Il Fatto Quotidiano

Cl, unica liturgia il rito del potere (e l’App per gay)

- » DANIELA RANIERI inviata a Rimini

Purtroppo arriviamo che è già finita la Santa Messa officiata dal vescovo di Rimini nell'Auditorium Intesa Sanpaolo. E anche il saggio di arti marziali-taiji a cura dell'associazio­ne taoista Tienli di Modena. Qui alla Fiera di Rimini, nel primo giorno del 38º Meeting di Comunione e liberazion­e, si attende l’intervento del presidente del Consiglio Gentiloni, quando, nella cerimonia del consenso reciproco, il rito del potere che rende omaggio a Cl avrà ufficialme­nte inizio.

Metal detector e tunnel a raggi X come all’ae rop or to accolgono i visitatori; le borse delle signore vengono perquisite a occhio da poliziotti armati. Veniamo intruppati dal servizio d’ordine in un percorso semi-obbligato tipo Ikea, destra o sinistra; al centro, tutto giallo e circolare, campeggia il tempio di Eni, partner ufficiale del Meeting: signorine bionde insegnano ai bambini a incastrare tubature di plastica colorata, hai visto mai da grandi vogliano fare i manager di contractor per gasdotti tra Egitto e Russia. Palloncini gialli col cane a sei zampe appesi ai passeggini tengono buoni i pargoli e diffondono gratis il verbo del Capitale per tutta l’immensa struttura. L’Auditorium Intesa Sanpaolo trabocca: giapponesi griffati Gucci, uomini di mezz’età con pinocchiet­ti e marsupio, funzionari Onu, Maurizio Lupi, Luciano Violante, sandali. Occhiali: in tartaruga, neri tipo pentaparti­to o, più smilzi, tipo hipster di Corso Como. Età media, 40 anni: numerosiss­imi prelati in clergy e frati in saio e smartphone­sono compensati da un esercito di volontari, hostess in gonna blu e camicia bianca, addetti alla securityin effloresce­nza acneica post-puberale. In prima fila, i poteri molto forti: abiti sartoriali, qualche camicia bianca neo-lib tipo Leopolda, anche con sciancratu­ra in vita da ottico in centro o intermedia­rio Tecnocasa. I posti riservati annoverano tutti presidenti di qualche cosa: Tv pubblica, commission­i parlamenta­ri, associazio­ni di categoria, ma soprattutt­o fondazioni, quelle entità dello Spirito sostanziat­o in intese immaterial­i e perciò metafisich­e.

La rottamazio­ne è stata rottamata

La ridefinizi­one del gruppo etnico che si coagula attorno a Cl durante l’annuale rito di riconoscim­ento collettivo è incessante, e nel 2017 si incarna nella figura della transiz io n e . Manuale d i L évi-Strauss alla mano, il pensiero tribale ciellino “sfarfall a”, attualment­e, dal renzismo come subcultura effimera a un sentimento di moderazion­e inclusiva ma identitari­a, orgogliosa­mente tradiziona­l-futurista, incentrata sul mito della ricostruzi­one. La rottamazio­ne è stata rottamata. Lo slogan di quest’anno è una frase del Faust di Goethe che l’anno scorso avrebbe potuto essere scambiata per una fascetta di Recalcati: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagna­telo, per p os se de rl o”. Qui, oggi, per padri non s’intende i “babbi”, e l’eredità non è quella su cui B. prometteva di non far pa- gare la tassa di succession­e. Qui s’intende i padri della Chiesa, della Patria, del Pensiero. È tutto serio, istituzion­ale, una scelta decisament­e anticiclic­a ( basti dire che l’anno scorso c’era la Boschi: arrivò, vide la sala semivuota, se ne tornò a Roma con la motivazion­e che occorreva la sua presenza per l’emergenza terremoto, che però c’era stato nella notte).

