“Dopo Errani, basta commissari politici mandati su da Roma”
Per la ricostruzione l’ex assessore Silenzi ricorda l’organizzazione del 1997: “Era efficiente. Ora le ordinanze arrivano da Roma. Serve più autonomia”
Aun anno dal sisma che ha colpito Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, molti centri storici sono ancora zona rossa, le macerie invadono le vie, le casette di legno arrivano con il contagocce, la ricostruzione di 21 scuole, annunciata a gennaio dal governo, per l’inizio dell’anno scolastico resta una promessa. Eppure “i soldi ci sono”, ribadisce il presidente delle Marche Luca Ceriscioli alla vigilia della nomina del successore del commissario straordinario Vasco Errani. Un errore per diversi sindaci, fra questi, quello di Force ( Ap), Augusto Curti: “Errani ha svolto al meglio l’incarico, ma un altro commissario con gli stessi poteri non ha più senso. La palla deve tornare alle regioni, semmai vedrei un coordinatore”. Come, d’altro canto, sostiene Giulio Silenzi, politico Pd, già assessore al Turismo e ai Lavori pubblici della Regione Marche con Vito D’Ambrosio, che seguì in prima persona la fase dell’emergenza e della ricostruzione per il sisma del 1997 nella provincia di Macerata, la più colpita: “Fu e resta un metodo vincente, non riesco a capacitarmi perché non sia stato tenuto presente”. E spiega: “Avevamo un rapporto molto stretto con i parlamentari del territorio che avevano il compito di fare la legge quadro. Quando la legge fu approvata (governo Prodi), al commissario, il governatore D’Ambrosio, venne demandata l’emanazione delle ordinanze che, ovviamente, erano il risultato dei bisogni e delle esigenze dei territori. Infatti ogni lunedì mi recavo nelle zone del sisma per ascoltare dai sin- daci e dai cittadini i loro bisogni e le nuove esigenze che nel frattempo sorgevano. Il segretario generale della Regione convocava il tavolo tecnico- scientifico di Marche e Umbria, fatto di esperti e professionisti, per esaminare i dati raccolti. Le ordinanze, pertanto, erano il frutto di una concertazione fra tutti i soggetti in campo e, tempo una settimana, diventavano operative”.
IL SUO racc onto prosegue: “Ora, invece le ordinanze arrivano da Roma, cioè dal commissario straordinario delle quattro regioni colpite, che in comune ha n n o i l dramma del terremoto ma problematiche diverse, che necessitano, dunque, di ordinanze mirate. Occorreva nominare commissari straordinari i quattro presidenti di regione con un coordinamento a livello governativo, come accadde nel ‘97”. Silenzi sottolinea la vastità di questo sisma, “non paragonabile a quello del ‘97”, e la complessità dei problemi che ne derivano, ma ribadisce che “il metodo già sperimentato, a fronte di tempi tecnici non eliminabili, riduceva quelli inutili della burocrazia, azzerabili solo dal rapporto diretto con i territori”. E – sottolinea – sono “un errore madornale” i proclami illusori: “La complessità va comunicata e non sottovalutata come è stato fatto. Noi ci rendemmo conto da subito che la ricostruzione non sarebbe stata questione di qual- che anno e lo abbiamo detto chiaramente”. Invece questa volta è stato assicurato il tutto e subito e ciò ha generato un’attesa che ha aggravato una situazione già molto complessa. “Penso – continua Silenzi – che di fronte a tali problemi i tempi brevi non esistano e che sia un errore non comunicarlo”.
Errore che allora non fecero: “Sapevamo che la gran parte della popolazione non avrebbe abbandonato la propria terra. Siamo subito intervenuti con le tende, poco dopo con i container e, successivamente, con le casette di legno dove alcuni vivono ancora oggi. È stata la ricostruzione più veloce d’Italia, ma ci abbiamo impiegato dieci anni rendendo consapevoli le popolazioni, nel rispetto delle norme antisismiche e dei territori. Si può dire un esempio di efficienza, senza che si siano registrati fatti corruttivi”. Quindi, non è una questione di nome del nuovo commissario, bensì di metodo, centrato sul coordinamento fra le quattro regioni, ognuna per i suoi problemi. Silenzi ribadisce il suo rammarico di fronte allo “stato dell’arte” “nonostante – aggiunge – il governo Gentiloni abbia stanziato risorse non secondarie mostrando una certa sensibilità”. Peccato che molti di quei soldi siano stati erogati a pioggia, anche per finanziare progetti “clientelari”.
Il politico Pd “A fine anni Novanta non vennero fatti proclami illusori e non ci furono tangenti”
Il sindaco di Force “Ora un commissario con gli stessi poteri non ha senso. Serve un coordinatore”