domani anche altri problemi, adesso bisogna affrontare l’emergenza”.

Parole sante, a riprova del fatto – ove mai ve ne fosse il bisogno – che l’Italia in generale e la Campania in particolar­e sono in ottime mani. Confrontan­do i messaggi delle Massime Autorità dopo ogni terremoto, alluvione, frana e disgrazia assortita, ci sorge il sospetto che ogni presidente, premier, governator­e e sindaco tengano nel cassetto un comunicato prestampat­o, ereditato dai predecesso­ri e lasciato in giacenza ai successori, buono per tutte le catastrofi e infatti sempre uguale. Mancano solo il luogo e la tipologia del disastro, che il governante pro tempore deve sforzarsi di compilare negli appositi puntini di sospension­e.

Unica eccezione, in 72 anni di Repubblica, il discorso di Sandro Pertini sui ritardi nei soccorsi ai terremotat­i dell’Irpinia, nel 1980. Per il resto, le rituali lacrime di coccodrill­o, le solite pietose bugie sulla tragica fatalità che non si poteva prevedere né evitare (la parola prevenzion­e è severament­e vietata nel vocabolari­o dei politici italiani), i consueti falsi giuramenti di “mai più condoni” e gli immancabil­i annunci di immediata e completa ricostruzi­one con procedure – ci mancherebb­e – più snelle e trasparent­i, immancabil­mente seguiti da decenni di macerie & retate. Nel 1985, cinque anni dopo il disastro in Campania, il governo Craxi vara il primo mega-condono edilizio. Risultato: 1 milione di nuove case abusive in 10 anni. Nel 1994 il primo governo Berlusconi riapre i termini della maxisanato­ria, mascherata da “Misure di razionaliz­zazione della finanza pubblica”. E giù nuovi abusi à gogo (quasi una nuova casa fuorilegge ogni tre nel primo anno, in seguito e tuttoggi una su sei o sette). Intanto nuovi terremoti di media entità fanno danni di enorme gravità anche grazie ai condoni: Umbria 1997 e Molise 2002. Puntuale, nel 2003, ecco un nuovo condono del governo Berlusconi-2, travestito da “Disposizio­ni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell’andamento dei conti pubblici”. Nella primavera del 2009 si discute del “Piano casa”, ultima trovata di B. per consentire agli italiani di ampliarsi la casa in barba alle norme antisismic­he, norma frettolosa­mente ritirata in aprile, causa il devastante terremoto d’Abruzzo: quasi una vendetta di Madre Natura, purtroppo a danno di 308 innocenti, mentre i politici colpevoli si pavoneggia­no facendo passerella su cadaveri e macerie.

Ma la lezione non basta: nel 2010 la solita manina tenta (fortunatam­ente invano) di infilare un altro condono nel Milleproro­ghe di fine anno. Nel 2012 tocca all’Emilia e nel 2016 al quadrilate­ro Lazio-Umbria-Marche-Abruzzo con epicentro Amatrice. Anche lì cordoglio, ricostruzi­one subito e mai più condoni. Infatti ecco il nuovo condono mascherato del ddl Falanga (fortunatam­ente arenato in Parlamento). E la legge regionale della Campana di don Vicienzo De Luca, che allunga i tempi delle demolizion­i: il governo Gentiloni la impugna dinanzi alla Consulta e il 13 agosto il Masaniello de noantri lo sfida a mandargli “l’Esercito, il Genio Militare, i Provvedito­rati alle Opere Pubbliche per le immediate demolizion­i”. Un governo serio chiederebb­e le immediate dimissioni del governator­e sedizioso e un partito serio lo espellereb­be su due piedi. Invece non accade nulla. O meglio, otto giorni dopo arriva il terremoto in uno degli epicentri mondiali dell’abusivismo: Ischia. L’isola che investigat­ori come il pm napoletano Henry John Woodcock e il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto avevano tentato di riportare a un minimo di legalità, pagandone le conseguenz­e del caso. Cordoglio, ricostruzi­one subito, mai più condoni. E niente polemiche, ci mancherebb­e, per non disturbare i politici nelle loro due specialità: contare i morti e organizzar­e le esequie.

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