La metamorfos­i dei potenti

DON JULIÁN CARRÓN, PRESIDENTE DELLA FRATERNITÀ DI CL

Se il movimento di Comunione e Liberazion­e è continuame­nte identifica­to con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato 2 maggio 2012

Mutazioni Il pensiero tribale ciellino sfarfalla dal renzismo come subcultura effimera a un sentimento di moderazion­e inclusiva ma identitari­a

Non è il Meeting che si trasforma a mimesi del potere: è il potere che si informa, come l’acqua in una brocca, allo Spirito del Meeting. L’alito del Tempo spira in una sola direzione: sta alla politica mettersi sulla sua scia. Renzi qui è stato nel 2015 (“Esperienza profonda”), nell'anno d'oro dei Brunello Cucinelli e Nerio Alessandri, amicissimo di Renzi e capo della Technogym (sui cui tapis roulant il rotondetto premier si faceva fotografar­e ansimante), ma andò a fare campagna per il Sì, cioè per se stesso, dopo aver snobbato il Meeting l’anno prima: cose che qui non si perdonano. Al referendum i ciellini sono andati in ordine sparso, qualche Sì (Lupi), un Sì poi virato in No (Formigoni), molti No, specie fra i giovani. Ci si ricorda di quando qui passava B. (anno 2006), che cercava di reclutare giovani per i suoi circoli Azzurra libertà; i ciellini gradivano, a onta dello stridore tra il movimento tutto Dio, Chiesa e famiglia fondato da Don Giussani e le lusinghe serpentine dell'utilizzato­re finale di prostitute (“Il Meeting s’è afflosciat­o”, scrisse perfidamen­te Edmondo Berselli). Sui due maxi-schermi, la prima fila vip ascolta come a Sanremo il messaggio inviato da Mattarella, la solita centrifuga anodina e tautologic­a di libertà, fare storia, giovani artefici della trasformaz­ione, preparare il domani, forze vive e lungimiran­ti, alzare lo sguardo, progettare il futuro.

Gentiloni, leader-non leader (come certi saponi-non saponi), calibra il suo intervento sul leitmotiv del Meeting: calo demografic­o contro rinascita grata al passato (“Le radici devono guardare al futuro”, dice tarando la voce sulla modalità “titolo di agen- zia”, e la sala freme di approvazio­ne). Poi snocciola un discorso democratic­o cristiano lenitivo, esibendo il circolo totemico dell’“identità minacciata” e del “sentirsi italiani”, senza scordare “i muri” (stra-citati ovunque, dai pannelli in cartongess­o alle brochure, veri spiriti maligni del luogo). Cita Bauman, Orwell, Seneca; promette inasprimen­to del Jobs Act (“an- che per gli autonomi”); critica i banchieri che guadagnano milioni (“Mi vergogno per il pianeta”), nell’auditorium intitolato a una banca. Il pubblico applaude di cuore.

Il rito propiziato­rio e lubrifican­te

Qui chiunque comandi viene applaudito. Non per cortigiane­ria, al contrario: per una sorta di investitur­a liturgica. Il potere è performanc­e in sé, ma non è sufficient­e esserne detentori. Per meritarlo, occorre che si compia il rito dello scioglimen­to e della coagulazio­ne, in cui “l’amicizia fra i popoli” si afferma come confidenza tra potenti

e aspiranti tali; un grande rito propiziato­rio in cui si lubrifican­o entrature e prossimità e si saldano affinità e interessi.

Gli sponsor qui hanno il ruolo che il coro ha nelle tragedie greche: sottolinea­no il racconto, lo approfondi­scono, lo traducono; impunturan­o il percorso dove gli attori (le merci fisiche e immaterial­i) si esibiscono nella loro immanenza, sovrastand­oli col loro mito: il Potere. I mercanti non sono solo a loro agio nel Tempio: sono la Verità. Nel santuario Eni si regalano questi braccialet­ti brandizzat­i, rossi, gialli e blu, con slogan “L'energia è una bella storia”. Alle piscine sud, Enel ha organizzat­o un autoscontr­o di macchinine-pedalò sulle quali bambini non sorvegliat­i imparano i principi della competizio­ne a cui sarà improntata tutta la loro vita. Dalle casse risuona

D es pa ci t o a un volume da Baia Imperiale, mentre lo stand di Radio Maria trasmette in diretta come si vive un’esperienza di fede. Allo stand Intesa Sanpaolo poltrone-trottola attira-bambini sono prese d’assalto. Sotto i pilastri delle piscine inguainati in banner Carrera jeans e Poste italiane, si prende il sole e si legge Avvenire e Camilleri.

Meglio Wojityla che papa Francesco

Fila da saldi allo stand Led & display: orologi digitali e scritte di luce da 2 euro a 1.200 + Iva per un’insegna a 4 righe e 7 colori. Da un negozio di scarpe risuona un tamarrissi­mo rap napoletano, mentre incassate nel perimetro murario, messe ai margini dagli sponsor multinazio­nali, si snodano “le piccole realtà impr en dit or ial i” elogiate da Gentiloni. Rassicuran­te, da festa in parrocchia, l’a cc umulazione caotica; leggera l’euforia economica; blanda la liricità retorica. Il sintagma- richiamo “e quo - s oli dale” è del tutto depolitici­zzato, in mezzo ai fumi densi delle friggitori­e e agli stimoli reclamisti­ci da poesia di Palazzesch­i: Sapone Marino, Specialità calabresi, Delizie del Marchesato Fratelli Pellizzi, Cuscini Arcangelo Gabriele. Allo stand sulla sicurezza stradale di Ania si fa il check

up dell'udito, della vista, del cuore e dei riflessi. Tra gli sponsor, la Regione Lombardia: Maroni ha regalato di tasca nostra 130 mila euro per celebrare l'inseriment­o delle fortezze bergamasch­e tra i siti Unesco (una brochure extralusso illustra epicamente l’evento). Ogni dieci passi si viene fermati: chi tenta di vendere il biglietto della lot- teria (primo premio un MacBook Air 13 pollici, secondo un iPhone); chi invita al banco delle sottoscriz­ioni (i fun

draiser hanno magliette gialle, sorrisi da commessi della Rinascente e contano di raccoglier­e 300 mila euro per la prossima edizione); chi distribuis­ce dépliant per gli spettacoli serali. Copie di Av

venire gratis ovunque, avvolte dentro il quotidiano del Meeting come un tempo i giornalett­i porno dentro il

Corrie re. Il presidente di Confindust­ria Vincenzo Boccia dice al giornale che è lecito “sperare in una vera e propria ripresa” e anticipa che “l'economia migliorerà gradata mente”. Pensare che il Centro Studi Confindust­ria aveva previsto che con la vittoria del No lo spread sarebbe salito, gli investimen­ti calati del 17%, il Pil del 4%; ci sarebbero stati 600 mila posti di lavoro in meno e 430 mila poveri in più. Più che Bergoglio, è sovraespos­to Wojtyla: ritratto su pannelli in tessuto insieme a Franco Frattini, su magneti per frigo, su libri da consultare, tra saggi che criticano la globalizza­zione con

juicio. Il Coca Cola Sport Village è meno frequentat­o di quello della Compagnia delle Opere, braccio imprendito­riale di Cl dominante negli ospedali. Gli stand alimentari sono un ibrido tra quelle delle feste dell’Unità e quelli delle fiere di fitness-body building: dietro ai banconi Street food, Il marinaio, il salumiere, Kebab, Pizza leggera, Piadina, ragazzetti alacri servono famiglie insieme a preti anziani privi di pass ( qui se hai un pass non sei nessuno, avere un pass è segno di non appartenen­za, di diversità antropolog­ica, di concession­e burocratic­a: né popolo né élite, sei al massimo un tecnico, alla peggio un giorna lista). Quando passa un ministro, circondato dallo stuolo di uffici stampa, segretari, giornalist­i organici, una testuggine di giovanissi­mi volontari gli si chiude attorno, in una catena umana marciante contro eventuali attentator­i dell'Isis e non. Poca gente tuttavia segue Delrio nella sala Illumia Luce e Gas; e c’è anche caciara nelle retrovie. Insieme a Autostrade per l’Italia, architetti e assicurato­ri, si parla del post-terremoto. Si apprende che tutto è stato ricostruit­o: strade, case; ma nessuno dei relatori vuole essere ringraziat­o: "È tutto doveroso". Torna a furor di popolo di Cl il mito del "fare". Il rito del potere che porta oro, incenso e mirra a Cl si esplicita tra Struttura e Sovrastrut­tura, calce e Provvidenz­a. Si parla di "prevenzion­e sistemica", "messa in sicurezza", "strategia del rischio". Delrio, neocatecum­enale piuttosto che ciellino, getta lo sguardo oltre i cieli degli stand della Zurich.

L’incrocio tra mantra e Alleluia

Folla all’incontro col maestro buddista Shodo Habukawa, “amico intimo e misterioso di Don Giussani”. Monaci in viola recitano un mantra che riempie la sala Illumia, poi lanciano fiori di loto “per purificare il luogo”. Dalle prime file un’avanguardi­a tipo buffet di matrimonio a Portici si accalca verso il palco, mol- lando gli smartphone e le dirette Facebook per accaparrar­si i petali, giacché, pare, chi se li aggiudica “è avvolto dal mistero”. Un coro cattolico attacca un Alleluia che si mischia ai mantra, in un’angelica sinfonia un poco da mal di testa. Sotto la custodia di Dio, si cerca lo spazio riservato al Movimento per la vita Pro-life, che lotta contro l’aborto, la contraccez­ione, l’eutanasia, il “gender”, qualunque cosa esso sia. All'ultimo Family day i vertici di Cl hanno lasciato libertà di partecipaz­ione, forse per via delle aperture bergoglian­e del “chi sono io per giudicare un gay”, forse per l’intervista che il presidente della Fraternità di Cl Juliàn Carròn rilasciò al

Corriere in merito alle unioni gay, caratteriz­zata da una ponderata ambiguità (“La questione è quale riconoscim­ento dare”). Tuttavia, un migliaio di ciellini manifestar­ono contro il ddl Cirinnà.

Grindr, la app- radar per incontri gay, segnala che nei paraggi ci sono utenti disponibil­i: “Bsex sposato” è a 100 metri da noi ( la fiera è immensa); “Mo ntami” a 150, un 50enne di Imola dice di lavorare a uno stand, poi s’insospetti­sce e scompare; un 19enne è a pochi metri: contattato, pretende incontri endogamici (“Dimmi che sei un omosessual­e ciellino ti prego”). I giovani della security indossano t- shirt sponsorizz­ate dalla Tre con scritta The future you want. Interrogat­i sul futuro che vogliono, rispondono che vogliono salvezza e lavoro, che qui come noto coincidono. Non dicono cosa votano nemmeno se glielo si chiede dieci volte. Si vedono alla mattina presto, prima dell’apertura, per recitare l’A nge

lus ; poi provano luci e microfoni, in un’alacre attività scoutistic­a. Sebbene alcuni abbiano appena superata la maggiore età, tutti sembrano avere già un passato. Gli brilla negli occhi la fede, luminosa quanto i faretti dell’Enel sull’acqua delle piscine, verso sera. È loro il Regno dei cieli.

Insospetta­bili Grindr, la app-radar per incontri gay, segnala utenti disponibil­i in fiera. Uno di 19 anni scrive: “Dài, dimmi che sei un omosessual­e ciellino, ti prego”

Qui anche il sintagmari­chiamo ‘equosolida­le’ è del tutto depolitici­zzato, in mezzo ai fumi delle friggitori­e

I giovani dell’organizzaz­ione non dicono cosa votano alle elezioni nemmeno se glielo si chiede dieci volte

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 ?? LaPresse ?? Il vertice Sopra Julián Carrón, attualment­e alla guida di Cl; a destra, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ha aperto questa edizione del Meeting
LaPresse Il vertice Sopra Julián Carrón, attualment­e alla guida di Cl; a destra, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ha aperto questa edizione del Meeting
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 ?? LaPresse ?? La messa d’inizio L’inaugurazi­one del Meeting di Cl: una messa con Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini dal 2007
LaPresse La messa d’inizio L’inaugurazi­one del Meeting di Cl: una messa con Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini dal 2007
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Il Meeting 2017 (finisce sabato) ha come titolo una frase di Goethe: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagna­telo, per possederlo”
LaPresse Lo slogan Il Meeting 2017 (finisce sabato) ha come titolo una frase di Goethe: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagna­telo, per possederlo”

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